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Enciclopedia del diritto

Il volume tematico Potere e Costituzione, in 44 voci concepite per approfondire le attuali dinamiche delle manifestazioni del potere, grazie alla sapienza di autorevoli accademici ed esperti del diritto costituzionale, arricchisce I Tematici dell’Enciclopedia del diritto di una riflessione corale, interdisciplinare e aperta al pluralismo delle opinioni, che pone al suo centro la questione della legittimazione del potere e dei suoi limiti.

L’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, a conclusione del secondo conflitto mondiale, si colloca in una stagione storica segnata dalla necessità di riporre al centro di tutti i sistemi di potere la persona e la dignità umana. Più in generale, le costituzioni democratiche contemporanee disegnano un potere che non è mero arbitrio, ma espressione di consenso, condivisione, cooperazione nell’interesse comune: il potere, essenziale per una convivenza ordinata, non viene negato, ma legittimato, disciplinato, diviso, separato, al fine di garantire i diritti di ciascuno e di tutti.

Ma le costituzioni vivono ormai in una realtà più complessa, a seguito delle rilevanti trasformazioni in atto: i più recenti anni, segnati in particolare dalla globalizzazione e dalla post-globalizzazione, registrano un movimento di privatizzazione del potere e contestualmente della sua internazionalizzazione. L’insorgere di nuovi centri di potere, politico e non, si è verificato e si verifica continuamente nei fatti al di là di quanto previsto dal testo costituzionale, sicché la classica tripartizione dei poteri non basta più ad identificare i luoghi e i soggetti del potere. Motore propulsore, o meglio, acceleratore di questa metamorfosi del potere è indubbiamente la trasformazione digitale: in questo ambiente, il potere diventa sempre più invisibile, diffuso, circolante, capace di insinuarsi in maniera pervasiva e impercettibile nelle relazioni sociali.

Pur in un contesto così mutato, da ciascuna voce del volume emerge la capacità della nostra Carta costituzionale, a settantacinque anni dalla sua entrata in vigore, di saper fronteggiare situazioni imprevedibili all’epoca della sua redazione, ponendosi quale documento fondamentale nella storia dell’evoluzione del costituzionalismo a livello globale.

In particolare segnaliamo la nuova voce “Potere digitale” dell’Enciclopedia del diritto, parte del volume “Potere e Costituzione” recentemente pubblicato per Giuffrè, il cui autore è il Prof. Avv. Oreste Pollicino socio fondatore dell’Italian Academy of Internet Code.

Riportiamo di seguito le domande alle quali l’autore ha provato a dare risposta con il suo lavoro: Quali sono le sembianze e gli elementi costitutivi del potere digitale privato? Perché l’emersione ed il consolidamento di questo potere è cosi rilevante per il diritto costituzionale e non è (più) soltanto una questione da affrontare con gli strumenti del diritto antitrust? Quando e per quali ragioni è avvenuta la metamorfosi delle più grandi società digitali di livello globale da attori economici a veri e propri poteri privati spesso in competizione con quelli pubblici? Quale l’arsenale di cui il costituzionalismo, in prospettiva transatlantica, può servirsi per contrastare l’amplificazione esponenziale di tali poteri, prendendo in considerazione la costellazione rilevante dei diritti in gioco, dalla libertà di espressione alla protezione dei dati personali, passando per la tutela della libertà di iniziativa economica? Quale il collegamento tra l’arsenale prima evocato e l’humus valoriale a fondamento delle tradizioni costituzionali comuni europee da una parte e del costituzionalismo americano dall’altra? Come la dimensione reattiva del diritto costituzionale rispetto a questa nuova sfida di contenimento di un potere privato assai unico in forza di parametri di ordine qualitativo e quantitativo incide sulle geometrie che caratterizzano il rapporto tra autorità e libertà e sulla separazione dei poteri, in particolare con riferimento al rapporto tra i poteri giurisdizionale e legislativo? Come configurare i nuovi spazi digitali di cui sono proprietari soggetti privati ma che sempre di più assomigliano a public forum in cui si alimenta, anche in modo distorsivo e polarizzato, il discorso pubblico? Quale valore, descrittivo o prescrittivo, attribuire ai tentativi della giurisprudenza di equiparare tali spazi virtuali alle classiche agorà del mondo degli atomi? Infine, più in generale, come la migrazione di idee e di metafore costituzionali da una parte all’altra dell’Oceano può incidere sulle opzioni di politica del diritto che vengono ritenute dai poteri pubblici più adeguate per fronteggiare, in determinati campi, i poteri digitali privati? E a cosa sono dovute le crisi di rigetto di formanti (e metafore) che mal si attagliano ai contesti valoriali in cui sono a volte forzatamente incanalati? 

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