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Maria Elena Boschi, lezione all’Università europea: «Con più donne nei cda le aziende migliorano»

(via www.messaggero.it) di Mario Ajello Le tre vocazioni di Meb. Quella della politica, dell’avvocatura, dell’insegnamento universitario. Maria Elena Boschi ha scelto la prima ma anche le altre due – è esperta di diritto societario – la riguardano. Ha appena tenuto una lezione all’Università europea di Roma.

L’introduzione è del prorettore Alberto M.Gambino, uno dei massimi esperti europei delle questioni giuridiche del copyright e della docente Valeria Falce, “Jean Monnet Professor” e ordinario di Diritto dell’economia. L’ex ministra e ex sottosegretaria Boschi, nei governi Renzi e Gentiloni, si è occupata anche di Pari opportunità. E la sua lezione nell’ateneo romano sulle donne nei cda e nelle governance delle aziende pubbliche e private è risultata di grande attualità e molto interessante in un’ottica di modernizzazione dell’Italia nel segno del protagonismo femminile. «La presenza delle donne nei Cda – spiega la Boschi a un centinaio di studenti – incide sulla competitività delle aziende, sulla loro efficienza, sulla loro reputazione».

Così dicono gli studi scientifici. E le statistiche certificano un dato piuttosto positivo per quanto riguarda l’Italia: «L’Italia è al quarto posto in Europa, come presenza delle donne nei Cda. Naturalmente si può fare di più, ma questa è una base di partenza soddisfacente». La legge Golfo-Mosca del 2011 va prorogata perché si è rivelata di grande aiuto nell’inserimento delle donne ai vertici del mondo produttivo.

Un inserimento tutt’altro che facile, se si pensa che la media europea della presenza femminile nel Cda è appena del 15-17 per cento. Meb cita un’ottima battuta di Arianna Huffington: «Se la Lehman Brothers si fosse chiamata Lehman Sisters, forse non sarebbe fallita». Se non altro perché le donne hanno una particolare sensibilità al rischio, ossia una minore propensione all’avventurismo, e questa in ambito finanziario e bancario è una caratteristica preziosa. «Le donne – osserva l’ex ministra – sono più meticolose degli uomini nel lavoro, partecipano di più ai Cda, sono più brave nel far crescere i collaboratori. Ma soprattutto, visto che gli impegni familiari si intrecciano a quelli professionali, sono più attente alla gestione del tempo, a razionalizzare l’organizzazione del lavoro». Naturalmente non tutto è positivo, anzi, riguardo alla partecipazione femminile ai vertici delle aziende quotate e non quotate.

Spesso sono sempre le stesse donne ad essere chiamare nei Cda. Non si allarga il giro. E infatti la Fondazione Belisario – e Lella Golfo che di questa fondazione è l’anima e di queste materie una grande anticipatrice e sostenitrice – ha creato una banca dati dove si possono attingere i curricula delle donne per sceglierle come capitane d’industria. Ancora Meb: «Gli studi dicono che le donne sono particolarmente adatte a risolvere le situazioni di difficoltà aziendali. Ma soffrono ancora, purtroppo, di alcune discriminazioni. Quando le cose non vanno bene, gli errori delle donne nei management vengono perdonati meno rispetto a quelli degli uomini. E quando invece salvano le aziende, vengono in molti casi sostituite da un uomo».

Ovvero, la professionalità femminile come ricorso nei casi di emergenza. E questa è una stortura. Un’altra riguarda il trattamento salariale. Le donne top, per non dire di tutte le altre, guadagnano mediamente il 30 per cento in meno dei pari grado maschi. C’è ancora molta strada da fare dunque nel rapporto donne-Cda, ma discorsi come quelli della Boschi e l’impegno scientifico e politico su questa materia si muovono nella giusta direzione. 

(Fonte Il Messaggero)

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