skip to Main Content

Progresso tecnologico e nuove questioni costituzionali: la (in)competenza delle Regioni sul fine vita

Progresso tecnologico e nuove questioni costituzionali: la (in)competenza delle Regioni sul fine vita

di

Francesca Piergentili

Università Europea di Roma

 

 

SOMMARIO:

1. Introduzione

2. L’iniziativa legislativa popolare a livello regionale sul fine vita

3. La sent. n. 242 del 2019 della Corte costituzionale

4. La vita e la disciplina dell’ordinamento civile

5. In conclusione: esigenze di uniformità a protezione della vita e della dignità della persona

 

1. Introduzione

Gli sviluppi della scienza medica e della tecnologia hanno consentito il raggiungimento d’importanti traguardi, prima impensabili, offrendo nuove possibilità di cura per molte patologie. Tale progresso oggi è arrivato a incidere anche sul confine tra la vita e la morte: le tecniche di rianimazione, ad esempio, permettono in alcuni casi di tenere in vita il paziente in condizioni estremamente compromesse, senza che egli possa riprendere le funzioni vitali. La “medicalizzazione” della società sembra avere conseguenze sullo stesso concetto di morte: in nome del progresso tecnologico la morte può divenire un avvenimento pianificato e controllato, perdendo il suo carattere di evento naturale, coessenziale alla vita stessa. In questo quadro alla medicina viene talora richiesto non solo di garantire la salute fisica e psichica della persona, ma anche di dare una morte rapida e indolore. Si affermano, pertanto, tentativi, a livello culturale, politico e normativo, di rendere “controllabile” il momento finale della vita umana, anticipando eventualmente anche la morte, con lo scopo di provare a limitare o eliminare la sofferenza, come nel caso della richiesta di suicidio assistito. Ad essere rivendicata è, in fondo, la totale autonomia sul proprio corpo e il diritto di disporre della propria vita e della morte.

 

 

Continua a leggere il contributo cliccando qui

Back To Top