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NGN: firmato accordo tra Ministero ed operatori

di Serena Rossi Lo scorso 10 novembre è stato firmato dal Ministero dello Sviluppo economico, nella persona del Ministro Paolo Romani, e dai sette operatori Telecom, Vodafone, Fastweb, H3G, Wind, BT Italia e Tiscali, un accordo per la realizzazione di una società veicolo, che si occupi della realizzazione, e successivamente della gestione, delle infrastrutture passive (cavi in fibra spenta, cavidotti canalizzazioni verticali etc.), necessarie per lo sviluppo delle reti di nuova generazione a banda larga, coinvolgendo in futuro anche le Regioni, gli Enti locali e le istituzioni finanziarie pubbliche e private. Il tutto, stando a quanto si legge nel documento, con caratteristiche di neutralità, apertura, economicità, efficienza ed espandibilità. Il nuovo soggetto fungerà da collettore di risorse, con il compito di intervenire dove non esiste già la fibra, secondo il principio della sussidiarietà: saranno, pertanto, escluse le città in cui è presente la rete in fibra ottica di Fastweb, quelle coinvolte nel progetto di Telecom Italia, i dodicimila chilometri di rete in fibra di BT Italia, nonché la porzione italiana della rete TInet, sempre in fibra, che Tiscali ha ceduto cinque anni fa a Telecom Italia. La società di nuova creazione interverrà, quindi, laddove le aziende private non realizzano investimenti, vale a dire nelle aree considerate poco remunerative. L’accordo prevede una scadenza da rispettare: un Comitato esecutivo, presieduto dal Ministro Romani e rappresentato dalle società di telecomunicazioni firmatarie, dovrà definire, entro tre mesi, il piano esecutivo, il modello di gorvernance ed il business plan del nuovo veicolo societario, anche in funzione del quadro regolamentare per l’accesso alle infrastrutture ed alle reti, che sarà definito dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Gli operatori si sono detti, nel complesso, soddisfatti dell’accordo raggiunto, specie in considerazione del fatto che, almeno per il momento, la firma del documento in questione è stata a titolo gratuito. Il commissario europeo Neelie Kroes ha ipotizzato che una delle strade percorribili per il finanziamento di questa rete, volta a superare il cosiddetto “digital divide” e consentire ad almeno il 50% degli italiani di navigare su Internet, entro il 2020, ad una velocità superiore ai 100 Mb, sarebbe quella di rendere disponibili parte delle risorse che il governo dovrebbe ricavare dalla nuova asta delle frequenze per la telefonia mobile, destinata a tenersi entro breve tempo. Inoltre, il Presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, nell’esprimere la sua soddisfazione per l’accordo raggiunto, ha definito quella a cui si è giunti, una “soluzione di compromesso”, ma che comunque consente di andare avanti, nonostante vi siano ancora molti nodi da sciogliere, relativamente alle successive fasi di realizzazione del progetto in questione.Lo scorso 10 novembre è stato firmato dal Ministero dello Sviluppo economico, nella persona del Ministro Paolo Romani, e dai sette operatori Telecom, Vodafone, Fastweb, H3G, Wind, BT Italia e Tiscali, un accordo per la realizzazione di una società veicolo, che si occupi della realizzazione, e successivamente della gestione, delle infrastrutture passive (cavi in fibra spenta, cavidotti canalizzazioni verticali etc.), necessarie per lo sviluppo delle reti di nuova generazione a banda larga, coinvolgendo in futuro anche le Regioni, gli Enti locali e le istituzioni finanziarie pubbliche e private. Il tutto, stando a quanto si legge nel documento, con caratteristiche di neutralità, apertura, economicità, efficienza ed espandibilità. Il nuovo soggetto fungerà da collettore di risorse, con il compito di intervenire dove non esiste già la fibra, secondo il principio della sussidiarietà: saranno, pertanto, escluse le città in cui è presente la rete in fibra ottica di Fastweb, quelle coinvolte nel progetto di Telecom Italia, i dodicimila chilometri di rete in fibra di BT Italia, nonché la porzione italiana della rete TInet, sempre in fibra, che Tiscali ha ceduto cinque anni fa a Telecom Italia. La società di nuova creazione interverrà, quindi, laddove le aziende private non realizzano investimenti, vale a dire nelle aree considerate poco remunerative. L’accordo prevede una scadenza da rispettare: un Comitato esecutivo, presieduto dal Ministro Romani e rappresentato dalle società di telecomunicazioni firmatarie, dovrà definire, entro tre mesi, il piano esecutivo, il modello di gorvernance ed il business plan del nuovo veicolo societario, anche in funzione del quadro regolamentare per l’accesso alle infrastrutture ed alle reti, che sarà definito dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Gli operatori si sono detti, nel complesso, soddisfatti dell’accordo raggiunto, specie in considerazione del fatto che, almeno per il momento, la firma del documento in questione è stata a titolo gratuito. Il commissario europeo Neelie Kroes ha ipotizzato che una delle strade percorribili per il finanziamento di questa rete, volta a superare il cosiddetto “digital divide” e consentire ad almeno il 50% degli italiani di navigare su Internet, entro il 2020, ad una velocità superiore ai 100 Mb, sarebbe quella di rendere disponibili parte delle risorse che il governo dovrebbe ricavare dalla nuova asta delle frequenze per la telefonia mobile, destinata a tenersi entro breve tempo. Inoltre, il Presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, nell’esprimere la sua soddisfazione per l’accordo raggiunto, ha definito quella a cui si è giunti, una “soluzione di compromesso”, ma che comunque consente di andare avanti, nonostante vi siano ancora molti nodi da sciogliere, relativamente alle successive fasi di realizzazione del progetto in questione.

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