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Google, accusata di diffamazione a mezzo suggerimenti di ricerca, è stata dichiarata colpevole dalla giustizia francese, innocente secondo i giudici del Regno Unito

di Elena Maggio DiffamazioneGoogle, il motore di ricerca più cliccato al mondo, indirizza i cittadini della rete verso le chiavi di ricerca più cercate per mezzo del c.d. servizio di suggest, funzionalità che da un po’ di tempo è stata attivata di default anche sulla versione italiana, per suggerire alcuni termini mentre l’utente inizia a digitare le parole nel campo di ricerca. Google, inoltre, fornisce, insieme ai risultati della ricerca effettuata dagli utenti, una serie di anteprime, estraendo pillole di testi che dovrebbero rappresentare i siti che la ricerca ha restituito. Tali anteprime, c.d. snippet, costituiscono un’ulteriore indicazione per gli utenti. Questi servizi offerti da Google sono stati recentemente considerati potenzialmente dannosi per l’immagine di alcune aziende europee che hanno ritenuto il motore di ricerca responsabile dei contenuti offerti attraverso i medesimi servizi. Una società francese, infatti, la Direct Energie, ha promosso un’azione legale nei confronti del popolare motore di ricerca, proprio a causa della funzione di Google suggest lamentando come gli utenti che si rivolgevano a Google.fr al fine di reperire informazioni riguardo alla Direct Energie, si imbattessero in un suggerimento di ricerca che abbinava il marchio dell’azienda alla chiave di ricerca arnaque, il corrispettivo francese di “frode”. L’azienda, ritenuto il suggerimento fornito da Google diffamante, si è rivolta al Tribunal de commerce parigino chiedendo la condanna del motore di ricerca all’immediata rimozione del suggerimento oltre ad un risarcimento atto a compensare l’assunto danno d’immagine patito. Google si è difesa sostenendo che la funzione suggest opera in maniera statistica, automatica ed oggettiva. Si tratterebbe, infatti, di un servizio di completamento automatico delle ricerche basato non su scelte autonome del motore di ricerca, bensì sulle parole chiave chiamate in causa più frequentemente dagli utenti che lo utilizzano. La giustizia francese, non ha accolto le giustificazioni proposte da Google ed ha condannato il motore di ricerca. Google ha provveduto alla cancellazione del suggerimento, considerato diffamatorio, nel giro di 8 giorni dalla decisione del giudice di primo grado francese, ma è ricorsa in appello, decisa a difendere quello che ha definito come il proprio status di mero fornitore di un servizio. Nel Regno Unito, invece, un istituto per la formazione a distanza, il Metropolitan International Schools Ltd, ha posto sotto accusa i c.d. snippet, ovvero le anteprime che Google fornisce insieme ai risultati di ricerca. Nella descrizione di un link, restituito da Google fra i primi risultati di ricerca a coloro che desiderassero informarsi riguardo all’istituto in questione, figurava un estratto della pagina di un forum contenete un commento che definiva il servizio fornito dalla scuola “niente altro che una truffa”. Immediata la reazione dell’Istituto in questione che ha ritenuto diffamatorio nonché lesivo della propria immagine il suggerimento fornito da Google. Di segno opposto, rispetto alla decisione francese, è stata, tuttavia, la sentenza dei giudici chiamati a dirimere la controversia tra il motore di ricerca e l’istituto di formazione. Il giudice ha, infatti, ritenuto che Google non possa essere in alcun modo responsabile per un testo, considerato lesivo della reputazione di un’azienda, assemblato senza l’intervento umano. Google, secondo quanto ha stabilito la corte, non è un editore e non può prevedere il contenuto dei c.d. snippet che fornisce quale aiuto agli utenti che effettuano ricerche in rete. Dunque, ad essere chiamato in causa, dovrebbe essere, in base a quanto stabilito dai giudici ed affermato da Google nella sua difesa, l’autore del testo e non coloro che, semplicemente, lo rendono accessibile. Nessuna controversia legale sembra essere ancora sorta in materia di suggerimenti di ricerca offerti da Google in Italia, nonostante anche nella versione in lingua italiana di Google si possano trovare numerosi esempi di suggest e snippet che potrebbero sollevare anche nel nostro Paese casi simili a quelli appena menzionati. Un esempio è rappresentato dal settore delle aste online. Digitando, infatti, il nome di tre popolari siti di aste online, il primo suggerimento proposto da Google associa il nome del sito al termine “truffa”. È comprensibile come indicazioni e suggerimenti simili a quelli indicati nei casi appena esposti possano influire negativamente sull’immagine delle aziende eventualmente interessate. Sulla possibilità di una reale responsabilità del motore di ricerca Google che fornisce tali associazioni, si continuerà, tuttavia, a discutere soprattutto in considerazione del fatto che il suggerimento ritenuto dannoso si trova, spesso, al primo posto nella lista dei suggerimenti forniti, nonostante non rappresenti quello con il maggior numero di risultati.

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