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Microsoft: sei mesi per cancellare i dati

di Serena Rossi Microsoft ha manifestato l’intenzione di adeguarsi alle raccomandazioni dell’organo dell’Unione Europea per la riservatezza, l’Article 29 Data Protection Working Party, deputato alla trattazione delle questioni attinenti alla privacy ed ai dati personali dei cittadini, riducendo a sei mesi il periodo di conservazione dei dati derivanti dalle ricerche effettuate tramite Bing. L’obiettivo del colosso statunitense sembra essere quello di assicurare agli utenti un bilanciamento perfetto tra tutela della privacy e sicurezza dei servizi. Difatti, il gruppo di lavoro facente capo all’UE aveva espresso la raccomandazione di mantenere il periodo di data retention al di sotto dei sei mesi di tempo. Pertanto, le società cui fanno capo i principali motori di ricerca avrebbero dovuto conformarsi a tale richiesta, per evitare l’insorgere di un conflitto con le leggi europee a tutela della privacy online. È noto che le informazioni raccolte nel corso delle sessioni di ricerca online degli utenti sono, in genere, utilizzate per identificare i trend e l’andamento delle query online e per migliorare la qualità e la pertinenza dei risultati. Inoltre, i motori di ricerca trattengono tali dati anche per ragioni di sicurezza e per proteggersi contro eventuali frodi, realizzando database che, all’occorrenza, possono rivelarsi utili per svolgere indagini su eventuali attività illecite. Tuttavia, stando a quanto rilevato da numerose associazioni a tutela della privacy e da alcune istituzioni, quali gli organi di controllo della UE, un periodo di conservazione dei dati pari a diciotto mesi sembrava essere sproporzionato e potenzialmente idoneo a ledere il diritto alla riservatezza degli utenti. In realtà, il colosso di Redmond vantava già una policy all’avanguardia in tema di difesa della privacy: ogni qualvolta Microsoft riceveva una search query proveniente da Bing, veniva adottata una procedura per rendere anonimi i dati, separandoli dalle informazioni contenute nell’account potenzialmente in grado di identificare l’utente che aveva realizzato la ricerca. Successivamente, decorsi diciotto mesi, si provvedeva alla cancellazione anche dell’indirizzo IP, il cookie anonimo e qualsiasi altro ID delle sessioni di ricerca in qualche modo legato alla query. La politica resterà sostanzialmente la stessa, con l’unica differenza che tutti i dati riguardanti gli indirizzi IP saranno cancellati dopo soli sei mesi. Inoltre, Brendon Lynch, direttore di Microsoft che si occupa della politica sulla privacy, ha assicurato che la funzionalità di ricerca di Bing non risulterà compromessa dalla riduzione dei tempi di conservazione dei dati. Il sistema di separazione degli indirizzi IP ed il conseguente processo di eliminazione di cookies ed ID dovrebbero offrire agli utenti un sistema di garanzia per la difesa dei propri dati personali, difficilmente riscontrabile negli altri motori di ricerca. Il tutto va ben oltre a quanto fatto dal competitor Google, che sin dal 18 agosto 2008 aveva tagliato i tempi di immagazzinamento dei dati, riducendoli a nove mesi. Microsoft ha fatto sapere che le nuove procedure diverranno operative nel corso dei prossimi dodici o diciotto mesi, periodo forse lungo, ma certamente necessario a rendere il tutto tecnicamente sicuro e, soprattutto, testato in ogni modo possibile.

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