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Disciplina romana della schiavitù ed intelligenza artificiale odierna. Spunti di comparazione

DISCIPLINA ROMANA DELLA SCHIAVITÙ
ED INTELLIGENZA ARTIFICIALE ODIERNA.
SPUNTI DI COMPARAZIONE*

di
Lorenzo Franchini

Università Europea di Roma

 

L’idea che una disciplina delle odierne macchine intelligenti possa trarre spunto da quella anticamente elaborata in materia di schiavitù è significati- vamente emersa nell’ambito della riflessione che, sul tema, è stata condotta da studiosi per lo più diversi dai giusromanisti. Ciò, perché uno status, quale è quello servile, che giustamente consideravamo del tutto superato dal corso della storia, sembra potenzialmente attagliarsi assai bene a quelle “intelligenze”, artificiali, che come gli schiavi di un tempo – “intelligenze”, per altro verso, naturali – sono da ritenersi cose, prive dunque di personalità giuridica, ma certo in grado di svolgere attività idonee a produrre effetti rilevanti sul piano del diritto.

Ma in capo a chi?: questo è il punto.Anche sul piano socio-economico, nelle varie fasi storiche in cui si articola l’esperienza romana, è a nostro avviso ravvisabile un parallelismo tra l’utilizzo che venne fatto degli schiavi e quello che, oggi o in un prossimo futuro, è pensabile venga fatto di quei moderni schiavi che sono i robot. Vi fu una servitù domestica, la sola conosciuta nell’epoca romana arcaica, e che non scomparve mai del tutto, la quale vedeva gli schiavi vivere sotto lo stesso tetto dei padroni e dei loro congiunti, in un rapporto che diventava financo “familiare”: ed ormai non solo nei romanzi e film di fantascienza si sta delineando il profilo dei robot di casa. Vi fu poi la servitù dell’epoca delle grandi conquiste, allorché le migliaia e migliaia di nemici fatti prigionieri, persa la libertà, erano condotti sui campi di lavoro dei grandi latifondisti, ove vivevano in condizioni di grave sfruttamento, senza alcun rapporto diretto col dominus: una schiavitù che potremmo definire “di massa”, sicuramente idonea ad evocare scenari in cui un gran numero di macchine intelligenti, adoperate “in serie”, vengono destinate dal capitalismo mondiale a lavorare nei grandi stabilimenti industriali. Non che mancasse, nell’antica Roma, il lavoro specializzato, a carattere artigianale o intellettuale. Figure come quelle dello schiavo orafo ovvero precettore potrebbero trovare rispondenze calzanti in intelligenze artificiali specificamente programmate per una mansione particolare, simile a non molte altre.

Ciò, per non dire del servo affarista o imprenditore o buon amministratore che, come vedremo, ricorrendo talune circostanze, poteva essere preposto dal dominus alla gestione di singoli rami della sua attività o segmenti del suo patrimonio: il che è immaginabile avvenga, in un futuro non troppo lontano, anche con il contributo di macchine e androidi. Persino certa condizione paraservile, che nel periodo del tardo impero caratterizzava alcune persone, necessariamente legate ad un luogo di lavoro (come la terra, nel caso dei coloni) o ad un mestiere (come nel caso dei c.dcorporati), tale da avvicinarsi a quella che, per disposizione contrattuale o di legge, eventualmente connotorebbe robot non utilizzabili, neppure da un ipotetico avente causa, fuori da determinati contesti, specie aziendali.

 

 

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