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Internet ha bisogno di etica

In meno di ventiquattrore la proposta di Luigi Marattin (ItaliaViva), di varare una legge che costringa tutti gli italiani a registrarsi con la carta di identità per usare i social network, è stata derubricata al tentativo di “sollevare un problema”. Meglio così. Il problema esiste, la soluzione non aveva senso. Ha senso invece parlare di come difendersi dal proliferare sul web di notizie false e odiatori seriali. La proposta Marattin darebbe un sostanziale contributo alla sacrosanta lotta contro fake news e hate speech? Vediamo.

Quando parliamo di fake news ci riferiamo soprattutto alle campagne di disinformazione che la Internet Research Agency di San Pietroburgo ha messo in campo in occasione di importanti campagne elettorali in Europa e negli Stati Uniti (e in Africa). Lo ha fatto anche tramite l’uso di bot, cioè di profili gestiti da computer. Che effetto avrebbe la proposta Marattin sulle presunte azioni di disinformazione messe in atto dai russi? Nessuno.

Va aggiunto che qualche mese fa Facebook ha comunicato di aver chiuso in Italia ventitré pagine con circa due milioni di follower totali, perché considerati “spacciatori di balle”. Azione meritoria, ma risulta evidente che parliamo di robetta, nulla che possa far dire a un politico che le elezioni in Italia le decidono le fake news. Per ora almeno.

Il secondo fenomeno da contrastare riguarda l’hate speech. In particolare la denigrazione sistemica messa in campo da gruppetti di razzisti e antisemiti. Sono anonimi, gli odiatori? Di solito no. Quasi sempre si firmano con nome e cognome, vanno fieri delle loro idee mostruose, si fanno selfie con svastiche e fasci littori, e sono quindi facilmente identificabili dalla polizia postale e dalla magistratura nel caso in cui commettano dei reati. Ma non commettono solo reati: violano le norme per stare su Facebook e Twitter, ma anche YouTube, motivo per cui le grandi piattaforme digitali sono impegnate in una colossale azione di contrasto che ogni giorno comporta la chiusura di decine di pagine e canali legati a odiatori. Dire che le grandi aziende tecnologiche non stanno facendo nulla è semplicemente una fake news. Dire che serva il documento di identità di ogni utente social per contrastare l’odio online è perlomeno esagerato. Gli odiatori volendo si trovano già così.

Potremmo finirla qui. Ma immaginiamo invece che l’anonimato degli utenti italiani sia il nostro problema.

Continua a leggere su la Repubblica.

 

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