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Lavoro sommerso, costi di licenziamento e produttività d’impresa

 

di Giuseppina Gianfreda e Giovanna Vallanti –  Università della Tuscia e Luiss Guido Carli

 

Un dato acquisito della letteratura in tema compliance alle normative fiscali e del lavoro è che eludere norme che regolano sotto vari profili l’attività imprenditoriale ha un effetto negativo sulla produttività. Tuttavia, un risultato altrettanto consolidato è che l’eccessiva onerosità del fardello regolamentare e fiscale rappresenta uno degli incentivi principali che spingono le imprese ad operare informalmente. La decisione di attingere al serbatoio del lavoro informale può essere vista in termini di valutazione tra i costi dell’informalità e i costi di compliance; le imprese italiane, ad esempio, hanno ridotto i flussi di impiego nel settore ufficiale, a vantaggio del lavoro informale, in risposta ad un mercato del lavoro rigido. Considerati gli effetti deleteri dell’economia sommersa per la crescita, il dibattito sulle riforme della legislazione in tema di lavoro non dovrebbe trascurare i costi di compliance delle norme e, quindi, le ricadute che queste possono avere sull’incidenza del sommerso e sulla produttività del sistema.

1.  Introduzione

L’economia sommersa è un fenomeno assai diffuso a livello mondiale e interessa i paesi in via di sviluppo così come quelli più avanzati. L’informalità rappresenta circa tra il 10% e il 20% del prodotto interno lordo in molti paesi OCSE, e in particolare nell’Europa mediterranea e nei paesi ex-Unione sovietica l’incidenza del settore informale va dal 20% al 30% (Schneider e Enste, 2000). Nonostante la pervasività del fenomeno, un acquisito della letteratura è che eludere le norme che regolano sotto vari profili l’attività imprenditoriale ha un effetto negativo sulla produttività delle imprese.

Operare informalmente comporta infatti diversi tipi di costi, sia diretti, come gli sforzi di occultamento dell’attività sommersa o le sanzioni nel caso in cui questa venga alla luce, sia indiretti. Quelli indiretti sono di varia natura; due tipologie sono tuttavia particolarmente rilevanti per la produttività delle imprese: a) le imprese che operano nel sommerso hanno un accesso limitato alle istituzioni a supporto del mercato, ad esempio la tutela dei diritti di proprietà, e alle istituzioni finanziarie, quindi al mercato dei capitali (Loayza, 1996); b) l’informalità vincola la dimensione delle imprese, poiché molte scelgono una scala sub-ottimale per evi- tare l’attenzione delle autorità fiscali e sotto-investono in capitale fisico e umano (La Porta e Schleifer, 2008; Gandelman e Rasteletti, 2013).

D’altro canto, va considerato che tra le determinanti principali dell’economia sommersa si annovera proprio l’onerosità eccessiva delle normative che vincolano l’attività imprenditoriale. Un’ampia letteratura ha infatti messo in evidenza che l’iper-regolamentazione, una burocrazia pesante e norme troppo rigide in tema di lavoro rappresentano le cause principali dell’informalità (Di Porto et al, 2016; Bosch e Esteban-Pretel, 2012; Loayza, 1996; Schneider, 2011); una concausa importante, in questi casi, è rappresentata da istituzioni non soli- de, ossia corruzione o un grado di legalità ridotto Friedman et al. (2000).

Non sono solo i comportamenti evasivi a comportare costi per le imprese; in certe circostanze anche la compliance può comportare dei costi ingiustificatamente gravosi, tali da incidere significativamente sui risultati di impresa. Pertanto, se gli operatori economici scelgono di svolgere parte della loro attività informalmente in risposta a sistemi di regole particolarmente onerose o inefficienti, non si possono escludere degli effetti sulla produttività di segno diverso rispetto all’impatto negativo sopra individuato (Almeida e Carneiro, 2012).

Da un lato, quindi, il ricorso all’informalità deprime la produttività delle imprese; dall’altro rappresenta in molti casi una risposta delle stesse alle rigidità che condizionano l’attività economica. Se si considera l’incidenza delle variabili legate al quadro istituzionale, quello dell’economia sommersa diventa un tema complesso, poiché nella valutazione degli impatti del fenomeno non si possono trascurare i costi imposti dai sistemi delle regole ufficiali.

In quanto segue ci si concentrerà su un aspetto dell’informalità, ossia il lavoro irregolare. Una parte rilevante dell’economia sommersa infatti ruota attorno al lavoro informale; anche nei paesi più avanzati, dove l’informalità assume la forma di sotto-dichiarazione di fatturati e profitti alle agenzie fiscali, questa implica spesso il ricorso al lavoro irregolare.

Sulla scia di una letteratura consolidata, che individua nelle normative sui licenziamenti un fattore cardine per le dinamiche del mercato del lavoro e della produttività, si approfondirà in particolare il rapporto tra istituzioni del mercato del lavoro e lavoro sommerso, con l’obiettivo di mettere in luce gli incentivi che portano le imprese ad attingere al serbatoio di lavoro irregolare in risposta ai costi di licenziamento e le conseguenze di tali scelte.

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