skip to Main Content

La classificazione dei brevetti tra presente e futuro: l’accordo EPO-USPTO e la Cooperative Patent Classification (CPC)

di Eleonora Ciccone

I. Introduzione Classificare i brevetti significa organizzare, catalogare e indicizzare il contenuto tecnico di tali documenti in modo tale da poterli facilmente e accuratamente identificare, nonché ricercare. La letteratura brevettuale è talmente ampia che il reperimento dell’informazione è difficile senza l’utilizzo della classificazione. Sono gli stessi esaminatori degli uffici brevetti nazionali e internazionali (EPO, USPTO) ad attribuire uno o più codici di classificazione alle domande di brevetto. Anche se quella internazionale è senz’altro la più utilizzata, esistono altre tipologie di classificazioni brevettuali, tra le più note, quella europea (ECLA- European Classification), e quella statunitense (USPC- United States Patent Classification). La classificazione internazionale dei brevetti (IPC – International Patent Classification) è un sistema per classificare e ricercare non solo brevetti, ma anche articoli scientifici. Lo scopo principale è di creare un efficace sistema di ricerca, indipendentemente dal tipo di linguaggio utilizzato. Lo schema di classificazione applicato dall’Ufficio Europeo Brevetti (ECLA) alla sua raccolta interna di documenti brevettuali è basato sul sistema IPC, ma è più dettagliato e sottoposto a maggiori revisioni. È proprio alla luce di questo quadro piuttosto complesso e diversificato, che nasce l’idea di creare un sistema di classificazione uniforme che, per la sua natura e le sue caratteristiche, potremmo definire “ibrido”. II. L’idea L’Ufficio Europeo Brevetti (EPO) ed il suo corrispettivo statunitense, lo United States Patent and Trademark Office (USPTO) hanno lanciato un nuovo sito web per supportare un’iniziativa molto ambiziosa: la Cooperative Patent Classification (CPC). Il progetto congiunto CPC, che conta di partire il 1 Gennaio 2013, ha lo scopo di sviluppare uno schema di classificazione per le invenzioni che sarà usato da entrambi gli uffici per la ricerca e l’esame delle applicazioni sui brevetti. Ci si pone l’obiettivo di promuovere l’armonizzazione a livello globale e tale progetto rappresenterà il primo modello di classificazione internazionale dei brevetti, utile per tutti coloro che studiano ed esaminano le pratiche brevettuali, al fine di raggiungere risultati sempre più efficienti e nel minor tempo possibile. Il CPC incorporerà le migliori pratiche di classificazione sia del sistema statunitense che di quello europeo. Gli uffici in questione, sono certi che ciò comporterà una condivisone di iniziative ed uno snellimento del lavoro, evitando sforzi inutili di duplicazione e spesso incompatibilità dei lavori, sia sul versante europeo, sia oltre Oceano. III. Perché un sistema condiviso per la classificazione dei brevetti EPO e USPTO hanno lavorato congiuntamente per giungere ad un risultato degno di nota, un piano di armonizzazione di best practices in ambito brevettuale. Infatti, la gran parte dei documenti sui brevetti statunitensi, sono già classificati secondo il sistema ECLA, quelli europei secondo quello USPC. Il passaggio da ECLA (European Classification System) a CPC, assicurerebbe all’Ufficio Europeo Brevetti la possibilità di garantire conformità con gli standard fissati dall’attuale sistema IPC (International Patent Classification), amministrato dall’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (WIPO), ed eliminerebbe il bisogno di convertire i risultati provenienti dalla classificazione USA[1]. Presso l’USPTO, la conversione garantirebbe un sistema di classificazione sempre aggiornato e compatibile a livello internazionale. Un gruppo di lavoro formato da rappresentanti di entrambi le organizzazioni, denominato “CPC IG”, è stato formato per gestire tale processo di conversione, creazione ed implementazione dei risultati finora a disposizione. Senza dubbio, la strada che si sta intraprendendo è frutto di una decisione strategica da parte di entrambi gli uffici ed è vista come un passo significativo verso un processo di unificazione e semplificazione, un grosso traguardo nel più ampio scenario di attività degli IP5 (Uffici della P.I.)[2], che stanno da tempo portando avanti il progetto indirizzato verso la cosiddetta Common Hybrid Classification (CHC)[3]. Comune denominatore delle iniziative è la voglia e la necessità di equilibrare il sistema della ricerca e l’ambiente in cui si opera, attraverso un processo di standardizzazione e condivisione delle informazioni. Tra i principali obiettivi del nuovo sistema ci sono, in primis, la possibilità di migliorare la ricerca in ambito brevettuale; secondo, condividere e scambiare il maggior numero di risorse e informazioni a disposizione. Infatti, la creazione di un unico sistema avente una struttura molto simile al sistema di classificazione internazionale, sarà il punto di inizio di un meccanismo sempre più dettagliato di analisi e di miglioramento continuo. Inoltre, il mantenimento di un’ossatura di base già nota, rappresenterà sicuramente uno schema di analisi collaborativo, più user friendly e di immediata comprensione. Le risorse a disposizione potranno in questo modo essere condivise  ed utilizzate per stilare i documenti di classificazione, revisionare gli schemi esistenti e infine, riclassificare i documenti. Di certo si sta avanzando verso una posizione che cambierà il modo di gestire ed amministrare i beni intangibili ed in particolare le informazioni sui brevetti a livello globale. Il sistema garantirà un grande progresso offrendo servizi all’avanguardia sia agli innovatori che all’industria. Dal punto di vista della ricerca, questo risultato ha avuto non a caso grande enfasi e si prevede che il 2012 sarà un anno di forte sviluppo, progresso tecnologico, con una solida struttura di governance,  ed un processo di gestione della qualità flessibile ed innovativo. Le pratiche di classificazione standardizzate saranno di grande aiuto per una ricerca brevettuale sempre più aperta. Sarà un passo importante per la realizzazione di un sistema ibrido di classificazione largamente condiviso e volto ad  armonizzare le informazioni provenienti da ciascun ufficio competente per i titoli di Proprietà Industriale. IV. Conclusioni Una delle principali difficoltà nell’uso della classificazione attuale, deriva dal fatto che non esiste uno schema unificato e pertanto l’esaminatore o il documentalista brevettuale che consulta diverse banche dati deve imparare a conoscere i vari sistemi di classificazione (IPC, ECLA, USPC). Alcuni codici di classificazione si applicano solo ai brevetti nazionali e pertanto, affinché una ricerca possa considerarsi completa, è preferibile utilizzare i sistemi IPC ed ECLA. Lo scopo primario di un sistema di classificazione è la creazione di uno strumento efficace di ricerca, ma se un sottogruppo contiene un numero elevato di documenti non è di nessuna utilità. Per questo motivo i codici di classificazione sono sottoposti ad un processo di revisione da parte degli esaminatori nel caso di nuove tecnologie oppure perché le dimensioni dei sottogruppi sono troppo ampie: lo scopo è di rendere più efficienti le ricerche documentali [4]. È in questo quadro così complesso, che si inserirebbe il nuovo sistema CPC. Esso darebbe senza dubbio un enorme valore aggiunto al sistema vigente, che si auspica possa diventare molto più preciso, dettagliato e dinamico. Non a caso, gli addetti ai lavori e non solo, sono estremamente ottimisti sul futuro del sistema brevettuale e della ricerca. [1] On 25 October 2010, the Under Secretary of Commerce for Intellectual Property and Director of the USPTO, Mr David Kappos, and the President of the EPO, Mr Benoît Battistelli, agreed on the following joint statement: “In view of the significant benefit to stakeholders of developing a transparent and harmonized approach to a global classification system for patent documents; in order to make the search process more effective…” [2] Cfr.: http://www.fiveipoffices.org/index.html. [3] The joint release called the effort “a milestone achievement” for the Five IP Offices (IP5) — consisting of the EPO, USPTO, Japan Patent Office (JPO), Korean Intellectual Property Office (KIPO), and State Intellectual Property Office of the People’s Republic of China (SIPO) — which would bring the IP5 closer to a Common Hybrid Classification, one of the IP5’s ten Foundation Projects. [4] Cfr.: J. Michel – Considerations, challenges and methodologies for implementing best practices in patent office and like patent information departments, “World Patent Information”, 28 (2006).
Back To Top