La Commissione europea ha recentemente pubblicato i primi progetti ai quali è stato assegnato il…
“Il video e la terza rivoluzione di Internet: tendenze di mercato e prospettive di policy”. L’abstract dell’intervento del Prof. Alberto Gambino e del Prof. Francesco Graziadei
L’abstract dell’intervento del Prof. Alberto Gambino in occasione del Seminario di studio: “Il video e la terza rivoluzione di Internet: tendenze di mercato e prospettive di policy” (Rapporto ITMediaConsulting – Luiss Dream) che si svolge presso l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.
I. Premessa I contenuti e i servizi digitali costituiscono un elemento centrale per lo sviluppo dei mercati dei media audiovisivi, in cui le nuove modalità di fruizione del contenuto aumentano le prospettive culturali per il consumatore e creano al tempo stesso nuove opportunità di business per gli operatori. In questo contesto il consumatore medio ha sviluppato una maggiore domanda di contenuti digitali, che è accompagnata dalla domanda di acquisto di strumenti necessari per poterne usufruire (devices e connessioni di rete veloci) [1]. Al fine di adattarsi a queste nuove esigenze di consumo, l’industria dell’informazione è stata investita da quel processo tanto auspicato di convergenza tecnologica, che si manifesta anche con la stretta correlazione tra mezzo e contenuto audiovisivo. Nello scenario descritto al fianco della convergenza tecnologica ed economica si è palesata l’esigenza di sviluppo di una convergenza regolamentare che contempli tutte le istanze di tutela: utenti, minori, diritto d’autore, par condicio e informazione.
II. Il cambiamento delle modalità di fruizione di contenuti Il consumatore tradizionale, abituato a una fruizione passiva dei contenuti attraverso l’offerta di servizi televisivi lineari [2], ha acquisito nell’era di Internet un maggiore potere decisionale, potendo comporre il palinsesto sfruttando i servizi non lineari [3] e i contenuto su richiesta (c.d. on demand). Ciò ha condotto ad una ibridazione dei fenomeni regolati e, conseguentemente, dei presupposti, sui quali si fondano gli schemi regolatori sinora adottati. Fenomeni come la tv connessa, l’accesso alla rete anche attraverso dispositivi mobili, la comunicazione social segnano il passaggio del ruolo del consumatore da passivo recettore ad attivo selettore di contenuti provenienti dalle fonti più disparate (si pensi al fenomeno Youtube, ai contenuti social). Si segna dunque il passaggio da un flusso comunicativo one to many (non interattivo basato su un sistema distributivo unilaterale a contenuto disaggregato) a una funzione più attiva del consumatore, dotato del potere di decidere ciò che desidera vedere e quando. Accanto a questa evoluzione della figura del consumatore anche l’architettura tecnologica muta. L’offerta di contenuti si amplia e fonda la fruizione su un modello multidevice, mentre le offerte diventano accessibili indifferentemente via pc, mobile, app per smartphone. L’integrazione tra broadband – broadcast porta a considerare, in un’ottica prospettica, la distinzione tra lineare e non lineare sembra meno centrale.
III. I beni giuridici tutelati dalla regolazione dei contenuti audiovisivi Un ulteriore “parametro regolamentare” che la convergenza tecnologica ha eliminato è rappresentato dalla dimensione aterritoriale dei servizi che porta a rivedere l’area geografica di riferimento del consumatore tipo. Come noto i contenuti audiovisivi sono considerati a livello comunitario come servizi economici transfrontalieri, tuttavia, essi toccano interessi di carattere generale, che superano questioni come la competitività dei mercati, la concorrenza dinamica, la promozione dell’innovazione successiva e in genere l’efficienza economica. In questo contesto si manifesta l’esigenza di garantire il maggiore benessere dei consumatori, che si associa all’esigenza di assicurare i presupposti per una partecipazione democratica alla vita pubblica e per una crescita culturale che aumenti la qualità della vita democratica e il consolidamento ed evoluzione del tessuto sociale.
IV. Gli obiettivi di consumer protection e la tutela di diritti individuali e collettivi nel sistema dei media Il lavoro oggi presentato ripercorre lo strumentario, molteplice ed articolato, utilizzato dalla regolazione per il perseguimento di un assetto pluralistico dei media quali: l’imposizione di limiti alla proprietà di più mezzi di comunicazione (limiti sia mono‐mediali che multimediali, le c.d. cross ownership media rules); la previsione di limiti alla crescita economica dell’impresa, fissando delle soglie di raccolta di risorse pubblicitarie da parte di uno stesso soggetto (rendendo così contendibili per i concorrenti parte di queste risorse); la previsione di soglie massime di audience raggiungibili da ciascun operatore (talora articolate, anche in tal caso, come limiti cross‐mediali), che incidono direttamente sull’impatto del mezzo sulla formazione delle opinioni; la disciplina di una serie di garanzie di acceso al mezzo di comunicazione da parte dei fornitori di contenuto.
√ La tutela del pluralismo La tutela del consumatore passa attraverso un’efficace regolamentazione della comunicazione. I contenuti audiovisivi veicolano opinioni, punti di vista, messaggi e visioni del mondo, ciò rende necessario che nel contesto di tali comunicazioni sia assicurata la più ampia eterogeneità di vedute. L’ampia eterogeneità di vedute intesa come esigenza di una pluralità di opinioni è stata, dapprima, durante la fase monopolistica, garantita attraverso lo schema del pluralismo c.d. “interno” [4], in base al quale l’emittente pubblica monopolista doveva assicurare una apertura del (l’unico) mezzo a una pluralità di opinioni. Successivamente, con l’avvento del sistema misto pubblico ‐ privato, allo schema del pluralismo interno, si è aggiunto quello del pluralismo c.d. “esterno” [5], attraverso la creazione di una struttura di mercato soggettivamente pluralista (contemplando, quindi, più operatori indipendenti, nessuno dei quali in posizione tale da influenzare la formazione delle opinioni e del consenso). L’intervento del legislatore e del regolatore deve essere pertanto volto a garantire il perseguimento dell’interesse pubblico e assicuri il giusto punto di mediazione fra interessi ugualmente rilevanti, ma fra di loro in opposizione (si pensi all’interesse pubblico dell’attività editoriale da un lato e la libertà di impresa dall’altro).
√ Cenni sulla tutela dei minori Nel contesto delineato, la tutela dei minori rappresenta un obiettivo istituzionale di primaria importanza, la maggiore autonomia e consapevolezza dei minori (e degli utenti in generale) nella fruizione dei new media, resa possibile dall’innovazione tecnologica, presuppone, naturalmente, un’informazione sufficientemente completa dell’utente. Il tema, connesso alla libertà di espressione e di informazione, richiede un opportuno bilanciamento con il diritto di accesso ai contenuti e ai limiti imposti dagli obiettivi di protezione di soggetti considerati vulnerabili, quali i minori, le cui attività sulle reti elettroniche possono essere regolate da varie fonti. Per i media tradizionali come la televisione e il cinema, il problema della regolazione è stato affrontato e risolto con l’adozione di un sistema di categorizzazione delle opere trasmesse per fasce orarie che pare essere difficilmente compatibile con le caratteristiche proprie del mondo della rete. Al riguardo, pare opportuno ricordare il ruolo preminente nel settore svolto dall’Autorità che oggi ci ospita, la quale nel 2014, ha presentato il Libro Bianco Media e Minori e, sempre nello stesso anno, ha istituito l’Osservatorio permanente delle forme di garanzia e di tutela dei minori e dei diritti fondamentali della persona sulla rete Internet (cfr. delibera n. 481/14/CONS). L’attività posta in essere dall’Autorità ha consentito di condividere linee guida e prassi operative in una prospettiva volta a tenere conto dei nuovi ambienti digitali con cui i minori interagiscono quotidianamente.
√ Cultural diversity La protezione dell’utente richiede anche di salvaguardare il più possibile le peculiarità delle culture nazionali, potenzialmente messe in pericolo dall’abbattimento delle frontiere e, dunque, la inevitabile crisi delle industrie audiovisive meno sviluppate. Proprio da queste esigenze di protezione è sorto, il sistema europeo delle quote minime, in termini di investimento o di diffusione di opere europee e indipendenti [6].
√ La protezione in caso di uso e di acquisto di contenuti digitali. La tutela del diritto d’autore Quando si parla di distribuzione di contenuti digitali, non può, tuttavia, non accennarsi brevemente ad un altro dibattito, che, se pur annoso, è stato recentemente riproposto all’attenzione dei players europei: quello sulla responsabilità delle piattaforme nella fornitura di contenuti illegali. Nell’ambito delle misure previste dalla Strategia per il mercato unico digitale, la Commissione si è occupata di valutare il ruolo economico e sociale delle piattaforme e verificare se il regime di responsabilità loro applicato, contenuto nella direttiva sul commercio elettronico, sia ancora valido o se debba essere rivisto. Il tema è chiaramente connesso alla tutela del diritto d’autore nel mondo digitale, in considerazione dei danni inflitti dalla violazione del copyright all’industria culturale italiana ed europea. Di estrema rilevanza è stata l’entrata in vigore nel marzo 2014 del “Regolamento in materia di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica e procedure attuative ai sensi del decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70”, (allegato alla delibera n. 680/13/CONS), con il quale l’Autorità ha avviato le attività di enforcement (di tipo procedimentale). Mi sia consentito di richiamare anche il ruolo svolto dal Comitato per lo sviluppo e la tutela dell’offerta legale di opere digitali, al quale sono stato invitato a partecipare in qualità di esperto, che attraverso i vari sottocomitati promuove una maggiore consapevolezza nella fruizione delle opere digitali, impegnandosi nella definizione di programmi per la diffusione della cultura della legalità a tutela dei diversi mercati dell’industria culturale digitale, fortemente danneggiata dal fenomeno della pirateria.
V. Il ruolo della regolazione La diversa fruizione del contenuto audiovisivo, in tempi e modi scelti individualmente da parte del consumatore (che diventa self-scheduler), richiede l’utilizzo di diversi strumenti al fine di proteggere gli interessi fondamentali. Il pregevole lavoro presentato in tale sede intravede la necessità che gli strumenti da predisporre operino una delega di responsabilità in capo all’utente finale stesso (e in genere una redistribuzione delle responsabilità regolatorie nel regime di governance del settore, con un coinvolgimento più o meno intenso e più o meno esclusivo nel processo di regolazione di nuovi soggetti, quali operatori, utenti ed ogni altro possibile stakeholder). Il problema è comprendere se l’impianto normativo, e in genere le policies di settore finora apprestate, i loro confini, i loro contenuti, siano ancora in grado di assicurare adeguatamente il perseguimento di quei valori fondamentali dell’individuo. Il tema poi si interseca con la necessità di garantire il level playing field tra players collocati lungo la catena del valore. L’applicazione delle stesse norme a tutti i players è, infatti, aperto anche ai servizi di fornitura di servizi media audiovisivi, ormai prestati da soggetti naturalmente diversi dai tradizionali broadcasters. Se la conclusione auspicabile conduce ad applicare le regole del gioco a tutti i giocatori, laddove servizi simili sono prestati al consumatore; l’attuazione pratica sembra ancora essere lontana. Per tali ragioni, la complessità e rapidità con cui si evolvono il contesto tecnologico e le dinamiche tra i vari soggetti inducono a evidenziare la necessità di un salto qualitativo e un approccio più pragmatico di quello finora manifestato (che sembra, solo recentemente, essere stato colto in sede europea con la recente proposta di revisione della direttiva sui servizi di media audiovisivi) [7].
[1] Come noto, l’acquisizione di tali contenuti contempla una forma a titolo gratuito ovvero a pagamento, anche se con un netta prevalenza per la prima, mentre il processo distributivo contempla due modelli: streaming e download.
[2] I “servizi lineari” sono i servizi di media audiovisivi tradizionalmente intesi, diffusi attraverso qualunque piattaforma trasmissiva, elaborati da un singolo punto di trasmissione a molteplici punti di ricezione (etere terrestre, cavo e satellite, nonché nuove modalità quali l’IPTV o il web streaming). Nonostante le necessarie divergenze, la fornitura dei servizi mantiene una certa uniformità, in quanto la fruizione da parte dell’utente è passiva, soggiacendo questi alle scelte effettuate dagli operatori quanto al palinsesto e ai tempi di trasmissione.
[3] Per “servizi non lineari” si intendono, invece, i servizi di media audiovisivi che comportano un ruolo attivo del consumatore. La fornitura del servizio consente al consumatore, infatti, di scegliere sia il contenuto da un catalogo predisposto dal fornitore che il momento in cui fruire di questo.
[4] Il pluralismo interno si concretizza attraverso “l’ apertura del mezzo informativo alle diverse tendenze politiche e culturali presenti nel Paese”[1], garantendo, dunque, l’imparzialità e l’obbligo di apertura del mezzo alle dette tendenze. Tale esigenza è sicuramente realizzata attraverso il contributo del servizio pubblico, il quale, secondo la Corte Costituzionale, ha la missione “di dar voce – attraverso un’informazione completa, obiettiva, imparziale ed equilibrata – a tutte, o al maggior numero possibile di opinioni, tendenze, correnti di pensiero politiche, sociali e culturali del Paese”(in tal senso Corte Costituzionale, sentenze nn. 826/1988 e 420/1994).
[5] Il pluralismo esterno, invece, riferendosi alla struttura del mercato, impone la necessità di una pluralità di operatori attivi nella comunicazione, con contestuale possibilità di accesso al mercato dell’informazione di soggetti privati, al fine di evitare la concentrazione delle risorse nelle mani di uno o di pochi soggetti.
[6] In applicazione di queste, i broadcasters tradizionali sono obbligati a: diffondere opere europee “per la maggior parte” del tempo di trasmissione e diffondere opere di produttori indipendenti (per il 10% del tempo di trasmissione) oppure investire in tali opere il 10% del proprio bilancio destinato alla programmazione, prevedendo altresì una quota adeguata alle produzioni recenti.
[7] Cfr. Proposal for a Directive of the European Parliament and of the Council amending Directive 2010/13/EU on the coordination of certain provisions laid down by law, regulation or administrative action in Member States concerning the provision of audiovisual media services in view of changing market realities (COM(2016)287). La proposta intende modernizzare le regole del settore in modo da rispecchiare i cambiamenti del mercato, i consumi e l’evoluzione tecnologica. La proposta si concentra sul campo di applicazione della direttiva e sulla natura delle norme applicabili a tutti gli operatori del mercato, in particolare quelle relative alla promozione delle opere europee, alla tutela dei minori, alla lotta contro l’incitamento all’odio e alla pubblicità.
L’abstract dell’intervento del Prof. Alberto Gambino in occasione del Seminario di studio: “Il video e la terza rivoluzione di Internet: tendenze di mercato e prospettive di policy” (Rapporto ITMediaConsulting- Luiss Dream) che si svolge presso l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni nel corso della Sessione 2 – Contenuti audiovisivi e consumatori: interessi protetti e prospettive di regolazione.
L’intervento del Prof. Francesco Graziadei in occasione del Workshop “Review of the Audiovisual Media Services Directive“, organizzato dall’EPC Digital Media Task Force, svoltosi a Bruxelles il 2 giugno 2016, durante il quale il Prof. Graziadei ha presentato ad una platea internazionale il Rapporto di ItMedia Consulting – Luiss Dream “Il video e la terza rivoluzione di Internet: tendenze di mercato e prospettive di policy”. L’intervento del Prof. Francesco Graziadei è anche reperibile sul sito Dream.Luiss.it.