Massimo Proto, Ordinario di Diritto privato, è di ruolo presso l’Università degli Studi Link…
Un centro di cure termali che trasmette nelle camere opere musicali protette deve pagare i diritti d’autore
Ad affermarlo è la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, secondo la quale inoltre il monopolio territoriale riservato agli enti di gestione collettiva dei diritti d’autore non è contrario alla libera prestazione dei servizi La trasmissione di opere protette da diritto d’autore nelle camere dei locali di un centro termale è consentita solo a condizione che la struttura paghi i relativi diritti d’autore. È quanto afferma la Corte di Giustizia dell’Unione Europea dopo essere stata chiamata in causa per una controversia legale sorta in Repubblica Ceca. Nella sua qualità di ente di gestione collettiva dei diritti d’autore, l’OSA detiene nella Repubblica ceca il diritto esclusivo di riscuotere, in nome degli autori, le remunerazioni per l’utilizzo delle loro opere musicali. La società Mariánské Lázně, che gestisce un istituto termale, ha installato nelle camere apparecchi televisivi e radiofonici allo scopo di mettere a disposizione dei suoi clienti opere gestite dall’OSA. Ciò nonostante, la Léčebné lázně non ha stipulato alcun contratto di licenza con l’OSA e si è rifiutata di corrisponderle remunerazioni, adducendo il motivo che la legge ceca consente agli istituti sanitari di diffondere liberamente opere protette. Facendo valere la contrarietà della legislazione nazionale con la direttiva del diritto dell’Unione sul diritto d’autore, l’OSA ha adito i giudici cechi al fine di obbligare la Léčebné lázně al pagamento di una remunerazione per avere comunicato opere protette ai suoi clienti. Il Krajský soud v Plzni (tribunale regionale di Pilsen, Repubblica ceca) ha chiesto alla Corte di giustizia se la normativa ceca ai sensi della quale gli istituti sanitari sono esentati dal pagamento della remunerazione sia conforme alla direttiva, posto che quest’ultima non prevede una siffatta esenzione. Il giudice ceco ha chiesto, inoltre, se il monopolio di cui gode l’OSA in materia di riscossione delle remunerazioni nella Repubblica ceca sia compatibile con la libera prestazione dei servizi e con il diritto della concorrenza. Nella sentenza di ieri, la Corte rileva, in primo luogo, che un istituto termale, quando diffonde opere protette mediante apparecchi televisivi o radiofonici collocati nelle stanze dei suoi clienti, effettua una comunicazione al pubblico di tali opere. Una comunicazione di questo tipo è soggetta al rilascio di un’autorizzazione da parte degli autori, i quali, in via di principio, devono ricevere in contropartita un adeguato compenso. A tal riguardo, la Corte dichiara quindi che la direttiva non esenta dal pagamento di tale remunerazione gli istituti termali, allorché essi diffondono opere protette ai loro clienti. Di conseguenza, l’esenzione prevista dalla legge ceca non è conforme alla direttiva. In secondo luogo, la Corte osserva che il monopolio territoriale riservato all’OSA costituisce una restrizione alla libera prestazione dei servizi in quanto non consente agli utilizzatori di opere protette di scegliere i servizi di un ente di gestione collettiva stabilito in un altro Stato membro. La Corte sottolinea, tuttavia, che tale restrizione è giustificata, essendo tale sistema adeguato e necessario ai fini del conseguimento dell’obiettivo della gestione efficace dei diritti di proprietà intellettuale. Infatti, allo stato attuale del diritto dell’Unione, non sussistono altri metodi che consentano di raggiungere lo stesso livello di tutela dei diritti d’autore. Pertanto, la Corte conclude che il monopolio accordato dalla legge ceca all’OSA è compatibile con la libera prestazione dei servizi. Tuttavia, la Corte rileva che il fatto che un ente nazionale di gestione dei diritti d’autore imponga, per i servizi da esso prestati, tariffe sensibilmente più elevate di quelle praticate negli altri Stati membri oppure prezzi eccessivi, privi di un ragionevole rapporto con il valore economico della prestazione fornita, può essere un indizio dell’esistenza di un abuso di posizione dominante. Spetta comunque al giudice ceco verificare se ciò avvenga nella fattispecie oggetto della presente causa. 28 febbraio 2014