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Disconnettere i pirati, Comcast è già all’opera

Dopo l’At&t, un altro grande Isp a stelle e strisce si schiera per il taglio della connessione agli utenti sorpresi a reiterare reati contro il diritto d’autore: “Ce lo chiede il DMCA. E non abbiamo bisogno di ordini da nessun giudice” Il regime dei “Six Strikes” statunitense sembra somigliare sempre più ai “tre colpi” della defunta Hadopi. Solo poche settimane fa l’At&t si era detta pronta a disconnettere dalla rete gli utenti arrivati al sesto step degli avvertimenti antipirateria previsti dal Copyright Alert System; nelle ultime ore a porsi sulla stessa falsariga è un altro gigante dei provider americani, Comcast. Come riporta TorrentFreak, infatti, l’Isp statunitense, già famoso in passato per la disinvolta interpretazione data alle regole sul rispetto della Neutralità della rete, si sentirebbe in realtà legittimato a rescindere unilateralmente i contratti con i propri utenti “recidivi” in base ad una disposizione contenuta nella celeberrima Section 512 del Digital Millennium Copyright Act del 1998. In essa si legge che per restare nel safe harbor, il porto sicuro all’interno del quale il DMCA protegge gli intermediari della comunicazione, un Isp deve:

adottare e ragionevolmente attuare, e informarne gli abbonati e i titolari degli account, una politica che prevede l’esclusione in determinate circostanze dei sottoscrittori e dei titolari degli account del sistema o dei servizi di rete del provider che si pongano come trasgressori recidivi”.

Per Comcast l’affiancamento delle disposizioni del DMCA con quelle del Copyright Alert System aprirebbe la strada alle disconnessioni e senza bisogno dell’ordine di un giudice, con l’Isp che finisce per assumere una posizione ancor più netta rispetto a quella di At&t. Ma sono gli stessi confini della recidività ad essere ancora incerti. Per essere precisi, la posizione di Comcast nei confronti dei suoi utenti in passato è stata anche caratterizzata da un certo garantismo, come quando, nel giugno 2010, portò in tribunale Perfect 10, una casa di produzione specializzata in contenuti per adulti che chiedeva al provider i dati di alcuni netizen sospettati di violazione di copyright. Una pratica considerata illecita dall’Isp, che scontava il verdetto favorevole di un giudice dell’Illinois. Tornando al regime del “Six strikes”, invece, esso ha iniziato il suo percorso nel luglio del 2011 con l’accordo tra RIAA, MPAA e i principali Isp statunitensi per far sì che gli utenti sorpresi a scaricare file illegalmente venissero avvertiti con avvisi che iniziano con un ammonimento, proseguono con notifiche “educative” (come la promozione di strade legali per l’acquisizione di materiale) ed in caso di recidività arrivano al rallentamento del traffico. Ovviamente, polemiche e proteste non sono mancate  e di sicuro non mancheranno. È nell’aprile 2012 che è entrato in scena  il Center for Copyright Information per la gestione dell’implementazione del Copyright Alert System. Tra il gennaio e il febbraio 2013 Verizon era pronto  a fare il primo passo. 4 ottobre 2013

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