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Antipirateria, il ministro della Cultura inglese avverte Google, Microsoft e Yahoo: “Basta link a siti illegali”

Sajid Javid

“Abbiamo scritto insieme al ministro del Commercio Vince Cable a Google, Microsoft e Yahoo chiedendo loro di lavorare con noi per eliminare i risultati di ricerca che rimandano le persone a siti illegali, e voglio essere chiaro in merito: se non dovessimo vedere progressi reali, saremmo pronti a prendere iniziative legislative”. La stoccata ai titolari dei motori di ricerca arriva da Sajid Javid, ministro della Cultura inglese, in un intervento davanti all’assemblea generale della British Phonographic Industry (BPI).

“Stando ai dati dell’OFCOM – ha affermato Javid – in un solo trimestre dello scorso anno quasi duecento milioni di brani sono stati consumati illegalmente. Un numero enorme, al quale si sommano i 100 milioni di giochi, film e libri piratati nello stesso periodo. So che molti affermano che il genio della Proprietà Intellettuale sarebbe uscito dalla bottiglia e sarebbe ormai impossibile rimetterlo dentro, ma io non sono d’accordo: la violazione di copyright è un furto, puro e semplice, ed è per noi vitale lavorare per ridurne la portata lavorando con le industrie creative affinché alla repressione non si affianchi un soffocamento della libertà creativa e della circolazione dei contenuti”. Si conferma dunque l’attivismo  in chiave antipirateria delle istituzioni britanniche, che in attesa di sviluppi in merito al Digital Ecnomy Act (Dea) hanno inanellato, nell’ultimo anno, una serie di iniziative. Nel settembre 2013 il premier David Cameron nominava Mike Weatherley come special advisor sui temi della proprietà intellettuale, mentre era da poco diventata operativa la London Police Intellectual Property Crime Unit (Pipcu), subito distintasi per diverse azioni ad effetto.

Sajid Javid
Sajid Javid
E proprio sulla Pipcu Javid ha speso parole di elogio: “Abbiamo dato alla Unit 2,5 milioni di sterline di finanziamento ed è la prima al mondo nel suo genere. Gli agenti stanno lavorando al fianco di organizzazioni come la BPI sulla Infringing Website List, un elenco che identifica i siti che deliberatamente e costantemente violano il copyright, così da permettere proprietari di brand di evitare la pubblicità sui loro spazi. Un progetto pilota ha visto calare del 12% la pubblicità in arrivo da grandi marchi, quelli che finiscono per dare un aspetto di legittimità a siti illegali. È un piccolo primo passo, ma col tempo fornirà un valido strumento per rendere le violazioni di copyright un business molto meno redditizio, e questo è il modo migliore per fermare i pirati”. Parole che ribadiscono dunque la strategia del follow the money a più riprese rilanciata dallo stesso Weatherley. “I truffatori del copyright non amano la musica – ha chiosato Javid – ma i soldi. Toglietegli quelli e gli avrete tolto la ragion d’essere. Ma è un percorso nel quale le istituzioni e l’industria devono avere l’appoggio e la partnership degli operatori tecnologici come Google, Microsoft e Yahoo”. Poche settimane fa nel Regno Unito ricevuto il battesimo ufficiale Creative Content Uk, partnership varata tra Internet Service Provider d’oltre Manica e industria dell’intrattenimento che prevede una campagna mediatica di sensibilizzazione affiancata all’invio di copyright alert in base ai quali gli abbonati ai provider britannici riceveranno un avviso quando tramite il loro account verranno messe in atto violazioni di diritto d’autore. Le missive saranno accompagnate dall’indicazione di spazi nei quali fruire di materiale legale. LEGGI Antipirateria, dalla polizia di Londra nuove lettere ai registar: “Riconsiderate il rapporto con chi infrange la legge” Antipirateria, copyright alert anche nel Regno Unito Antipirateria, l’appello della polizia di Londra agli inserzionisti: “Non finanziate certi siti”. Intanto crescono le violazioni da mobile Pirateria in Uk, l’advisor di Cameron: “Il bastone nei confronti degli Internet Service Provider che agevolano l’illegalità 3 settembre 2014

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