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Scontro Ue – Google: il nodo dell’ecosistema mobile

Il Prof. Alberto Gambino, Prorettore dell’Università Europea di Roma e Presidente dell’Accademia Italiana del Codice di Internet (Iaic), intervenendo ieri al Convegno dell’Istituto Bruno Leoni su “Le regole della concorrenza nel mercato digitale” – in cui è stato presentato il paper “EU Antitrust Vs. Google” di Diego Zuluaga e Andrea Varsori – ha commentato le anticipazioni sull’indagine promossa dalla DG Concorrenza della Commissione europea sulla piattaforma Android. “Quando non vengono imposti ai produttori di smartphone contratti di esclusiva né obblighi di pre-installazione delle applicazioni, i dubbi su possibili alterazioni della concorrenza perdono consistenza. Mi sentirei di escludere dunque modificazioni capaci di compromettere o comprimere la libertà del mercato nell’ecosistema dell’economia mobile”, ha osservato il Prof. Gambino. Il sistema operativo Android, finito sotto la lente di ingrandimento della Commissione Europea, è, infatti, un sistema open source e gratuito caratterizzato da un elevato livello di personalizzazione e di flessibilità sia dal punto di vista dei consumatori che dei produttori. I consumatori possono scaricare liberamente qualsivoglia tra le oltre 50 miliardi di app presenti su Android come sul negozio digitale di Apple: WhatsApp, Instagram, Spotify per citare alcune tra le più popolari. I produttori, dal canto loro, possono pre installare sui telefoni svariate app quali Amazon,  Facebook, Microsoft o quelle di altri operatori mobili meno conosciuti e scegliere se caricare la suite di Google app. Una vera e propria “App economy”, come è stata ribattezzata per l’ampiezza delle sue dimensioni, ha avuto modo di crescere e modificarsi, consentendo agli sviluppatori di guadagnare, solo nel Vecchio Continente, 10,2 miliardi di euro (la cifra a livello mondiale è di 36,5 miliardi di euro) e di guardare al nuovo passaggio tecnologico incentrato sul un maggiore sviluppo dell’interfaccia e dell’usabilità delle app ed alla diversa frontiera dei bot, vale a dire una più stretta modalità di interazione tra utenti, aziende e servizi in grado di rivoluzionare gli acquisti online e finanche la lettura delle notizie. Con il suo Statement of objections, cioè il primo passo della procedura di contestazione formalizzata questa mattina, la Commissione Europea  contesta, invece, «restrizioni imposte ai produttori di smartphone e tablet Android e agli operatori di telefonia mobile». Secondo l’Esecutivo Ue, Google ha portato avanti una strategia per dispositivi mobili volta «a preservare e rafforzare la posizione dominante nel settore della ricerca generica su Internet». Smartphone e tablet rappresentano oltre la metà del traffico globale su internet e la loro quota è destinata ad aumentare ulteriormente in futuro. In Europa e nel mondo circa l’80% dei dispositivi mobili intelligenti usa Android. Secondo la Commissaria per la Concorrenza Margrethe Vestager, “il comportamento di Google nega ai consumatori una scelta più ampia di servizi e di applicazioni mobili e inibisce l’innovazione da parte di altri attori, in violazione delle norme antitrust dell’UE. Ora Google – conclude la Commissaria – ha l’opportunità di rispondere alle riserve della Commissione”. Non si è fatta attendere la risposta di Mountain View che, con Kent Walker, Senior Vice President & General Counsel di Google, ha ricordato come «Android abbia contribuito allo sviluppo di un ecosistema rilevante – e, ancora più importante, sostenibile – basato su un software open source e sull’innovazione aperta. Saremo felici di lavorare con la Commissione Europea per dimostrare che Android è un bene per la concorrenza ed è un bene per i consumatori». «I nostri accordi con i partner sono interamente su base volontaria –  ha evidenziato ancora Walker – chiunque può usare Android senza Google. Grandi aziende come Amazon lo fanno”. «Diverse autorità hanno concluso che gli utenti possono facilmente scaricare e usare applicazioni concorrenti come pure cambiare il motore di ricerca impostato sul loro dispositivo mobile» aggiunge Walker. «Questo non è dovuto al caso – conclude- abbiamo ideato il nostro software per promuovere la libertà di  scelta del produttore e del consumatore. E funziona allo stesso modo in tutto il mondo, Europa inclusa».   20 aprile 2016

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