La Commissione Europea ha avviato una consultazione pubblica nell’ambito dell’iniziativa GreenData4All, con l’obiettivo di raccogliere…
Tra allarmi e regolamenti, sul cyberbullismo siamo solo all’inizio

È la sensazione che si ricava ascoltando il dibattito andato in onda poche ore fa su Radio Radicale; per Antonio Amendola, consigliere del Vice Ministro allo Sviluppo Economico Catricalà, “il codice contro gli abusi appena varato non di risolve i problemi, ma aiuta”, mentre per Francesca Comunello, professore di Internet Studies alla Sapienza di Roma, “non esiste il cyberbullismo, ma il bullismo” e per la giornalista Arianna Ciccone “occorre andare alla radice dei fenomeni, e quella non è tecnologica”
Bozza regolamento anti #cyberbullismo, per partecipare a consultazione pubblica si può scrivere a antonio.amendola@mise.gov.it — PresiperilWeb (@PresiperilWeb) 19 Gennaio 2014
“Di sicuro – ha affermato Comunello – esiste in determinati ambienti e circostanze una riduzione della percezione della responsabilità individuale, ma non si può demonizzare un mezzo. Il grande pericolo legato alla tecnologia è la persistenza di ciò che scriviamo in rete, perché scripta manent. Inoltre il fenomeno del bullismo è più esteso offline di quanto non lo sia online, anche se la scala di misurazione dei due fenomeni è spesso diversa. Di sicuro l’alfabetizzazione alle nuove tecnologie è una grande aiuto per difenderci da certi fenomeni, ma in Italia è ancora troppo bassa”. “Il mio timore – è il dubbio sollevato da Sarzana – è che lo sforzo orientato a definire un fenomeno possa essere frustrato dall’evoluzione del fenomeno stesso. Detto in altre parole, si rischia di finire il lavoro quando lo scenario è già cambiato”. Una chiosa alla quale Amendola risponde che “il tavolo dal quale arriva il codice è infatti in perenne evoluzione; chi vi siede intorno dà la propria disponibilità ad aggiornare continuamente ogni provvedimento alla luce della nuova situazione. Il codice, non risolve il problema, ma aiuta, non vuole sostituirsi a famiglia e insegnanti, ma affiancarli”. Quello dell’educazione è il focus dell’intervento di Ciccone: “Il problema è quello che origina offline, vita reale e vita digitale non sono distinte, ma rappresentano un continuum. La cosa importante è arrivare all’origine di queste manifestazioni di prevaricazione, e quindi porsi domande sulle cerchie di amicizie, sui compagni di scuola, sui membri della famiglia di chi è bersaglio di certi comportamenti. Occorre educare, non limitarsi a rimuovere i post”. Il disaccordo di Amendola (“le frecce del bullismo con le nuove tecnologie vengono lanciate in ogni momento, senza sosta, senza tregua”) è accompagnato da una chiosa sul codice in consultazione pubblica: “Il testo contiene al momento disposizioni come le due ore di tempo per la rimozione, che risulta più come provocazione e segnale che come misura realmente attuabile”.
@fcomun @EPietrafesa @PresiperilWeb @RosaBorgognoni fra poco anche i nuovi dati di @netchildren (11 febbraio) — giovanna mascheroni (@giovannamas) 19 Gennaio 2014
Immagine in home page: Larena.it 20 gennaio 2014