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Ricerca di informazioni sanitarie online: un’abitudine per sei europei su dieci

Oltre il 75% degli europei pensa che su Internet si possano trovare preziose informazioni in materia di salute e sanità, una ricerca che è così un’abitudine per sei cittadini su dieci, con la percentuale che sale all’80% nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 39 anni. Sono alcuni dei dati fotografati nel report dell’EurobarometroEuropean citizens’ digital health literacy“, frutto di 26.566 interviste condotte nel settembre scorso all’interno del “eHealth Action Plan 2012-2020“. Alimentazione, attività fisica e ricadute del fumo sulla salute sono alcune delle aree nelle quali si concentra la ricerca degli utenti del Vecchio Continente, che si dicono soddisfatti di ciò che riescono a reperire online nel 90% dei casi. Per chi non ha invece tratto beneficio dalla ricerca, le motivazioni vanno trovate soprattutto nella poca affidabilità di quanto consultato (50% dei casi) e nella percezione di un interesse commerciale celato dietro le informazioni (48%). Il gap tra fruitori e non all’interno dell’Unione viaggia su due direttrici principali: l’area geografica di provenienza e il livello di istruzione. Sul primo fronte, al 73% percento di olandesi a caccia di informazioni sanitarie online si contrappone un 49% di maltesi, con l’Italia che si allinea invece perfettamente alla media continentale. Sul secondo fronte, una formazione di livello superiore è associata a percentuali di cittadini-pazienti online del 71%, valore che scende vertiginosamente al 23% per chi ha terminato gli studi prima dei 15 anni. Alla luce di una così elevata attività di ricerca online di informazioni legate alla salute risulta ancor più importante la messa a punto di canali di comunicazione e piattaforme di informazione affidabili e professionali, così da garantire ai cittadini tutti i benefici dei nuovi strumenti eludendo informazioni errate o frammentarie spesso foriere di cybercondria. Necessario appare, di conseguenza, il collegamento diretto con i professionisti, un bisogno che emerge già ora: il 40% di coloro che navigano alla ricerca di informazioni sanitarie online finisce per prendere appuntamento da un medico. Il percorso di alfabetizzazione alle tecnologie di eHealth deve dunque coinvolgere tutte le parti in causa, e in questo senso sono diversi i progetti attualmente finanziati dall’Unione in tal senso, da Irohla a ENS4care fino a CAMEI, in un percorso che si arricchisce di nuovi strumenti grazie all’esplosione dei dispositivi mobili; in tal senso, è attesa a breve la pubblicazione del Libro Verde sul mHealth. CONSULTA la rubrica di DimtE-Health: diritto sanitario e nuove tecnologie” a cura di Vittorio Occorsio LEGGI “La sanità elettronica nella gestione delle aziende sanitarie alla luce delle recenti modifiche normative” all’eHealth Conference di Roma mHealth, al via la consultazione pubblica europea. La Commissione: “Nel 2017 risparmi per 99 miliardi di euro” App mediche, il Garante privacy: “Servono migliori informative e più trasparenza nell’uso dei dati degli utenti” Remote patient monitoring, ricavi per quasi 20 miliardi di euro entro il 2018. E una nuova spinta verso il “Pay-for-performance” I medici britannici visiteranno i pazienti via Skype “Senza banda ultralarga e mercato unico Tlc non ci sarà eHealth”, il commissario Kroes sulla sanità digitale. Mentre il mobileHealth viaggia verso i 17 miliardi di euro per il 2017” eHealth in Europa: il bilancio della Commissione. Kroes: “Assurdo che solo 9% degli ospedali permetta accesso a cartelle online” 3 dicembre 2014

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