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Iran, Montanino: “Fine delle sanzioni è una buona notizia. Ecco perché”

Andrea Montanino

Andrea Montanino“La fine delle sanzioni relative al programma nucleare dell’Iran è certamente una buona notizia. Per molte ragioni”. Andrea Montanino, ex esecutivo dell’Fmi per l’Italia, ha affidato alle colonne de La Stampa del 28 gennaio le sue riflessioni sull’accordo con Teheran: “In primo luogo, si riconosce che non c’è più la minaccia nucleare, e questo rende il mondo un po’ più sicuro. In secondo luogo, facilita il reinserimento dell’Iran nella comunità internazionale assegnandogli un ruolo in un’area attraversata da molte tensioni e dove è importante avere più alleati possibile. È anche una buona notizia perché faciliterà la ripresa economica del Paese, riducendo le tensioni sociali interne e quindi favorendo una maggiore stabilità: è noto che laddove l’economia non tira e aumenta la disoccupazione, aumentano anche le tensioni, che possono sfociare in terrorismo. Non è un caso che a seguito della grande recessione sia sorto l’Isis, che paga un salario a manodopera (possiamo chiamarla così?) altrimenti non occupata”. “Ricominceranno poi le esportazioni di petrolio, circa un milione di barili al giorno in più che approderanno sui mercati internazionali, secondo la Banca Mondiale”, prosegue Montanino: “L’eccesso di offerta potrebbe però far scendere ulteriormente i prezzi fino addirittura a 10 dollari al barile secondo le valutazioni sia della Banca Mondiale che del Fondo Monetario Internazionale, vanificando gli effetti benefici sui conti iraniani. In terzo luogo, l’Iran attrarrà investimenti per ricostituire le sue infrastrutture, obsolete dopo anni di sanzioni internazionali. È una grande occasione per le imprese italiane, se agiranno con prudenza. Va infatti chiarito che non si tratta della fine delle sanzioni all’Iran, ma solo di quelle relative al programma nucleare. Come ha ribadito la Casa Bianca, rimangono in vigore le sanzioni relative al terrorismo, alla mancanza dei diritti umani e alle attività missilistiche: ogni valutazione da parte delle imprese italiane di cominciare a investire o a esportare in Iran dovrà tenere conto delle sanzioni ancora attive che colpiscono individui e società iraniane e che continueranno ad applicarsi. Così come rimangono soggetti ai regimi sanzionatori le imprese finanziarie europee con entità giuridiche negli Stati Uniti”. “Insomma, il quadro è complesso ed è per questo che il Dipartimento del Tesoro americano si è premunito di pubblicare sul suo sito, lo stesso giorno della fine delle sanzioni, delle dettagliate linee guida per indirizzare le imprese americane e europee: nelle stesse linee guida si fa riferimento esplicito a diversi settori quali le assicurazioni, la finanza, l’energia, il trasporto marittimo, l’informatica, il settore automobilistico. Ogni errore potrebbe costare caro alle aziende italiane, che si troverebbero in difficoltà con gli Stati Uniti, il primo mercato extra Ue per i nostri beni. Certo è che le imprese europee avranno un certo margine di vantaggio rispetto a quelle statunitensi, alle quali, di fatto, rimane ancora precluso il mercato iraniano. Ma non è detto che si riuscirà a sfruttare. Oltre agli aspetti specifici legati al regime delle sanzioni, va infatti tenuto conto che l’Iran è, secondo indicatori internazionalmente riconosciuti, tra i Paesi più complessi con i quali intraprendere relazioni di business […] L’apertura dell’Iran offre importanti prospettive di business, e queste vanno colte da parte delle aziende italiane. Il fatto che la prima visita all’estero del presidente Rohani sia stata a Roma con il presidente Renzi è di grande significato e faciliterà le aziende italiane che vorranno affacciarsi a Teheran. È importante evitare passi falsi che indispettirebbero gli americani e usare grande prudenza, sapendo di inoltrarsi in un Paese che per troppi anni è stato lontano dagli standard internazionali”. 29 gennaio 2015

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