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Google e i link “pirata”, boom di takedown: oltre duecento milioni di rimozioni dall’inizio del 2013

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Sempre più pressanti e numerose le richieste avanzate dai detentori di copyright americani nei confronti di Google. Stando alle statistiche elaborate da TorrentFreak sulla base dei report settimanali dell’azienda, dall’inizio del 2013 il motore di ricerca di Mountain View avrebbe rimosso oltre duecento milioni di risultati riferiti a contenuti segnalati come illeciti, un numero destinato ad arrotondare il quarto di miliardo entro la fine dell’anno. Le richieste, avanzate nel quadro del “notice and takedown” disciplinato dal Digital Millennium Copyright Act, hanno come principali protagoniste le associazioni dell’industria musicale RIAA e BPI e scontano un trend di crescita impressionante; se nel 2011 le richieste non avevano raggiunto i dieci milioni, infatti, lo stesso dato viaggiava già verso i 50 milioni alla fine dell’anno successivo, per quintuplicare in quello in corso. Il consenso alla rimozione dei risultati di ricerca da parte di Google sarebbe arrivato nel 99% dei casi. google-dmca1   Il maggiore bersaglio delle richieste è il motore di ricerca per file ospitati su siti terzi FilesTube, una circostanza non secondaria per la visibilità della piattaforma; le policy antipirateria introdotte da Google nell’agosto 2012, infatti, introducono una modifica degli algoritmi di ricerca che spinge un sito tanto più in basso nei risultati quanto più alto è il numero di segnalazioni di violazioni di copyright ad esso riferite.

I dati sulle richieste ricevute da Google nell'ultimo mese
I dati sulle richieste ricevute da Google nell’ultimo mese
Una misura che arrivò dopo mesi di braccio di ferro tra le major e il colosso di Mountain View, più volte accusato di non collaborare abbastanza con l’antipirateria a stelle e strisce e ancora nelle mire di chi pretende di più dall’azienda nella lotta contro i pirati della rete. Come Brad Buckles, vicepresidente esecutivo dell’antipirateria di RIAA, secondo il quale “ogni giorno Google produce nuovi risultati di ricerca in un trend crescente, mentre noi usiamo un secchio per svuotare l’oceano del downloading illegale”. Facile dunque pensare che la curva delle richieste di takedown sia destinata ad impennarsi ulteriormente e questo anche a dispetto di alcuni paradossali errori recentemente occorsi negli invii a Google. Nel maggio 2013, ad esempio, le major di Hollywood intimavano al motore di ricerca di rimuovere dai risultati i link ad un documentario ospitato su The Pirate Bay rivelatosi essere un contenuto di proprietà di altre persone e distribuito in Creative Commons, un pastrocchio figlio delle richieste generate in serie a mezzo keywords. Fa sorridere invece l’errore di Microsoft che, proprio per la generazione automatica delle lettere con un sistema basato su specifiche parole, è arrivato a chiedere a Google di rimuovere i link di alcune pagine che ospitavano materiale di proprietà dell’azienda; peccato che quelle pagine erano tutte del sito ufficiale di Redmond.

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