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5G, l’Italia è tra i pionieri: ma la vera sfida è la competitività

L’Italia è uno dei paesi in cui le persone sono meno contente delle infrastrutture nazionali. E se questo risultato può non sorprendere in senso generale, quando sono incluse anche le strade, è significativo che valga la stessa cosa pure se ci si limita al solo campo delle infrastrutture tecnologiche: la media globale del tasso di soddisfazione si assesta sul 55%, mentre l’Italia è ferma al 40%.

È questo il dato da cui ha preso il via il sesto appuntamento di Trends 2020, la serie di otto eventi che Wired Italia e Ipsos organizzano per il terzo anno consecutivo. Tema della serata sono state, per l’appunto, le telecomunicazioni e le infrastrutture.

“Ciò che va compreso”, ha spiegato il Ceo di Ipsos Nicola Neri al Milano Luiss Hub for makers and students, “è se effettivamente il problema risieda nelle infrastrutture in sé, se sia addirittura più ampio e profondo, o se invece si tratti solo di una percezione errata“. Una discussione approfondita dalla collega Nora Schmitz, che in Ipsos è Head Audience Measurement e Media Development, a partire da quei parametri oggettivi che ci dicono che l’Italia è tecnologicamente al passo con i tempi in tema di infrastrutture.

“In termini di connessione a banda larga, sia fissa sia mobile, abbiamo non solo colmato il gap con gli altri Paesi comunitari, ma siamo sopra la media europea“, ha spiegato Schmitz. “Addirittura nel caso del 5G sfioriamo il pionierismo, con le sperimentazioni d’avanguardia in corso in Italia”.

Se proprio un problema deve esserci, questo non sta negli impianti o nell’accessibilità, ma nell’uso che viene fatto del digitale in senso evoluto: 3 italiani su 10 non adoperano regolarmente la rete, e 5 su 10 non possiedono nemmeno le competenze digitali di base. Secondo Schmitz, “la vera sfida, ormai improcrastinabile per l’Italia, non è la connettività ma la competitività. Vale a dire, bisogna generare la domanda di massa del digitale”

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