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Tecnologia e vita, economia e ambiente, fragilità e migranti: non solo tema divorziati nella relazione del Sinodo sulla famiglia

Una partecipata attesa ha accompagnato il percorso di stesura della relazione che i Vescovi riuniti per il Sinodo sulla famiglia hanno consegnato a Papa Francesco al termine della XIV Assemblea generale ordinaria sul tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. Dalla riflessione che ha avuto luogo tra il 4 e il 25 ottobre scorsi sono emerse indicazioni orientate a rispondere, tra gli altri, ad alcuni importanti interrogativi aperti dal progresso tecnologico, come quelli sulla procreazione umana; si legge infatti al punto 33: “La rivoluzione biotecnologica nel campo della procreazione umana ha introdotto la possibilità di manipolare l’atto generativo, rendendolo indipendente dalla relazione sessuale tra uomo e donna. In questo modo, la vita umana e la genitorialità sono divenute realtà componibili e scomponibili, soggette prevalentemente ai desideri di singoli o di coppie, non necessariamente eterosessuali e regolarmente coniugate. Questo fenomeno si è presentato negli ultimi tempi come una novità assoluta sulla scena dell’umanità, e sta acquistando una sempre maggiore diffusione. Tutto ciò ha profonde ripercussioni nella dinamica delle relazioni, nella struttura della vita sociale e negli ordinamenti giuridici, che intervengono per tentare di regolamentare pratiche già in atto e situazioni differenziate. In questo contesto la Chiesa avverte la necessità di dire una parola di verità e di speranza. Occorre muovere dalla convinzione che l’uomo viene da Dio e vive costantemente alla Sua presenza: «La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l’azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente» (Congregazione della Dottrina della Fede, Istruzione Donum vitae, Introd., 5; cf. Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, 53)”. Su un fronte più ampio, importante l’attenzione sulle condizioni economiche che permettono effettivamente di costruire e vivere una serena condizione familiare (“Le coercizioni economiche escludono l’accesso delle famiglie all’educazione, alla vita culturale e alla vita sociale attiva. L’attuale sistema economico produce diverse forme di esclusione sociale […] Politiche familiari adeguate sono necessarie alla vita familiare come condizione di un avvenire vivibile, armonioso e degno), così come centrale appare il nucleo familiare un percorso di promozione di quella cultura ecologica con forza auspicata anche dal Pontefice nella sua Enciclica Laudato si’. Rilevante anche il ruolo di un nucleo familiare forte nei confronti dei soggetti deboli, siano essi le persone con disabilità, “in cui l’handicap, che irrompe nella vita, genera una sfida, profonda e inattesa, e sconvolge gli equilibri, i desideri, le aspettative”, siano essi i migranti, i profughi e i perseguitati che lasciano la loro terra in cerca di un futuro migliore. A questi ultimi il documento riserva indicazione chiare: “Siamo tutti dei pellegrini. Questa convinzione deve suscitare in noi comprensione, apertura e responsabilità davanti alla sfida della migrazione, tanto di quella vissuta con sofferenza, quanto di quella pensata come opportunità per la vita […] L’incontro con un nuovo paese e una nuova cultura è reso tanto più difficile quando non vi siano condizioni di autentica accoglienza e accettazione, nel rispetto dei diritti di tutti e di una convivenza pacifica e solidale. Questo compito interpella direttamente la comunità cristiana: la responsabilità di offrire accoglienza, solidarietà e assistenza ai rifugiati è innanzitutto della Chiesa locale» (Pontificio Consiglio Cor Unum e Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, I Rifugiati, una sfida alla solidarietà, 26)”. Infine, la responsabilità nel governo della società: “È indispensabile che le famiglie, attraverso il loro aggregarsi, trovino le modalità per interagire con le istituzioni politiche, economiche e culturali, al fine di edificare una società più giusta. Per questo vanno sviluppati il dialogo e la cooperazione con le strutture sociali, e vanno incoraggiati e sostenuti i laici che si impegnano, come cristiani, in ambito culturale e socio-politico. La politica deve rispettare in modo particolare il principio della sussidiarietà e non limitare i diritti delle famiglie. È importante a tal proposito considerare la “Carta dei diritti della Famiglia” (cf. Pontificio Consiglio per la Famiglia, 22 ottobre 1983) e la “Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo” (10 dicembre 1948). Per i cristiani che operano in politica l’impegno per la vita e la famiglia deve avere la priorità, giacché una società che trascura la famiglia ha perduto la sua apertura al futuro. Le associazioni familiari, impegnate nel lavoro comune insieme a gruppi di altre tradizioni cristiane, hanno tra i loro scopi principali, tra gli altri, la promozione e la difesa della vita e della famiglia, della libertà di educazione e della libertà religiosa, dell’armonizzazione fra il tempo per il lavoro e il tempo per la famiglia, la difesa delle donne nel lavoro, la tutela dell’obiezione di coscienza”.

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26 ottobre 2015

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