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Negli abissi del “Deep Web”

Scarica Il Podcast Della Puntata Di Domenica 10 Novembre 2013
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“Mercati neri popolati da volti schermati”. È così che si è aperta la puntata di domenica 10 novembre di “Presi per il Web”, trasmissione di Radio Radicale condotta da Marco PerducaMarco Scialdone e Fulvio Sarzana con la collaborazione di Marco Ciaffone e Sara Sbaffi. Al centro dell’appuntamento le caratteristiche di quella parte sommersa della rete all’interno della quale avviene la compravendita proibita di armi, stupefacenti, documenti falsi. Argomento di sempre più stretta attualità, se si pensa che ad ottobre fa l’Fbi ha smantellato la più grande piazza di compravendita di beni proibiti della rete, Silk Road, i cui amministratori in poco tempo l’hanno riportata in vita in versione 2.0 con tanto di irriverente ironia grafica sul takedown operato dai federali e di nuovi meccanismi di protezione dei clienti sbandierati senza timori. Il tutto mentre le autorità americane arrestavano un uomo per la vendita di una pistola su un altro mercato fuorilegge, Black Market Reloaded, allargando così il fronte degli obiettivi dai soli amministratori delle piattaforme a chi le popola. Una guerra complicata dai sempre più sofisticati meccanismi di anonimato sfruttati da questi soggetti e dall’utilizzo dei Bitcoin, la moneta elettronica in merito alla quale le regole sono ancora in gran parte da scrivere. Ma cos’è nello specifico questa “dark net”? A rispondere a questa domanda Franco “Hostfat”, che segue l’ambiente e le comunità p2p dal tempo di eDonkey2000 ed è moderatore per la sezione italiana del forum ufficiale di Bitcoin, e Francesco Paolo Micozzi, avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie. iceberg-poster“In Italia – ha affermato “HostFat” – c’è molta meno attenzione che all’estero rispetto al fenomeno Bitcoin, siamo semplicemente un Paese più anziano legato alla carta-moneta. Il Bitcoin è nato nel 2009 quando un ingegnoso personaggio ha creato il progetto tramite un protocollo avanzato che rende possibile generare un determinato numero di monete in modo che sia la stessa comunità messa a rete ad evitare che vengano generate monete dal nulla. Avendo la certezza che questi oggetti non sono ricopiabili – ha continuato – diventano oggetti rari e acquistano valore. Esiste un database condiviso tra tutti i nodi collegati alla rete e quindi c’è sempre la possibilità di verificare il numero di unità in circolazione, che non può aumentare. Una delle critiche che si fa ai Bitcoin e che il loro valore è volatile, ma questo dipende dal fatto che il mercato è piccolo; quando si allargherà si stabilizzeranno anche questi valori”. Micozzi ha analizzato la posizione legale di chi naviga in anonimato: “Utilizzare strumenti di anonimizzazione e accedere a determinate piattaforme non è, in linea generale, un comportamento illecito. Anzi, potremmo affermare che l’anonimato sia un diritto. Allo stesso modo, accedere ad un sito vietato in Italia non è un reato, a meno che non sia un sito di pedopornografia. I problemi, appunto, nascono solo in determinate casistiche, ad esempio per coloro i quali hanno ricevuto un avviso orale che impedisce loro l’utilizzo di chiavi di crittografia; in quel caso anche la mera detenzione di strumenti di anonimizzazione configurerebbe un reato. Senza contare, ovviamente, chi entra in determinate piattaforme con l’intenzione di commettere un reato. Tuttavia – ha chiosato in conclusione Micozzi – dobbiamo evitare che l’enfatizzazione di alcune dinamiche o episodi di cronaca si risolva in una volontà regolatoria che rischia di criminalizzare la tecnologia e non il suo utilizzo distorto. Negli anni scorsi abbiamo visto parlamentari tentare di mettere fuorilegge l’anonimato in quanto tale”. Foto: blog.gustavkaser.com

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