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La FCC di Wheeler rovescerà la net neutrality?

Tom Wheeler

Il nuovo capo della Federal Communications Commission apre alla possibilità che gli Isp facciano pagare a Netflix una tariffa per la fornitura di una corsia preferenziale per gli utenti: “Ci dirigiamo verso un mercato a due facce” A solo un mese dalla sua nomina al vertice della Federal Communications Commissione (FCC) Tom Wheeler issa una pesante spada di Damocle sulla neutralità della rete negli Stati Uniti. Wheeler ha infatti annunciato che vedrebbe di buon occhio l’imposizione di una tariffa da parte degli Internet service provider nei confronti di Netflix per la fornitura di una corsia preferenziale riservata agli utenti che volessero fruire con maggiore velocità e qualità dei contenuti audiovisivi messi a disposizione dalla piattaforma.

Tom Wheeler
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Stando a quanto riferisce ArsTechnica il numero uno della FCC avrebbe così apertamente messo in discussione le disposizioni dell’FCC Open Internet Order approvato nel 2010, quando a capo della Commission siedeva Julius Genachowski; nel testo si prevede il divieto per i fornitori di connessione a banda larga fissa di “discriminare senza ragioni il traffico degli utenti” e di predisporre accordi commerciali che prevedano canali pay-for-play che garantirebbero ad alcuni servizi la priorità su altri. Un’impostazione recentemente contestata in tribunale dall’Isp americano Verizon. Ora l’entrata a gamba tesa di Wheeler, che durante un intervento all’Università statale dell’Ohio ha affermato:  “Sono un convinto sostenitore del mercato. Penso che ci stiamo preparando a vedere un mercato a due facce dove Netflix potrebbe dire: ‘Bene, io pago per fare in modo che il mio abbonato possa ricevere la migliore trasmissione di questo film’ “. IL PERCORSO – È un cammino accidentato quello che negli ultimi undici anni si è sviluppato intorno alla neutralità della rete negli Stati Uniti. Nel 2002 il Cable Modem Order emanato dall’FCC sanciva l’uscita della banda larga dal novero dei servizi di telecomunicazione regolamentati dalla Commission classificandola genericamente come un “information service”. Tra anni dopo la conferma della norma da parte della Corte Suprema.
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Nell’aprile del 2010 il quadro veniva rafforzato dalla corte federale del distretto di Columbia, che con una decisione unanime dei tre giudici emetteva una sentenza secondo la quale l’FCC avrebbe abusato dei propri poteri quando nel 2008 aveva multato Comcast Corporation per aver deliberatamente rallentato il traffico Internet di alcuni consumatori che utilizzavano un programma di condivisione per scaricare file molto pesanti. Intanto venivano intentate diverse class action nei confronti di provider come RCN, con sede in Virginia, accusato di aver filtrato i contenuti del P2P senza avvertire gli utenti stessi; a RCN veniva così vietato il filtraggio del file sharing, ma solo per 18 mesi, termine oltre il quale avrebbe avuto la sola incombenza di dare comunicazione agli utenti sui diritti di gestione della banda che il provider riservava a se stesso. Altro dato rilevante è la tendenza che prendeva piede a stringere accordi extra-giudiziali. A metà del 2010 Comcast veniva invece condannato al pagamento dell’irrisoria somma di 16 dollari (spalmabili su due anni) per ogni utente potenzialmente vittima dei rallentamenti del file sharing, che aveva cioè sottoscritto un contratto col provider tra il primo di aprile 2006 e il 31 dicembre 2008. Per intenderci, i 16 milioni di dollari che il provider ha dovuto sborsare rappresentavano lo 0,07% dei ricavi incassati nei 30 mesi di riferimento. Un momento importante è stato, nel 2009, la nomina da parte di Barack Obama a capo dell’FCC di Julius Genachowski, favorevole all’impostazione di una rete libera e aperta e propenso a far rientrare la banda larga nella regolamentazione dei tradizionali servizi di telecomunicazione. Più che ribaltare il Cable Modem Order, Ganachowski spinse la Rete sotto le regole che avevano fino ad allora gestito i network telefonici, riconoscendo la componente di trasmissione dei servizi d’accesso al broadband come un più tradizionale servizio di telecomunicazione. Un anno dopo vedeva la luce l’Open Internet Order sopra menzionato. A chi giudicava e giudica superato l’approccio di una rete neutrale, soprattutto nel mondo del mobile, e ai provider e fornitori di contenuti che avevano intavolato accordi continuava a contrapporsi la visione di Genachowski e degli operatori spaventati dal riscio di essere relegati in una Internet di “serie B”. Nel settembre 2011 la FCC ribadiva le sue regole sulle neutralità in un documento in cui si parla di trasparenza su tutta la filiera, impossibilità di blocchi e divieto assoluto di irragionevoli discriminazioni tra i contenuti che passano sulle reti dei provider. L’ultimo capitolo della saga è così quello targato Wheeler, alle cui esternazioni hanno fatto seguito pesanti critiche di organismi come Public Knowledge PV, che per bocca di Michael Weinberg ha parlato di “endorsement contro la neutralità della rete che vorrebbe lasciare agli Isp il potere di scegliere i vincitori e i vinti dell’online”. Foto in home page: Webnews.it 6 dicembre 2013

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