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Whistleblowing e Pa, quali garanzie per i segnalanti? Coccagna (Anac): “Uno speciale protocollo tutela chi invia le email. Presto possibilità per tutti i cittadini”
“I dipendenti pubblici che inviano segnalazioni all’Autorità all’interno dell’istituto del whistleblowing sono protetti da uno speciale protocollo”. Così Barbara Coccagna, funzionario dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, e membro dell’unità operativa speciale che vigila sulle attività dell’Expo2015, intervenendo nel corso della puntata del 21 dicembre di “Presi per il Web“, trasmissione di Radio Radicale condotta da Marco Perduca, Marco Scialdone e Fulvio Sarzana con la collaborazione di Marco Ciaffone e Sara Sbaffi. Ad animare la discussione è stata la procedura con la quale si permette ai dipendenti pubblici di segnalare all’Anac episodi di corruzione di cui sono a conoscenza via email all’indirizzo whistleblowing@anticorruzione.it. “Questo istituto – ha spiegato Coccagna – è stato introdotto dalla legge 190/2012. Il nostro impegno è stato inserire l’Anac come destinatario delle segnalazioni che permettessero l’emergere di illeciti all’interno della Pa, e non parliamo solo di corruzione ma anche di mala gestione. Con la recente novella del 2014 è stato introdotto un inciso nella legge che prevede così l’Autorità come destinataria delle segnalazioni; la nostra prima iniziativa è stata appunto quella di istituire una casella di posta elettronica dedicata e riservata, una prima misura che prevede una tutela del segnalante tramite un protocollo riservato che dedica a questo tipo di email un trattamento diverso rispetto a tutte le altre segnalazioni. Si prevede infatti l’accesso a questa casella ad un ristretto e selezionato numero di dipendenti e viene scissa l’identità del segnalante dall’oggetto della segnalazione, che viene dunque trattata in forma anonima”. “Ma qui serve una precisazione – ha spiegato il funzionario Anac – perché il presupposto è che la segnalazione deve arrivare da un dipendente pubblico, e non può quindi essere totalmente anonima. Ma la riservatezza è comunque garantita a chi segnala anche qualora il materiale dovesse essere trasmesso alla Procura della Repubblica competente, alla quale indichiamo espressamente che bisogna applicare le tutele di legge a quel determinato caso, dall’anonimato alla garanzia che non verranno applicate misure discriminatorie sul luogo di lavoro nei confronti del segnalante. In ogni caso, quella della segnalazione via email è una prima misura alla quale stiamo cercando di dare carattere estensivo tramite una delibera di carattere generale sulla quale siamo al lavoro e che presto dovremmo chiduere. Inoltre, dal punto di vista tecnologico, ci stiamo attivando per individuare gli strumenti più adeguati per gestire non solo le segnalazioni provenienti dai dipendenti pubblici ma anche quelle dei cittadini”. Un punto di vista al quale ha fatto seguito un’osservazione critica di Fabio Pietrosanti, presidente del Centro Hermes per la Trasparenza e i Diritti Umani Digitali, il quale aveva già espresso dubbi sulla possibilità che le email fossero lo strumento più adatto a questi scopi: “Nei Paesi esteri nei quali lo strumento del whistleblowing è affermato, penso al Regno Unito, si utilizzano delle piattaforme per la raccolta delle segnalazioni che abilitano la possibilità di segnalare in forma anonima e dichiarare la propria identità in un secondo momento, ma soprattutto consentono di creare un filtro di qualifica delle segnalazioni. La critica che spesso viene mossa al whistleblowing è che sarebbe in realtà foriero di delazioni sul posto di lavoro, ma di sicuro c’è che se il filtro che si applica è un form nel quale si pongono domande strettamente circostanziate al posto dello spazio libero dell’email il fenomeno delatorio viene attaccato alla radice”. Ospiti della trasmissione anche il deputato del Movimento 5 stelle Francesca Businarolo, prima firmataria di un progetto di legge sul whistleblowing, Riccardo Magi, consigliere comunale a Roma e presidente dei Radicali Italiani, Cecilia Anesi, reporter co-fondatrice dell’Investigative Reporting Project Italy e tra gli animatori del progetto Expoleaks, Marco Calamari di GlobalLeaks, e Davide Del Monte, project officer di Transparency International Italia. 22 dicembre 2014