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L’assistente vocale di Amazon “testimone” in un processo per omicidio

In ogni rivoluzione c’è sempre una prima volta in cui accade qualcosa che sino al giorno prima nessuno avrebbe immaginato accadesse. E nella rivoluzione ormai imminente che porterà gli uomini a convivere con i robot di prime volte ce ne sono state e ce ne saranno tante.

Qualche settimana fa, in Florida, è stata la prima volta nella quale Alexa, l’assistente vocale di casa Amazon, è stata chiamata – si fa per dire – a testimoniare in un processo per omicidio. La polizia, infatti, ha chiesto al Giudice di ordinare a Amazon di fornirle le registrazioni di due Amazon Echo – gli speaker che danno voce ed orecchie ad Alexa – relative alle ore nelle quali, a seguito di una lite furibonda tra due coniugi, la moglie è morta.

È stato un drammatico incidente come sostiene ora il marito o si è trattato di un atroce delitto? Gli investigatori hanno identificato in Alexa un possibile testimone d’eccezione, un potenziale spettatore silenzioso di quanto accaduto all’interno delle quattro mura domestiche dove i due coniugi sarebbero stati altrimenti soli.

Oggi non più. E, domani, con la diffusione galoppante dell’internet delle cose, sempre di meno. Soli in casa, per davvero, nel bene e nel male non lo saremo più. Non è lontano – e, anzi, è già oggi così – il giorno in cui polizia e forze dell’ordine chiameranno a sfilare in Tribunale il nostro frigorifero o la nostra lavatrice connessi che potrebbero aver ascoltato qualcosa o qualcuno.

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Crediti immagine: Antonio Olmos

 

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