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Token blockchain per le opere d’arte, vantaggi e rischi

(Via Agenda Digitale)

Token e opere d’arte: la prima esperienza risale a giugno 2018. Il dipinto di Andy Warhol “14 Small Electric Chairs” è stato tokenizzato e venduto sulla piattaforma blockchain Maecenas Fine Arts. 

Maecenas è una piattaforma ad iscrizione libera, in cui – tuttavia – solo gli investitori istituzionali (banche, fondi d’investimento etc.) possono utilizzare valute correnti di tipo tradizionale, mentre, un investitore semplice per potere accedere ai servizi offerti dalla piattaforma, dovrà necessariamente ricorrere a monete virtuali quali Ethereum, Bitcoin o ArtCoin, e possedere un portafoglio di criptovalute per un valore minimo di 50.000 dollari. I proprietari di opere d’arte, invece, hanno la possibilità di inserire i propri pezzi sulla piattaforma Maecenas, pagando una commissione del 6% sul valore di ciascuna opera.

Gli utenti, quindi, hanno a propria disposizione un vero e proprio listino su cui vengono riportate tutte le informazioni e le caratteristiche relative alle opere su cui intendono investire. Le opere tokenizzate sono vendute attraverso aste al ribasso (cd. aste olandesi) per un periodo di tempo predeterminato dai gestori della piattaforma, al termine del quale l’algoritmo su cui è imperniata l’intera architettura della piattaforma suddivide l’opera in azioni che vengono assegnate agli utenti vincitori. Il 51% di tali azioni rimane in possesso del proprietario originario, assicurando al contempo agli altri azionisti di godere del relativo diritto di sfruttamento economico. Al termine dell’asta, quindi, vengono emessi automaticamente dei certificati azionari che possono essere oggetto di trading tra gli stessi partecipanti: la vendita risulterà gratuita mentre l’acquisto comporta una commissione a carico dell’acquirente. Nel caso di “14 Small Electric Chairs” l’opera, valutata 5,6 milioni di dollari, veniva “parzialmente” venduta a più acquirenti (circa 800 partecipanti all’asta), per una quota complessiva pari al 31,5%, ad un importo di 1,7 milioni di dollari. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma anche l’opera d’arte, appunto.

La tokenizzazione è una sorta di cartolarizzazione di beni, in questo caso, di un’opera d’arte. Tale procedimento prevede la conversione di tutti o parte dei diritti di proprietà sull’opera in un token asset, un’informazione digitale con caratteristiche di sicurezza, trasferibilità e non duplicabilità. Ad oggi conosciamo diverse tipologie di token. I token di classe 1, fungono da semplici monete, non garantiscono diritti nei confronti di un soggetto terzo e possono essere scambiati liberamente. La loro funzione è esclusivamente quella di registrare l’esistenza di un determinato soggetto o oggetto sulla blockchain. I token di classe 2, al contrario, conferiscono ai proprietari una serie di diritti esercitabili nei confronti di soggetti terzi. Alcuni associano questa classe di token ai titoli di credito di cui all’. 1992 del codice civile, paragonandoli ad esempio a dei titoli azionari o anche obbligazionari. Più nello specifico questa categoria di token può essere utilizzata per pagamenti futuri, come titolo rappresentativo del diritto di proprietà su beni specifici e per accedere a servizi. Infine, i token di classe 3 hanno una funzione composita. Conferiscono infatti sia diritti di proprietà che altri diritti ancillari, quali diritti di voto o anche diritti economici.

Nel caso di Mecenas, ad esempio, la tipologia di token utilizzata è quella di classe 2 che viene quindi emesso su una piattaforma blockchain per poter essere scambiato. Tale negozio giuridico si conclude attraverso uno smart contract, ossia un contratto digitale eseguito in automatico all’interno della blockchain una volta soddisfatte determinate condizioni garantendo (promettendo di garantire n.d.r.) da eventuali frodi, possibili interferenze di terzi ed ulteriori problematiche legali. L’acquirente acquistando, quindi, tali token/quote dell’opera diventa proprietario non di un bene fisico ma di un certificato di proprietà digitale dell’opera d’arte.

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