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Bocciati tutti gli emendamenti contro Skype ai super boss

(via Il Fatto Quotidiano) Nomi di boss del calibro di Salvatore Messina Denaro (fratello di Matteo), Vito e Mariuccio Brusca, Mario Santafede, Antonio e Giuseppe Trigida potrebbero beneficiare di alcune nuove disposizioni del disegno di legge di iniziativa governativa “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento penitenziario”, licenziate dalla Commissione Giustizia della Camera, dopo il voto di fiducia al Senato.

Sono stati respinti, infatti, gli emendamenti, decine, delle opposizioni che miravano a scongiurare – con una formulazione meno vaga di quella del ddl – l’utilizzo di sistemi audiovisivi, tipo Skype, da parte di criminali sottoposti al 41bis o in regime di alta e media sicurezza “per favorire le relazioni familiari” direttamente dal carcere.

A lanciare l’allarme su quello che potrebbe prospettarsi come una sorta di teleworking criminale, l’associazione “Vittime del Dovere” che rappresenta i familiari di giudici, agenti, carabinieri uccisi o feriti. Il presidente Emanuela Piantadosi mette in guardia: “non vogliamo che nessuna legge italiana favorisca le relazioni familiari di ‘ndranghetisti, camorristi, mafiosi o terroristi. Così come è formulata la norma non esclude la possibilità ai soggetti sottoposti al 41bis di poter usufruire di collegamenti audiovisivi e peggio ancora a quanti si trovano in regime di alta sicurezza, nemmeno citati”. A finire sotto la lente d’ingrandimento è un inciso del comma 85 dell’unico articolo del testo che approderà nell’Aula di Montecitorio: “fermo restando quanto previsto dall’articolo 41bis”. La formulazione, così delineata, non supera inequivocabilmente la prospettiva che i nuovi tipi di comunicazione audiovisiva possano essere estesi ai più efferati criminali, i quali potrebbero continuare a dettare ordini a familiari e gregari dalle loro celle di sicurezza. Il 41bis non esclude infatti incontri o colloqui telefonici con i propri congiunti e il passo all’utilizzo di diverse modalità di comunicazione potrebbe essere breve.

Il Ministro della Giustizia Orlando dichiarò al Fatto:  “E’ una questione che approfondiremo”, mentre dai suoi uffici arrivavano rassicurazioni: “si tratta di una delega, la legge è tutta da scrivere, la possibilità d’introduzione di strumenti audiovisivi, Skype compreso, non potrà riguardare i detenuti al 41bis”. Posizione ribadita anche da Donatella Ferranti, Presidente della Commissione Giustizia, la quale ha sottolineato come i rischi paventati siano infondati.

 L’articolo è apparso sull’edizione cartacea de “Il Fatto Quotidiano” del 19 maggio 2017 pag. 8 a firma di Eduardo Meligrana

 

 

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