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Concorrenza, motori di ricerca e piattaforme aperte

A cura del Comitato di redazione Dimt* Nell’era dei bit, degli algoritmi e dei big data, il sistema concorrenziale muta forma ed è essenziale, per il suo corretto andamento, che il ruolo dell’enforcer sia esercitato con prudenza ma anche con velocità e certezza.

Questa è la riflessione ultima elaborata in conclusione dell’incontro tra i rappresentanti istituzionali e delle autorità indipendenti, organizzato dall’Accademia Italiana del Codice di InternetIAIC e da Federalismi, dal titolo: “Concorrenza, motori di ricerca e piattaforme aperte”.

L’incontro, moderato dalla prof.ssa Valeria Falce, ha preso le mosse dall’analisi del provvedimento con il quale, lo scorso giugno, la Commissione Europea ha sanzionato Google con un’ammenda record di 2,42 miliardi di euro per violazione delle norme antitrust e abuso di posizione dominante.

Il caso Google shopping ha destato interesse tra operatori e studiosi, non solo per la grandezza della sanzione comminata ma, soprattutto, per le motivazioni che sono state poste alla base della decisione e per la complessità delle indagini svolte.

“Google’s strategy for its comparison shopping service wasn’t just about attracting customers by making its product better than those of its rivals. Instead, Google abused its market dominance as a search engine by promoting its own comparison shopping service in its search results, and demoting those of competitors. It denied other companies the chance to compete on the merits and to innovate. And most importantly, it denied European consumers a genuine choice of services and the full benefits of innovation”. Con queste parole, pronunciate dalla commissaria europea alla concorrenza, il prof. Beniamino Caravita di Toritto e Direttore di Federalismi, ha introdotto i lavori del lunch seminar.

Il precedente alla decisione Google shopping si riconosce nella sanzione irrogata dalla Commissione europea alla Microsoft corporation circa dieci anni fa ma sempre per violazione delle norme in materia di concorrenza. Nelle specifico l’Istituzione europea aveva contestato all’azienda statunitense di aver monopolizzato i sistemi operativi per PC e, anche in quel caso – ha rilevato il prof. Caravita di Toritto – ci sono voluti più di cinque anni per giungere ad una decisione, conclusasi con un’ammenda da 497 milioni di euro.

Sebbene supportate da motivazioni diverse, in entrambi in casi nelle decisioni della Commissione europea viene riconosciuto un univoco principio di diritto, il quale risiede nel rafforzamento della responsabilità dell’imprenditore in posizione dominante e  superabile, a giudizio del professore, unicamente mediante misure regolamentari ex ante, in grado di superare quelle asimmetrie informative che caratterizzano alcuni settori di mercato come quello in cui operano i motori di ricerca.

Con questa ricostruzione ha concordato anche il dott. Massimiliano Trovato, Research fellow dell’Istituto Bruno Leoni che ha svolto un’accurata analisi delle motivazione con cui la Commissione europea ha supportato il provvedimento Google shopping. E’ indubbio che il servizio di comparazione offerto dai motori di ricerca appaia assai vantaggioso per il consumatore in termini di benessere, tuttavia esso individua solamente uno dei settori del mercato on-line che, viceversa, si manifesta come una realtà eterogenea e frammentata.

Considerare il perimetro del mercato rilevante coincidente con il settore del servizio di comparazione prezzi è il primo errore che, a giudizio del dott. Trovato, la Commissione europea ha commesso, insieme alla determinazione del danno economico prodotto dall’impresa in posizione dominante, avendolo individuato, ipso facto, dalla semplice diminuzione del traffico rilevato sugli altri motori di ricerca.

Invero, neutralità della rete (recte: dei motori di ricerca nel servizio di comparazione dei prezzi) appare come una contraddizione in termini, avuto riguardo al fatto che solamente una comparazione rispondente alla query del consumatore potrà risultare adeguatamente soddisfacente.

La pretesa neutralità, combinata con l’esigenza dell’enforcer di un controllo sul tipo di algoritmo applicato, desta una certa preoccupazione, ispecie sul profilo del libero esercizio dell’attività d’impresa che, a queste condizioni, trova nell’attività dell’enforcer un ostacolo all’innovazione.

Neutralità della rete e tutela dell’algoritmo, della privacy e del consumatore, diventano quindi le questioni che, gravitando tutto intorno al tema della concorrenza, motori di ricerca e piattaforme aperte, necessitano di un’ampia trattazione se si vuole fornire un quadro completo sotto il profilo delle implicazioni giuridiche ed economiche. Su tali questioni, tuttavia, i rappresentanti istituzionali presenti all’incontro hanno assunto posizioni diverse.

L’onorevole Stefano Quintarelli, dell’Intergruppo parlamentare per l’innovazione tecnologica, ad esempio, pur concordando sulla contraddittorietà insita nel concetto della neutralità della rete, ritiene che il controllo sulle tipologie di algoritmi utilizzati sia, da parte dell’enforcer, inevitabile.

L’algoritmo, nella sua natura di sistema di calcolo, non è suscettibile di segmentazioni, in altri termini: sarebbe scientificamente impossibile chiederne solamente una parziale disapplicazione, per la frazione che produce l’evento dannoso.

La diretta conseguenza sarebbe l’imposizione di una scelta: accettare tout court l’algoritmo formulato, oppure chiederne in toto la sua disapplicazione. Secondo la valutazione dell’on. Quintarelli, tale scelta, per la pubblica Autorità, non potrebbe che propendere per la seconda delle due opzioni, trovando la sua legittimazione nello scopo della medesima Autorità e, cioè, la tutela dell’interesse generale della collettività.

Su quest’ultima ricostruzione converge anche il segr. Riccardo Capecchi, Segretario Generale AgCOM, il quale ribadisce la necessità dello svolgimento di comuni indagini tra le Autorità pubbliche poiché, in assenza di basi giuridiche adeguate per agire ex ante, non si rischi di diminuire l’efficienze delle regole vigenti.

Viceversa, si potrebbero riconoscere più ampi margini laddove venisse diversamente individuato il perimetro del mercato rilevante che, anche a giudizio del dir. Andrea Pezzoli, Direttore Generale DG Concorrenza Agcm, rimane il fattore di maggiore sindacabilità della decisione presa dalla Commissione europea nel caso Google shopping.

A ben guardare, infatti, la frammentarietà del settore di mercato in oggetto nasconde numerose insidie, specialmente se non viene attribuito il giusto peso allo scambio prodotto/servizio – dati personali (in luogo del corrispettivo in moneta).

Al quesito su quali rimedi siano esperibili per fronteggiare in modo adeguato le questioni giuridiche appena esposte, risponde la dr.ssa Gabriella Muscolo, componente del collegio dell’Agcm.

Nonostante la complessità del quadro che si delinea in materia di concorrenza, piattaforme aperte e motori di ricerca, e le divergenti opinione esposte anche in questa sede, l’enforcement ex post, più flessibile e veloce, si dimostra comunque più efficace di una regolazione ex ante.

Pertanto, al fine di promuovere un maggiore rispetto della disciplina antitrust da parte degli operatori di questo settore di mercato, la dr. Muscolo sostiene sia da preferire l’intervento successivo dell’Autorità pubblica, in grado così di sottrarre la disciplina regolatoria all’elevato tasso di obsolescenza di cui si soffre in quest’ambito.

“Il confronto tra studiosi, operatori e rappresentanti istituzionali sui temi del diritto delle nuove tecnologie è il manifesto dell’Accademia Italiana del Codice di Internet – IAIC che, insieme alla fruttuosa collaborazione con Federalismi, in questo incontro ha saputo dare una chiave di lettura completa e competente a questioni complesse come quello della tutela della concorrenza tra i motori di ricerca nel mercato on-line”, ha concluso il prof. Alberto Gambino, Presidente dell’Accademia Italiana del Codice di Internet.

 

*Il presente contributo è a cura del Comitato di Redazione di Dimt, in particolare degli avvocati: Martina Provenzano, Pierpaolo Arganelli, Alessio Persiani, Rosaria Petti e Silvia Scalzini, in occasione del Lunch Seminar “Concorrenza, motori di ricerca e piattaforme aperte”, promosso dall’Accademia italiana del Codice di Internet (Iaic) e da Federalismi.it svoltosi il 20 luglio 2017.

 

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