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Coronavirus, tra etica pubblica e libertà individuali

L’analisi di Alberto Gambino, direttore scientifico di Diritto Mercato Tecnologia, pubblicata su Avvenire di giovedì 14 maggio 2020.

L’ondata epidemica ha contratto i tempi della riflessione sui criteri etici alla base della relazione di cura tra medico e malato. Non solo. Ha anche indotto un’attenta riflessione di etica pubblica rispetto ai criteri di giustificazione che hanno condotto azioni straordinarie a limitare libertà individuali, nel legittimo perseguimento degli obiettivi di salute. Ora che il virus sembra attenuarsi ma che ancora lunga è la strada verso la normalità, è utile segnalare un primo sommario catalogo di problemi che reclamano un vaglio di compatibilità tra efficacia del risultato e valori condivisi sotto un’arcata costituzionale – come quella italiana – che riconosce, ancor prima di ogni autorità, l’inviolabilità della persona umana. Tre temi meritano una prima riflessione: il senso della dignità del curare; le scelte di salute pubblica; il ruolo delle libertà individuali.

L’aumentata fiducia verso medici e operatori sanitari è ora un viatico che segnala la straordinaria capacità dell’esempio virtuoso, in alcuni casi quasi eroico, dell’essere umano che si dedica alla cura dei suoi simili. E’ un credito da non disperdere che richiede ora un’attenta e rigorosa applicazione di alcuni princìpi per necessità attenuatisi, come quello del consenso informato quale tempo di cura; della corretta e piena informazione del paziente; della comunicazione nei contesti ospedalieri non sempre armonica con il valore indefettibile della dignità della persona malata.

Altro tema è il ruolo dello Stato e delle Regioni nelle scelte sulla sanità, con la tempestività di investimenti e l’osservanza di buone pratiche nella ricerca e nella sperimentazione di nuove terapie. Sul primo aspetto, anche il Comitato nazionale di bioetica ha correttamente sottolineato che mancati investimenti non valgono mai a giustificare prassi selettive delle patologie curabili: è un programma politico che responsabilizza il legislatore che con lungimiranza dovrà ripristinare fondi a tutela della salute dei cittadini ancora prima che insorgano altre emergenze.

Ricerca e sperimentazione sono gli strumenti che danno senso a tali investimenti. Qui i problemi etici si concentrano nell’equilibrio tra l’adeguata informazione del paziente e la necessaria tutela della sua dignità, rappresentata dai dati sanitari in possesso dei ricercatori. Un equilibrio decisivo che, se ben corrisposto, amplia e non spezza il legame di fiducia faticosamente instauratosi in questo periodo tra scienziati, medici, malato e cittadini.

Infine, le libertà e la protezione dei soggetti vulnerabili. Ci sono valori di solidarietà sociale che impongono la riduzione di spazi di libertà. Ragioni straordinarie hanno sin qui giustificato forme di sorveglianza, anche sanitarie. Ma qual è il limite? In tempi di normalità, occorrerà verificare che quel limite non sia stato superato lasciando tracce indelebili. Ai rimedi della sorveglianza e del controllo di comportamenti antisociali, necessari in tempi straordinari, occorrerà sostituire un sistema di incentivi sociali a comportamenti virtuosi della cittadinanza che l’esperienza di questi mesi segnala come lascito fondamentale.

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