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Cyber security, come rafforzare la Partnership Pubblico-Privato. Il convegno a Roma

 “Non possiamo più affidare la sicurezza solo alle istituzioni, né possiamo però appaltarla al privato. Dobbiamo quindi creare quel giusto equilibrio tra la sicurezza istituzionale e la sicurezza dei privati. Questa è la prima cosa da fare, la più importante”. È quanto ha detto Giuseppe Esposito, vice presidente del Copasir, intervenuto oggi a Roma al convegno “Pubblico-privato, l’alleanza necessaria per la cyber security”.

Dopo l’introduzione di Paolo Messa, direttore del Centro Studi Americani e fondatore di Formiche, moderati dal direttore di Cyber Affairs Michele Pierri sono intervenuti: il professor Roberto Baldoni, direttore del Cis-Sapienza e del Laboratorio nazionale di cyber security del Cini; Nunzia Ciardi, direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni; Marco Mayer, docente di conflict & peacebuilding alla Luiss e direttore del master in Intelligence e sicurezza alla Link Campus University e Francesco Teodonno, security unit leader di Ibm Italia. In platea, composta in prevalenza da addetti ai lavori che hanno poi arricchito il dibattito con spunti e domande, sedevano invece, tra gli altri Francesco Maria Talò (già ambasciatore d’Italia in Israele), Barbara Carfagna (giornalista Rai e conduttrice del programma tv Codice), e numerosi esponenti dei mondi politico-istituzionale, della diplomazia, dell’università e della ricerca, e delle imprese.

Tutti i partecipanti hanno convenuto riguardo la necessità di migliorare la resilienza dei sistemi del Paese attraverso una maggiore cooperazione tra istituzioni e imprese. Il dibattito si è concentrato sulle novità che hanno caratterizzato il recente Dpcm firmato dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, ma anche sull’urgenza di norme internazionali in materia cyber.

“Una legislazione sovranazionale”, ha sottolineato Nunzia Ciardi, “è assolutamente necessaria, così come la collaborazione pubblico-privato”, che per quanto riguarda la Polizia Postale si sostanzia anche nel lavoro del Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic), chiamato a difendere alcuni asset nazionali.

Un altro nodo da sciogliere e spesso trascurato, toccato da Marco Mayer, è invece quello del rapporto tra soggetti privati, “meritevole di maggiore attenzione” e, forse, regolamentazione, da parte dei decisori.

Nonostante vi sia molto da fare, in Italia, ha aggiunto il professor Roberto Baldoni, “abbiamo le competenze e le capacità per implementare il lavoro nella cyber security. Per questo si deve lavorare per creare una piattaforma in grado di generare nuove imprese nel settore. Se non saremo in grado di creare un nuovo ecosistema nella cyber security sarà difficile riuscire a generare nuove imprese per creare centri di competenza e sviluppo e metterli a rete”.

Alcuni segnali sono positivi. Un’economia cyber in Italia, ha rimarcato Francesco Teodonno di Ibm, “si sta creando, ma dobbiamo lavorare sia nel settore pubblico sia in quello privato e integrarli compiendo un salto culturale importante. Il privato deve fare la sua parte, ma dobbiamo in generale portare il Paese ad avere un livello di resilienza più elevato”.

(Fonte Cyber Affairs)

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