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Diritto all’oblio, affondo Google: “No applicazione globale regole Ue”

(via www.corrierecomunicazioni.it) di Patrizia Licata Google si è impegnata per adeguarsi al diritto all’oblio, la norma adottata nell’Unione europea che permette di rimuovere dai risultati di ricerca dati non più aggiornati o rilevanti, ma ora nuovi casi portati davanti alla Corte europea di giustizia minacciano il buon equilibrio raggiunto da Big G con le autorità europee per la privacy. Scrive così Kent Walker, senior vice president e general counsel di Google, in un post sul blog dell’azienda.

“Fin dall’inizio ci siamo detti preoccupati dalla norma sul diritto all’oblio, ma abbiamo fatto di tutto per rispettarla, in un dialogo costante con le autorità nazionali per la protezione dei dati“, afferma Walker, riferendo che ad oggi Google ha gestito richieste per eliminare quasi 2 milioni di risultati di ricerca in Europa e ne ha già rimossi oltre 800.000, facendo attenzione, indica il general counsel, a non cancellare elementi che restano di interesse pubblico perché, come decretato anche dalla Corte di Giustizia Ue, non ricadono nel diritto all’oblio. “Pensiamo che sia stato raggiunto un buon equilibrio che ora due nuovi casi mettono a rischio”, secondo Walker, perché Google si oppone alla rimozione di informazioni che conservano pubblica rilevanza.

l primo caso che la Corte di Giustizia europea dovrà discutere nei prossimi gironi riguarda quattro persone che sostengono che la legge dell’Ue protegge i dati personali sensibili e che tra tali datirientrano le opinioni politiche e la fedina penale, per cui risultati di ricerca online che contengono queste informazioni vanno rimossi senza considerazione per l’interesse del pubblico a conoscerli. Per Google, se la Corte di Giustizia accoglierà tale argomentazione, si darà  “carta bianca alle persone che vogliono sfruttare le leggi sulla privacy per nascondere informazioni di pubblico interesse, come le opinioni politiche di un deputato o la fedina penale di un pubblico ufficiale”, scrive Walker. Questo cancellerebbe il “diritto a sapere” che è fondamentale quanto il diritto all’oblio se le informazioni riguardano personaggi che rappresentano i cittadini nel mondo politico o negli enti pubblici.

Il secondo caso che preoccupa Google si riferisce alla irrisolta questione dell’applicazione geografica del diritto all’oblio: la Corte di Giustizia Ue deve decidere se è confinata all’Europa, come vorrebbe Google, o si estende, come chiedono in molti nella Commissione europea, a livello globale. “Noi e molti altri soggetti, da Wikimedia a gruppi dei media e associazioni in difesa dei diritti umani, siamo convinti che nessun paese può imporre le sue regole a tutto il resto del mondo, soprattutto se si tratta di mettere collegamenti ipertestuali a contenuti legittimi”, afferma Walker. Secondo Google, togliere i link in tutti i suoi siti globali, non solo quelli europei, viola una fondamentale norma internazionale e sarebbe un incentivo per altri paesi, tra cui i regimi autoritari, a cercare di imporre le loro regole al resto del mondo.

“Ci esprimiamo oggi su questi temi perché restringere l’accesso a informazioni legittime e preziose è contrario alla nostra mission aziendale e ci impedisce di fornire quel servizio di ricerca completo che le persone si aspettano da noi”, dice il general counsel di Google. A Mountain View l’assalto regolatorio dell’Ue appare come un attacco al diritto del pubblico di accedere a informazioni: “In tribunale ci batteremo per un’interpretazione ragionevole del diritto all’oblio e affinché ogni paese nel mondo possa fissare le sue regole e non vedersi imposte le regole degli altri”, conclude Walker.

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