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Fake news, Nicita: cruciale la collaborazione tra AGCOM e social network

L’emergenza sanitaria non frena le fake news. Stando ai dati dell’ultimo Osservatorio AGCOM sulla disinformazione online, in Italia l’attenzione attribuita dalle fonti di disinformazione al coronavirus rimane elevata e rappresenta il 37% del totale. Numeri che fanno riflettere anche sul ruolo che i social network possono giocare nella diffusione di una corretta informazione data. Su impulso di AGCOM, Facebook insieme a Pagella Politica ha lanciato “Facta”: non un sito di fact checking journalism ma di un servizio vero e proprio. C’è un numero WhatsApp, +39 345 6022504, a cui chiunque può segnalare – con un semplice messaggio di testo ma, anche, utilizzando link, foto, video o audio – notizie riguardanti la pandemia da COVID-19 dalla dubbia natura e che hanno bisogno di essere verificate.

Di come le fake news stanno dilagando e di come la collaborazione tra istituzioni e social network può rappresentare una svolta nella lotta alla disinformazione, CorCom ne ha parlato con il commissario AGCOM Antonio Nicita.

Stando ai numeri dell’Osservatorio AGCOM le fake news non mollano la presa. Come si sta muovendo l’Autorità?

Precisiamo che Agcom si occupa tradizionalmente della promozione e tutela dell’informazione corretta, plurale e rispettosa della dignità della persona, sui media tradizionali come radio e tv. Temi sui quali ha espliciti doveri derivanti dalla regolamentazione, anche di derivazione europea. Cito, ad esempio, alcuni recenti procedimenti sanzionatori contro Rai e Rete 4, ma anche, in tema di corretta informazione epidemiologica e di profilassi per il COVID-19, alcuni richiami ad alcune trasmissioni di Canale 5 e La7, nonché alla sospensione di trasmissioni che uniscono informazione medica non corretta a commercializzazione di prodotti di asserita efficacia sanitaria, anche in riferimento alla prevenzione del nuovo coronavirus. E’ importante ricordare questi interventi perché il tema dell’informazione corretta riguarda entrambi i mondi dell’offline e dell’online, specie quando i media mainstream finiscono per imitare, magari a fini di audience, gli esempi peggiori del mondo online. Sulla disinformazione online, invece, le Autorità, non solo italiane, non hanno poteri di regolazione. Il campo che stiamo sperimentando, con diverse difficoltà ed evoluzioni, è quello dell’autoregolamentazione e dello studio empirico. Il tema non è quello di intervenire sui contenuti ma sulla trasparenza, sulla consapevolezza, sull’autonomia di giudizio e sulla capacità critica degli utenti del web.

I social sono certamente un amplificatore delle fake news ma possono giocare anche un ruolo attivo nella loro eliminazione, grazie a tecnologie come AI e big data. Come possono agire?

Cass Sunstein ci ha spiegato da tempo che l’algoritmo che genera echo chamber e confirmation bias può anche trovare la soluzione a molti problemi. Bisogna agire, come dicevo, sulla trasparenza delle fonti, sulla prevenzione di notizie provenienti da siti riconosciuti come produttori unicamente di fake news, ma anche sulla scelta dell’utente del grado di selezione delle notizie che riceve e magari sulla scelta di meccanismi di alert in relazione alle notizie che si sono ricevute. Ad esempio, se io potessi scegliere di dire alla piattaforma “mandami gli aggiornamenti che hai, magari a seguito del lavoro dei fact-checkers, sull’affidabilità di notizie che ho ricevuto”, forse potremmo fare progressi sulla strada della consapevolezza degli utenti, stimolando la capacità critica. Altro tema rilevante è quello dell’uso dei bot. Se Facebook ha da tempo annunciato una politica di rimozione, altre piattaforme sono molto indietro. Dobbiamo poi essere consapevoli che ci sono tante piattaforme, alcune delle quali del tutto disinteressate a confrontarsi con i regolatori nazionali, che non a caso sono tra i principali collettori di gruppi estremisti e di strateghi della disinformazione. E’ un percorso molto difficile, ma non di meno si possono sperimentare buone pratiche, come quella che Facebook ha proposto al tavolo AGCOM sul contrasto alla disinformazione sul COVID-19 con la collaborazione WhatsApp e Pagella Politica che prende il nome di Facta.

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