Giovedì 20 febbraio si è tenuta la Cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2019/2020 dell’Università Europea di Roma.
Sono intervenuti il Magnifico Rettore prof. Padre Pedro Barrajón, L.C., il presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione S.E.R. Mons. Rino Fisichella, il prof. avv. Emmanuele F.M. Emanuele, presidente della Fondazione Terzo Pilastro Internazionale, e il prof. Benedetto Farina, ordinario di Psicologia clinica presso l’Università Europea di Roma.
L’evento è stato l’occasione per le autorità, le istituzioni, i professori e gli studenti per approfondire un tema troppo spesso trattato in modo marginale ma cruciale per le nuove generazioni: I Giovani nell’Era Digitale. In un’epoca infatti in cui i giovani sono perennemente connessi, la preziosità dei rapporti umani viene sostituita da un’identità digitale che trova rifugio in una società fittizia, fatta di like e di followers, ma che sa ben poco di loro stessi.
“Nella costruzione del futuro di un paese, giocano un ruolo fondamentale le Università come luoghi dove si guarda al futuro con serenità e fiducia, e con il desiderio di dare ognuno il meglio di sé per poter formare una comunità umana dove possa regnare la giustizia e la pace ad ampio raggio: pace tra i popoli, pace con il creato, pace con sé stessi. Le Università, pur in un mondo così mutevole, continuano ad essere luogo privilegiato di metabolizzazione delle grandi sfide del futuro e nelle quali si possono anticipare le soluzioni. Ma per realizzare questo compito, sono necessari un atteggiamento fondamentale di fiducia e un alto senso di responsabilità condivisa.”
Queste le parole del Magnifico Rettore prof. Padre Pedro Barrajón, L.C., nella sua prolusione.
Di Giovani nell’Era Digitale hanno discusso, da diversi punti di vista, Mons. Rino Fisichella, il prof. avv. Emmanuele F.M. Emanuele e il prof. Benedetto Farina, che ha dichiarato: “Uno dei problemi più preoccupanti dell’era digitale è lo sviluppo della cultura orizzontale: la perdita della capacità di selezionare le fonti autorevoli di informazione e l’illusione di poter autodeterminare i processi di conoscenza”.