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Addio a Giovanni Buttarelli: il ricordo di Cosimo Comella

La scorsa settimana, nella notte tra il 20 e il 21 agosto, è venuto a mancare Giovanni Buttarelli, magistrato e Garante europeo della protezione dei dati personali. Aveva 62 anni.

«Ho conosciuto Giovanni Buttarelli nel marzo del 2000, quando arrivai al Garante per occuparmi dei temi connessi alle nuove tecnologie. Mi colpì da subito il modo e l’attenzione con cui seguiva nel dettaglio tutte le attività dell’Autorità, con un piglio e una dedizione straordinari», ha detto a Diritto Mercato Tecnologia Cosimo Comella, dirigente del Dipartimento tecnologie digitali e sicurezza informatica del Garante per la protezione dei dati personali.

«Giovanni Buttarelli seguiva con attenzione le attività internazionali, ma allo stesso tempo curava nei particolari ogni provvedimento nazionale. Si occupava dello start-up dell’Autorità in ogni aspetto, curando l’istituzione dei ruoli del personale ma anche tutti i dettagli logistici. Aveva una straordinaria capacità di lavoro, e ricordo la luce della sua stanza su Piazza di Monte Citorio sempre accesa fino a tardi, quando nelle sere invernali uscivamo all’ora di cena», racconta Comella.

Qual è stata la sua prima esperienza lavorativa assieme a Buttarelli?
La prima esperienza importante di lavoro che ho condiviso con Giovanni Buttarelli mi rimanda a una Conferenza internazionale che nel settembre 2000 l’Autorità organizzò a Venezia. Volle seguire ogni singolo dettaglio, dal programma agli inviti ai relatori, dall’organizzazione logistica ai trasporti. Il suo scrupolo mi sembrava addirittura eccessivo, eppure a distanza di quasi 20 anni riconosco che in quel momento c’era una visione e dei contenuti innovativi che in seguito avrebbero conquistato la scena del dibattito internazionale. La sua ottima formazione giuridica, ma anche il clima “culturale” dei primi anni del Garante (il Presidente era Stefano Rodotà e nel Collegio c’era Ugo De Siervo…), hanno consentito all’Italia di essere all’avanguardia nell’affrontare il tema della protezione dati in Europa, e di avere in questo campo una leadership negli anni successivi.

Nel 1997 Buttarelli divenne Segretario generale dell’Autorità garante, fino al 2009.
Il ruolo di Segretario generale dell’Autorità ha evidenziato nel tempo molte altre qualità di Giovanni Buttarelli. In particolare, ha dato continuità all’azione amministrativa del Garante e ha garantito la tenuta di una linea coerente anche al variare della composizione dell’organo collegiale. La sua conoscenza del quadro giuridico sovranazionale e la straordinaria padronanza degli strumenti normativi nazionali gli hanno sempre consentito di dare risposte tecniche ineccepibili.

Il ruolo del Segretario generale è infatti, nel caso del Garante per la protezione dei dati personali, particolarmente rilevante: non è soltanto il capo della macchina amministrativa, ma è anche la figura cui compete il raccordo tra l’Ufficio e l’organo collegiale e che è chiamata a esprimersi con proprie osservazioni su tutti i provvedimenti dell’Autorità adottati nell’esercizio delle proprie competenze istituzionali.

Nel 2009 Giovanni Buttarelli si trasferì a Brussels, prima come Assistant Supervisor e poi come European Data Protection Supervisor. In quella veste poté mettere a frutto la propria esperienza e capacità di lavoro nel contesto internazionale, agevolata da una grande abilità linguistica che gli consentiva di mantenere, anche in lingua straniera, quel parlare spedito e tagliente, ricco di ironia, che ha costituito una cifra particolare del suo modo di esprimersi e che lo aiutava molto nella comunicazione.

Qual è il suo ricordo, umano e professionale, di Giovanni Buttarelli?
Sul piano personale, credo di avere osservato in quegli anni un profondo cambiamento di Giovanni, che non fu solo professionale. Dopo anni di rapporti formali anche se improntati alla massima cordialità è nata un’amicizia che si è cementata anche nelle numerose occasioni di lavoro che ci vedevano fianco a fianco nelle sedi europee.

Ritengo che Giovanni Buttarelli abbia dato il meglio di sé proprio negli anni della sua esperienza lavorativa europea: si è dedicato a tempo pieno all’elaborazione di pareri e linee-guida, alla promozione della disciplina di protezione dati, all’evoluzione legislativa europea che lo vide protagonista non solo in virtù del suo ruolo e delle competenze fissate dal GDPR (alla cui stesura egli stesso contribuì in modo significativo guadagnandosi un riconoscimento anche al di fuori dai confini comunitari) ma anche per il prestigio di cui godeva in tutta la comunità di data protection europea e internazionale che oggi piange la sua scomparsa.

Recentemente lo stesso Tim Cook, ricordando la sua figura, ne ha evidenziato l’apporto dato alla cultura della protezione dei dati, alla promozione dei diritti e allo sviluppo di una nuova dimensione etica della tecnologia. Non a caso, l’ultimo suo impegno di grande respiro internazionale è stato proprio il convegno (da lui fortemente voluto) di Brussels dell’ottobre 2018 “Debating Ethics: Dignity and respect in Data Driven Life”, svoltosi nella suggestiva cornice del Parlamento europeo.

Un’altra dimensione meno nota ma molto significativa della sua vita professionale riguarda l’entusiasmo con il quale amava insegnare e comunicare la sua materia. Partecipava volentieri a convegni e corsi di formazione, nei quali era capace di trasmettere sempre la sua passione e il suo entusiasmo. Sin da giovane aveva collaborato come assistente all’Università, prima di diventare magistrato nel 1986, ma negli ultimi anni aveva accettato un incarico di docenza del corso di Informatica giuridica che ho avuto l’onore di condividere con lui presso la LUISS Guido Carli dal 2016.

Il contatto con gli studenti, sia nel corso delle lezioni, sia al momento dell’esame finale, era un’occasione di confronto e di stimolo che gli era particolarmente congeniale, quasi avesse l’esigenza di suscitare dubbi, di incuriosire e accattivarsi le simpatie dei ragazzi volendo in realtà renderli partecipi di esperienze e di conoscenze cui riservava una grande importanza nella propria vita e che riteneva necessario trasmettere alle giovani generazioni.

L’esperienza didattica accanto a lui ha cementato la nostra amicizia e oggi rende più dolorosa la sua assenza.  Son certo che il mio dolore sia condiviso dagli altri colleghi partecipi dello stesso impegno.  L’incompiutezza del suo percorso non compromette, però, quanto abbiamo imparato dalla sua vita come testimonianza pregnante dell’etica della responsabilità di un vero civil servant. Custodiremo il ricordo della sua forza anche nei momenti per lui più difficili, e di questo esempio gli siamo e saremo sempre grati.

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