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Google, multa record della Commissione Ue. La risposta di Mountain View

La Commissione europea ha annunciato di aver inflitto una multa record di 2,4 miliardi di euro a Google per violazioni delle pratiche commerciali.

L’accusa della Commissione

Berlaymont “ha inflitto a Google una multa di 2,42 miliardi di euro per la violazione delle norme antitrust” si legge in una nota dell’esecutivo Ue che aggiunge che il colosso della Silicon Valley avrebbe abusato della posizione dominante come motore di ricerca più usato al mondo per ottenere un illecito vantaggio per il suo servizio Google Shopping. Secondo l’accusa, il gigante americano penalizzerebbe le offerte dei concorrenti nel ‘ranking’ di ricerca e farebbe comparire i propri servizi in posizioni più alte nelle ricerche effettuate dagli utenti.

Le parole della Vestager

La commissaria Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager ha dichiarato che “ciò che Google ha fatto è illegale in base alle norme antitrust Ue. Ha negato ad altre società la possibilità di competere sui meriti e di innovare”. E, “cosa più importante, ha negato ai consumatori europei una reale scelta di servizi e i pieni vantaggi dell’innovazione” ha rimarcato in una dichiarazione.

Il precedente di Intel

La multa infrange, di gran lunga, il precedente record per una multa antitrust Ue: 1,06 miliardi di euro al produttore di chip Usa Intel. Ma è assai meno degli otto miliardi che la Commissione potrebbe infliggere al massimo, il 10% dei ricavi totali di Google lo scorso anno.

 Gli altri fronti

Meno di un anno fa sempre la Vestager aveva ordinato ad Apple di versare all’Irlanda 13 miliardi di euro di tasse arretrate.L’istruttoria, aperta nel 2010, è una delle tre contro Google e una delle varie contro corporation Usa.

La risposta di Google 

La risposta di Google non si è fatta attendere. Il colosso di Mountain View ha spiegato di dissentire “rispettosamente dalle conclusioni presentate oggi. Esamineremo la decisione della Commissione europea in dettaglio mentre valutiamo un ricorso e continueremo a difendere la nostra linea” ha affermato il capo dell’ufficio legale Kent Walker in una nota.

“Quando fate acquisti online – scrive Kent Walker – quello che volete è trovare in maniera facile e veloce i prodotti che state cercando; e gli inserzionisti vogliono promuovere quegli stessi prodotti. Ecco perché Google mostra annunci pubblicitari Shopping, mettendo in contatto le persone con migliaia di inserzionisti, grandi e piccoli, in modi che portano benefici ad entrambe le parti.   

Riteniamo che la decisione della Commissione Europea sullo shopping online sottostimi il valore di mettere facilmente e rapidamente in connessione le parti. Sebbene alcuni siti comparatori vogliano naturalmente che Google li metta in mostra in maniera prominente, i nostri dati mostrano che le persone di solito preferiscono essere portate direttamente ai prodotti che vogliono e non a siti web in cui devono ripetere le loro ricerche.

Riteniamo che i nostri attuali risultati di shopping siano utili e siano una versione nettamente migliorata rispetto alle pubblicità solo testuali che mostravamo una decina di anni fa. Gli annunci con foto, valutazioni e prezzi portano vantaggi a noi, agli inserzionisti ma soprattutto ai nostri utenti. E li mostriamo solo quando dal vostro feedback emerge che sono rilevanti.

Migliaia di aziende europee che vendono online utilizzano questi annunci per competere con società più grandi quali Amazon e eBay. Quando la Commissione Europea chiede per quale motivo alcuni siti comparatori non abbiano avuto lo stesso successo di altri, riteniamo che dovrebbe prendere in considerazione il fatto che in questi anni molti siti sono cresciuti –  incluse piattaforme quali Amazon e eBay.

Grazie ai propri strumenti di comparazione, alle recensioni, ai milioni di rivenditori al dettaglio e a un’ampia gamma di prodotti che spazia dalle scarpe da ginnastica ai generi alimentari, Amazon rappresenta un concorrente formidabile ed è diventato la prima scelta di molti per le ricerche di prodotti.

Con la crescita di Amazon, è normale che alcuni servizi di comparazione siano diventati meno popolari. Noi competiamo con Amazon e con altri siti per le ricerche legate allo shopping mostrando più informazioni utili sul prodotto.

Quando usate Google – conclude Kent Walker – per cercare prodotti, proviamo a offrirvi ciò che state cercando. La nostra capacità di farlo bene non è favorire noi stessi o alcun particolare sito o rivenditore – è il risultato di un duro lavoro e dell’innovazione costante basata sul feedback degli utenti. Alla luce delle evidenze, siamo rispettosamente in disaccordo con le conclusioni annunciate oggi. Analizzeremo nel dettaglio la decisione della Commissione, considerando la possibilità di ricorrere in appello, e continueremo a difendere la nostra posizione”. 

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