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Il Consiglio Nazionale degli Utenti 25 anni dopo

Quando – nel 1997 – il nostro legislatore decise, nel momento stesso in cui istituiva l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, di affiancarle il Consiglio Nazionale degli Utenti [art. 1, n.28, Legge 31 luglio 1997, n. 249] con la funzione di salvaguardia dei diritti e [delle] le legittime esigenze dei cittadini, e il compito di difendere gli Utenti, il quadro d’azione era abbastanza semplice. Gli ex monopolisti – le Poste, la RAI, la Telecom appena privatizzata – conservavano allora quel paternalistico e tranquillo istinto protettivo che era consuetudine nella difesa pubblicistica dei diritti degli utenti e dei consumatori del tempo.

Le radiotelevisioni commerciali erano deboli, confuse ed esordienti. Internet era libera e gratuita e non ancora mercificata. Oggi – 25 anni dopo – il quadro è completamente e drammaticamente cambiato: si è fatto complesso, liquido ed insidioso. Non è possibile, nemmeno in sintesi, descrivere in poche righe, il complesso ed intricato reticolo legislativo e regolamentare, nazionale e comunitario, che regge oggi il sistema delle comunicazioni e delle telecomunicazioni nel quale alcun utente può districarsi.

Basti pensare la TUSMA (Testo unico per la fornitura di servizi di media audiovisivi) in attuazione della Direttiva SMAV, al nuovo Codice delle comunicazioni elettroniche, e alla stessa Direttiva copyright, che ha profondamente inciso sulla nostra Legge sul Diritto d’autore. Ma non è questo il punto.

Per segnalare al lettore le difficoltà del momento nel quali il CNU si trova ad operare mi limito a descrivere i soggetti con i quali gli Utenti, i consumatori, i cittadini dell’ecosistema digitale si debbono quotidianamente confrontare. L’oligopolio delle televisioni (oggi chiamate con l’altisonante nomen di servizi di media audiovisivi)

Le onnipotenti compagnie telefoniche (strumento necessario per la connessione alla rete mobile)

Gli operatori dei servizi di media audiovisivi

Gli operatori dei servizi di piattaforma per la condivisione dei video

Gli operatori di rete

Gli ormai indispensabili motori di ricerca

Le OTT, che navigano “sopra” la rete, senza contribuire al suo sviluppo

I titolari  dei diritti di utilizzazione economica delle opere protette dal diritto d’autore

Le grandi major discografiche e cinematografiche

Gli internet service provider (nella loro configurazione a tridente)

Soggetti tutti ormai organizzati in grandi lobby che illustrano e difendono i loro interessi economici e i loro diritti, a Bruxelles e a Roma. Per carità. Nessuno mette in dubbio il diritto dei grandi player di difendere al meglio i propri interessi economici, in un sistema concorrenziale. Ma non v’è altresì dubbio che il confronto con gli Utenti è asimmetrico. E non è tutto.

Quasi – e potrei dire tutti – i soggetti che compongono l’ecosistema digitale che fa capo agli Utenti hanno sedi lontane, fuori dall’Italia e fuori dall’Europa. In questa realtà complessa e in questo continuo confronto asimmetrico l’utente e il cittadino è spesso condannato al silenzio. Improbo è l’impegno delle Associazioni dei consumatori, la cui voce è spesso inascoltata, la cui azione riecheggia la biblica frase vox clamantis in deserto.

Il Consiglio Nazionale degli Utenti cerca, come può – e può ben poco – di raccoglierne le voci, di rappresentarne le istanze, di difenderne i diritti, ben consapevole che il compito, e il confronto, è difficile, complesso, e qualche volta sconfortante e frustrante. Una cosa, però, si può fare. Indicare quali sono i Diritti degli Utenti, perché il farlo non costa nulla. Altro, al momento, non riesce a fare, vista la mancanza di mezzi e risorse.

E può ricordare che gli Utenti, un tempo soggetti passivi del sistema di comunicazioni, con la convergenza non lo sono più.  Gli Utenti sono oggi al centro del Diritto delle comunicazioni.

La comunicazione, un tempo unidirezionale, è oggi interattiva. I cittadini e i consumatori agiscono attivamente e interagiscono nella rete. Il vivere sempre connessi trasferisce nel Diritto delle comunicazioni i diritti del cittadino e del consumatore e ne crea di nuovi. Il diritto di accesso ad una rete libera e sicura. Il diritto ad una informazione corretta e pluralista. Il diritto ad una rete “neutrale”. Il diritto alla fruizione dei contenuti. Il diritto alla riservatezza. Il diritto alla non discriminazione. Il diritto ad usufruire un servizio pubblico adeguato. Il diritto di accedere ai servizi del “servizio universale”. Il diritto alla segretezza delle comunicazioni. Il diritto ad una comunicazione commerciale corretta e trasparente.

Ed emergono, insidiati o trascurati, i diritti dei minori e delle persone con disabilità. Non si può dire, per onestà intellettuale, che in questi venticinque anni trascorsi dalla sua costituzione, il CNU abbia lasciato una traccia indelebile nelle battaglie in difesa degli Utenti. Si può dire che abbia – nei limiti delle sue possibilità – tentato.

È tempo di cambiare.

L’ecosistema digitale è un bene comune al servizio degli Utenti. Non è al servizio degli operatori dei servizi di media audiovisivi, dei servizi di piattaforma per la condivisione di video, degli operatori di rete, delle OTT, dei prestatori di servizi di condivisione on line, dei titolari dei diritti di utilizzazione economica delle opere protette dal diritto d’autore, dei soggetti, insomma che costituiscono il sistema. È al servizio degli Utenti, che sono cittadini di questa Repubblica.

Occorre, quindi, che nell’equilibrio tra diritti, e nell’eventuale conflitto tra diritti, prevalga (o dovrebbe prevalere) il diritto dell’Utente. Questo è l’impegno – e la battaglia – che il CNU dovrebbe fare suo. Con ottimismo.

 

Vincenzo Franceschelli

Vicepresidente del CNU e già Ordinario di Diritto Privato

 

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