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Il mondiale di robotica della Nasa l’hanno vinto due scuole italiane
(via www.agi.it) di Riccardo Luna Forse dovremmo aggiornare le nostre radicate convinzioni sulla scuola italiana: quel misto di cose che ci ripetiamo sbuffando con il sopracciglio alzato, tipo che è strutturalmente obsoleta, didatticamente arretrata, e che soprattutto non prepara adeguatamente gli studenti su materie decisive per il futuro: come il pensiero computazionale (il coding), il digitale e la robotica.
Forse invece non siamo così male. Succede che dopo cinque mesi di sfide, è finita la più importante competizione del mondo di robotica per studenti: si chiama Zero Robotics e la organizza l’agenzia spaziale americana NASA assieme alla celebre università di Boston, l’Istituto di tecnologia del Massachusetts MIT. Ben 180 scuole partecipanti. Ebbene al primo posto si è classificato un team di tre scuole di cui fa parte il liceo scientifico di Vercelli “Avogadro”; e al secondo il liceo scientifico Cecioni di Livorno. E’ come se la finale di Champions League la giocassero due squadre italiane. Anzi, di più.
Siamo campioni e vice campioni del mondo. Di robotica. Nonostante la scuola italiana, verrebbe da dire. Cioè nonostante gli edifici siano spesso in condizioni precarie quando non fatiscenti, e nelle aule a volte manchi il riscaldamento figuratevi i computer; nonostante i docenti siano tra i meno pagati segno inequivocabile di quanto la società consideri poco importante il loro lavoro; e nonostante gli studenti debbano fare i conti con una didattica che raramente ha incluso gli strumenti digitali nei metodi di apprendimento. Eppure, è bene ripeterselo, siamo campioni del mondo.
Anzi, lo sono loro: gli studenti di Vercelli e di Livorno; e i loro professori, perché non si diventa grandi studenti se non hai la fortuna di incontrare un docente appassionato; e le loro famiglie, perché l’amore per lo studio si respira dentro casa ogni giorno, o c’è o non c’è. E’ una bellissima notizia quindi quella che arriva da Alicante, in Spagna, dove i migliori team europei erano convenuti la sfida finale (quelli americani erano a Boston e gli asiatici in Australia): obiettivo, manovrare per davvero i robot della Stazione Spaziale che orbita sopra le nostre teste.
E’ una bellissima notizia, che ci costringe a smetterla di dire che fa tutto schifo, ma che non può essere un alibi per sentirsi perfetti ma deve servire a rimettere subito, adesso, la scuola e la formazione al centro dei progetti di un paese che non vuole solo avere un grande passato.