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Intelligenza artificiale e Big Data nella ricerca oncologica: un nuovo orizzonte normativo

Una possibile svolta significativa per la ricerca scientifica italiana ed europea, apre nuove prospettive nella lotta contro il cancro

In un momento cruciale per l’evoluzione tecnologica e scientifica, il quadro normativo europeo e italiano sta per subire importanti trasformazioni che favoriranno la ricerca oncologica attraverso un utilizzo più efficace dei dati sanitari. Giusella Finocchiaro, ordinaria di diritto privato e di Internet al Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna e avvocata in Bologna e Milano e socia fondatrice di IAIC, ha illustrato le prospettive future durante il 9° Annual Meeting di Alleanza Contro il Cancro, la rete oncologica nazionale del Ministero della Salute, evidenziando due sviluppi normativi decisivi.

«Il primo – ha detto – riguarda il regolamento europeo sullo spazio dei dati sanitari, che modificherà radicalmente le attuali modalità di circolazione dei dati, introducendo la condivisione come regola standard con possibilità di opt-out; il secondo elemento di rilievo è un disegno di legge attualmente in discussione in Parlamento che si appresta a fornire una nuova base legale per la ricerca scientifica. L’innovazione principale – prosegue Finocchiaro – consisterà nel superare l’attuale modello basato sul consenso individuale, privilegiando invece la logica dell’interesse pubblico».

Nel dettaglio, la nuova normativa europea sullo spazio dei dati sanitari stabilirà un principio rivoluzionario: la condivisione dei dati sarà la regola standard, con la possibilità per il singolo di esercitare un diritto di opt-out. «Questo rappresenta un cambiamento di paradigma molto significativo per la ricerca», ha sottolineato Finocchiaro.

Altrettanto importante è l’articolo 8 del disegno di legge governativo sull’intelligenza artificiale che consentirà l’utilizzo di dati personali nelle ricerche scientifiche sulla base dell’interesse pubblico. «In pratica, non sarà più necessario acquisire il consenso del paziente quando i dati vengono utilizzati per finalità di ricerca – è la sottolineatura di Finocchiaro – purché siano opportunamente pseudonimizzati e sottoposti a specifiche procedure di autorizzazione».

 

 

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