C’è già chi parla di sentenza storica. E in effetti, quella della Corte di Giustizia…
Le possibilità del machine learning e la sfida per l’intelligenza artificiale. Intervista a Marco Iezzi (Miur)
Dare una definizione di «intelligenza artificiale» (o AI) non è facile. Semplificando, si potrebbe dire che l’AI è quella disciplina che permette ad un computer di compiere un’operazione senza programmarlo esplicitamente – imitando quasi il comportamento umano, dunque, attraverso l’“allenamento” con degli algoritmi che, a loro volta, “imparano” dai dati.
«Uno dei padri dell’intelligenza artificiale è stato Alan Turing, il matematico britannico che già negli anni Cinquanta aveva elaborato molti concetti alla base della AI. Il cosiddetto “Test di Turing”, ad esempio, è ancora oggi uno strumento utile per determinare il grado di “intelligenza” di una macchina», ha detto a Diritto Mercato Tecnologia Marco Iezzi, economista e Consigliere del Ministro presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
«Le applicazioni dell’intelligenza artificiale sono potenzialmente illimitate. Le tecnologie AI possono essere impiegate anche in campo medico: si pensi ad esempio all’ambito delle neuroscienze. Circoscrivendo la riflessione ai settori industriali, invece, quello che al momento è stato maggiormente investito dall’AI è il settore manifatturiero: la robotica permette alle aziende di automatizzare le attività ripetitive, come quelle che compongono la catena di montaggio», ha detto Iezzi.
«A questo proposito, il Ministero dello Sviluppo Economico ha messo a punto un “Piano nazionale Impresa 4.0” con l’obiettivo di aiutare le aziende a cogliere le opportunità della quarta rivoluzione industriale, quella dell’automazione. L’integrazione nelle imprese di nuove tecnologie permetterà non solo di aumentare la produttività e di migliorare le condizioni di lavoro, ma anche di creare nuovi modelli di business», continua Iezzi.
«L’intelligenza artificiale sta trovando larghissimo impiego anche nel settore automobilistico, in particolare nei sistemi di guida automatica, sempre più precisi grazie al machine learning».
Le due maggiori potenze mondiali dell’AI sono gli Stati Uniti e la Cina. «La competizione tecnologica tra queste due nazioni sta assumendo sempre più una dimensione strategica e geopolitica. Alcuni studi indicano la Cina in vantaggio rispetto all’America, ma non si tratta di una certezza assoluta», precisa Iezzi. «La Silicon Valley, in California, ospita pur sempre molte delle aziende tecnologiche più grandi al mondo».
Dove si posizionano l’Italia e l’Europa in questo contesto? Il dott. Iezzi prosegue l’intervista evidenziando come «Nei primi tre trimestri del 2019 le start-up di intelligenza artificiale abbiano ricevuto finanziamenti per 12,1 miliardi di dollari, secondo stime di CB Insights. È chiaro che quello dell’AI è un settore in cui un’azienda non può emergere senza un supporto importante».
«Per questo, mentre gli Stati Uniti e la Cina sviluppano modelli e sistemi “integrali” di intelligenza artificiale, l’Italia e l’Europa si dedicano principalmente allo sviluppo di singole parti. Ci sono tante aziende italiane che operano con straordinaria efficacia nel settore della robotica, della componentistica, e che sono leader mondiali in questo settore».