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Intelligenza artificiale, secondo il Ceo di Google vale più di fuoco ed elettricità

«Quando ero piccolo, ho dovuto aspettare a lungo per poter mettere le mani su un telefono o perfino vedere la tv. Quando l’ho fatto, mi si è aperto un mondo: ho potuto guardare football e cricket, sport di cui sono molto appassionato», racconta Sundar Pichai, 47 anni, Ceo di Google e di Alphabet, al World Economic Forum di Davos, ricordando l’infanzia vissuta nell’appartamento di due stanze a Chennai.

«L’accesso alla tecnologia cambia la nostra vita in meglio», nei Paesi sviluppati, ma soprattutto nelle economie emergenti, afferma. E annuncia la «prossima rivoluzione» grazie all’intelligenza artificiale (Ai), che sarà «più importante del fuoco e dell’elettricità» e al «Quantum computing, che ci permette di fare cose finora impossibili».

Il manager indiano ammette però che la tecnologia è anche ciò che lo tiene «sveglio alla notte», per i danni che può fare quando non è regolamentata. «La tecnologia ha il potere di trasformare la società, le persone hanno fame di tecnologia, ma dobbiamo imbrigliarla. E abbiamo il dovere di renderla inclusiva. Il rischio è di lasciare indietro le persone», creando nuove disuguaglianze.

E, lodando la direttiva europea sulla protezione dei dati («un grande modello»), aggiunge: «La privacy non può essere un lusso per pochi. Servono regole per proteggere i dati di tutti i consumatori».

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