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Intercettazioni, la riforma: «Ora più privacy, ma niente freni alle indagini»

(via corriere.itdi Claudio Bozza Il Consiglio dei ministri ha approvato definitivamente la riforma delle intercettazioni in ambito giudiziario. La svolta entrerà in vigore dopo sei mesi dalla sua pubblicazione, prevista per gennaio. Solo una norma, quella che sancisce il diritto dei giornalisti ad avere copia dell’ordinanza di custodia cautelare, una volta resa nota alle parti, sarà invece efficace tra un anno.

Il ministro: «Nessuna restrizione per le indagini»

«Abbiamo un Paese che utilizza le intercettazioni per contrastare la criminalità e non per alimentare i pettegolezzi o distruggere la reputazione di qualcuno», afferma il ministro della Giustizia Andrea Orlando sottolineando come il provvedimento, «senza restringere, ma anzi autorizzando ad intercettare in un modo più agevole, impone una serie di vincoli e divieti che impediscono di usarle come strumento di diffusione di notizie improprie». Il punto chiave della riforma è evitare che conversazioni non rilevanti ai fini delle indagini e che riguardano la vita privata delle persone possano finire negli atti processuali e sulla stampa. 

Stop alla trascrizione di conversazioni irrilevanti

La prima selezione la farà la polizia giudiziaria che dovrà trascrivere solo le intercettazioni rilevanti ai fini delle indagini. Le altre (di cui sarà indicata la durata e l’utenza intercettata) finiranno in un archivio sotto la responsabilità del pm. È la norma più criticata dall’Anm perché darebbe troppo potere e responsabilità alla polizia giudiziaria e non consentirebbe un effettivo controllo del pm sul suo operato. Con il rischio che eventuali errori non potrebbero essere nemmeno scoperti.

Nelle ordinanze solo gli elementi essenziali all’indagine

Mai più fiumi di intercettazioni nelle richieste dei pm e nelle ordinanze dei giudici, e niente colloqui non rilevanti e che coinvolgono terzi estranei alle indagini. Dovranno essere riportati solo « i brani essenziali» delle captazioni, quando servono per motivare la misura. Non è passata la richiesta più drastica di alcune procure, accolta in una prima bozza, di eliminare i virgolettati e di sostituirli con le sintesi delle conversazioni

Vietato verbalizzare i colloqui indagato-avvocato

Fermo restando che resta vietato intercettare i colloqui tra indagato e difensore, quando la captazione avviene per sbaglio, quella conversazione non dovrà mai essere verbalizzata. La norma non soddisfa i penalisti, che nel complesso accusano la riforma di ledere fortemente il diritto di difesa, non consentendo agli avvocati di avere copia di tutte le intercettazioni e dando termini limitati (10 giorni prorogabili sino a 30) per la loro consultazione.

Carcere per chi diffonde video che ledono la reputazione

Fatto salvo il diritto di cronaca, è previsto il carcere fino a 4 anni per chi diffonde riprese audiovisive e registrazioni di comunicazioni effettuate in maniera fraudolenta per danneggiare «la reputazione o l’immagine altrui».

Limiti ai «trojan» in smartphone e pc

L’ uso dei captatori informatici, in pc o smartphone, sarà sempre consentito per terrorismo e mafia. Limiti invece per gli altri reati, ritenuti più stringenti degli attuali dall’Anm, che aveva chiesto di modificare la norma.

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