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Intervista alla Prof.ssa Barbara Cortese: il ruolo della proprietà intellettuale nella tutela dei beni culturali

Barbara Cortese è Direttore dell’OGiPaC – Osservatorio giuridico sulla tutela del patrimonio culturale e, dal 2017, Professore associato di Diritto romano e fondamenti del Diritto europeo presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma Tre.
Studiosa di diritto dei beni culturali, ha organizzato e partecipato in qualità di relatrice a numerosi convegni e tavole rotonde su tematiche legate alla tutela del patrimonio culturale, collaborando con esperti di rilievo nazionale e internazionale. Svolge attività didattica in tema di diritto dei beni culturali presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma Tre e partecipa come docente a corsi di dottorato e master specialistici, affrontando tematiche legate alla legislazione dei beni culturali e al tema del Falso dell’arte e falsari.
Autrice di numerose pubblicazioni scientifiche, è membro del board di diverse riviste giuridiche, tra cui Arte e Diritto, Persona Comunità Bilancio, Rivista Giuridica Europea, Roma Tre Law Review, e componente del Consiglio del Master di II livello “Esperti nelle attività di valutazione e di tutela del patrimonio culturale” presso l’Università Roma Tre.
La sua attività di ricerca e divulgazione è focalizzata sull’analisi storica e giuridica della tutela del patrimonio culturale, con particolare attenzione all’evoluzione normativa e alle sfide attuali che coinvolgono istituzioni, imprese e professionisti del settore.
Abbiamo intervistato la professoressa Barbara Cortese sull’evento “La proprietà intellettuale del bene culturale: disciplina giuridica e nuove istanze di tutela” che si terrà il 20 febbraio, organizzato dall’OGiPaC. In questa intervista, esploreremo le principali questioni legali legate alla protezione del patrimonio culturale, con un focus sulle sfide normative attuali e le nuove istanze di tutela in un contesto sempre più globale e interconnesso.
In quale contesto culturale, accademico e istituzionale nasce l’esigenza di un convegno come “La proprietà intellettuale del bene culturale: disciplina giuridica e nuove istanze di tutela” dell’OGiPaC – Osservatorio giuridico sulla tutela del patrimonio culturale?
Si tratta di un convegno che è maturato dall’osservazione di profili cruciali della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale, come del resto è emerso da diverse recenti decisioni giurisprudenziali. Ciò richiama il mondo accademico ad un’intensificazione della riflessione, specialmente giuridica, in modo da dare all’interprete e/o al legislatore strumenti e supporti appropriati per sciogliere nodi delicati come quello dell’equilibrio fra tutela del diritto d’autore e fruizione delle espressioni artistiche.
A tal proposito, ringrazio molto i Colleghi Andrea Guaccero, Fiona Macmillan, Laura Marchegiani, Giorgio Resta e Mario Stella Richter per aver accettato il mio invito a intervenire.
Qual è la missione dell’Osservatorio Giuridico sulla Tutela del Patrimonio Culturale (OGiPaC) e come si inserisce l’organizzazione di questo convegno nel perseguimento di tale missione?
L’OGiPaC si è assunto l’impegno di assolvere a funzioni differenti, seppur strettamente interconnesse, che vanno dal monitoraggio delle principali novità in tema di tutela giuridica del patrimonio culturale, alla promozione di attività scientifiche indoor e outdoor, all’incentivazione della interdisciplinarietà degli studi, specie degli studi che abbiano una evidente ricaduta formativa.
In merito a ciò, annualmente viene proposta un’iniziativa di carattere scientifico che intercetti un tema di rilievo e che viene declinato in tutti i suoi principali profili problematici grazie alla partecipazione di esperti autorevoli, come giuristi, magistrati, esponenti delle istituzioni e rappresentanti di enti e associazioni.
In che modo si identificano gli argomenti più rilevanti da trattare in un evento come questo e quali aspetti vengono considerati prioritari nella scelta del tema?
Attraverso l’attenta osservazione dei fenomeni attuali, come appunto si diceva: può trattarsi di decisioni giurisprudenziali, di iniziative normative, di istanze provenienti dai molteplici soggetti operativi nel campo della cultura. L’OGiPaC sin dall’inizio ha avviato un dialogo aperto e costante con diversi tipi di interlocutori e in diverse tipologie di “ambienti”.
Quale impatto si auspica che il convegno possa avere sul dibattito giuridico e sulla tutela della proprietà intellettuale dei beni culturali?
Quanto meno di ricondurre all’ordine una tematica piuttosto complessa. Certamente è altresì auspicabile la possibilità di avviare una riflessione, magari de iure condendo, condivisa con le istituzioni. Se c’è l’ascolto, siamo già a buon punto.
In che modo il tema della proprietà intellettuale applicata ai beni culturali riflette le attuali esigenze di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale?
La digitalizzazione, la proprietà virtuale, lo stesso web sono fenomeni e realtà che ci chiamano a ragionare su equilibri che vanno evidentemente rimodulati: non possiamo attestarci sulle discipline generate in contesti sociali economici e tecnologici non più attuali; ciò pur sempre nel rispetto dei principi generali che guidano da sempre, o perlomeno dovrebbero farlo, le riforme o, semplicemente, le revisioni normative.
Quali sono le principali criticità nella disciplina giuridica attuale riguardante la proprietà intellettuale dei beni culturali, con particolare riferimento alle nuove istanze di tutela?
Questo lo possiamo senz’altro scoprire tramite il convegno con l’ausilio dei nostri studiosi autorevoli. Mi limito ad osservare che è evidente la necessità di chiarire alcuni aspetti che escludono il ricorso alla disciplina della proprietà intellettuale per tutelare ad esempio ‘l’immagine del bene culturale’; così come quella di stabilire quando e in che limiti è possibile riprodurre, diffondere, utilizzare un’opera, considerate soprattutto le nuove tecnologie citate.
In che modo strumenti giuridici e innovazione tecnologica, come la digitalizzazione e gli NFT, possono collaborare per una tutela più efficace del patrimonio culturale?
Più che di collaborazione parlerei di coordinamento: del resto sono proprio questi fenomeni ad aver generato evidentemente la necessità di ripensare lo statuto della proprietà, in primis della proprietà intellettuale. Vanno, infatti, tenute in considerazione le esigenze dei singoli che spesso non convergono con queste nuove realtà e vanno tenute in considerazione le esigenze della collettività, visto che parliamo di patrimonio culturale. Dunque il coordinamento è un’operazione imprescindibile se si vuol essere efficaci.
Certamente questi stessi fenomeni rappresentano anche una preziosa opportunità di valorizzazione, anche in termini di sfruttamento virtuoso, purchè se ne traccino le linee di confine. Non dobbiamo arrenderci all’idea dell’ingovernabilità di questa nuova realtà, ma raccogliere coraggiosamente la sfida.