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La Corte di Giustizia UE: il rifiuto di interoperabilità di una piattaforma digitale può costituire abuso di posizione dominante

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che il rifiuto di un’impresa in posizione dominante di garantire l’interoperabilità della propria piattaforma con un’applicazione sviluppata da un’azienda terza può costituire un abuso di posizione dominante. La sentenza, emessa in seguito al ricorso di Google contro una sanzione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato italiana (AGCM), segna un’importante tappa nella regolamentazione delle piattaforme digitali.
L’AGCM aveva multato Google per oltre 102 milioni di euro dopo aver accertato che l’azienda aveva negato a Enel X l’accesso alla sua piattaforma Android Auto, impedendo l’interoperabilità con l’app JuicePass, utilizzata per localizzare e prenotare stazioni di ricarica per veicoli elettrici. La mancata integrazione avrebbe ostacolato la competitività dell’app di Enel X, rendendola meno attraente per i consumatori.
Secondo la Corte, un’impresa dominante non può rifiutare l’accesso alla propria piattaforma digitale se questa è stata sviluppata per essere utilizzata anche da terzi e se l’interoperabilità favorirebbe la concorrenza. Tuttavia, il diniego può essere giustificato se l’integrazione compromette la sicurezza della piattaforma o se esistono ostacoli tecnici insormontabili.
La sentenza afferma inoltre che, in assenza di tali giustificazioni, l’azienda dominante deve sviluppare un modello di interoperabilità entro un termine ragionevole e può richiedere un corrispettivo economico adeguato. Questo principio rafforza la disciplina della concorrenza nell’economia digitale e impone nuove responsabilità alle grandi piattaforme tecnologiche operanti nell’UE.
La decisione della Corte potrebbe avere ampie implicazioni per il settore digitale, incidendo sulle politiche di accesso alle piattaforme e sulla regolamentazione del mercato digitale in Europa.
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