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Microsoft e Dipartimento di Giustizia Usa: la disputa sulla privacy delle email continua

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha accettato di risolvere una grande controversia sulla privacy tra il Dipartimento di Giustizia e Microsoft, incentrata su un dilemma che coinvolge i pubblici ministeri e la loro possibilità ad accedere alle email memorizzate sui server aziendali all’estero.
 
I giudici sentiranno l’appello dell’amministrazione di Trump a una decisione di un tribunale di grado inferiore che ha impedito ai pubblici ministeri federali di ottenere messaggi di posta elettronica memorizzati nei server informatici di Microsoft a Dublino, durante un’indagine sul traffico di droga.
 
Questa decisione della seconda Corte di Appello statunitense con sede a New York ha segnato una vittoria per i sostenitori della privacy e le società tecnologiche che offrono sempre più servizi di cloud computing in cui i dati vengono memorizzati in remoto. I pubblici ministeri affermano che una decisione a favore del colosso di Redmond potrebbe minare una serie di indagini penali.
 
Microsoft, che dispone di 100 data center in 40 Paesi, è stata la prima società statunitense a opporsi a un mandato di ricerca nazionale che cerca dati tenuti fuori dal Paese. Poi ci sono state diverse sfide simili, la maggior parte delle quali portate avanti da Google.
“Se le forze dell’ordine statunitensi possono ottenere i messaggi di posta elettronica degli stranieri conservati al di fuori degli Stati Uniti, cosa impedisce al governo di un altro Paese di avere le tue email, anche se si trovano negli Stati Uniti?” si chiede in un post sul suo blog Brad Smith, presidente e capo dell’ufficio legale di Microsoft.
 
Un portavoce del Dipartimento di Giustizia non ha commentato.
Gli avvocati del governo hanno però affermato che la sentenza del tribunale “minaccia gravemente la sicurezza pubblica e la sicurezza nazionale”, perché limita la capacità del governo di “evitare il terrorismo e simili minacce alla sicurezza nazionale e di indagare e perseguire i crimini”.
 
Il caso, scrive Reuters, ha attirato un’attenzione particolare da parte delle aziende tecnologiche e dei media, preoccupate che una decisione favorevole del governo potrebbe compromettere la privacy dei loro clienti e rendere meno appetibile l’utilizzo dei servizi cloud, proprio per via della preoccupazione che i dati possano essere sequestrati.

Sebbene Microsoft abbia la sede a Washington, il tribunale ha dichiarato che le e-mail erano al di là della portata dei mandati di ricerca nazionali degli Stati Uniti, rilasciati in base a una legge del 1986 denominata Stored Communications Act. Il cliente di Microsoft in questione ha riferito alla società che al momento della creazione del suo account si trovava in Irlanda.

(Fonte Cyber Affairs)

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