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“Nuovo Diritto Civile”, la presentazione della Rivista giuridica a Roma

 

Nel presiedere l’incontro, il Presidente Aggiunto della Corte di Cassazione Renato Rordorffoto24 ha manifestato entusiasmo per l’iniziativa culturale della Rivista, particolarmente significativa in questo momento di crisi per le riviste cartacee, vista la prevalenza degli strumenti di diffusione informatica rispetto a quelli tradizionali.

Il Presidente Rordorf ha evidenziato altresì l’importanza del ruolo critico che assume oggi la Rivista scientifica, come “luogo agiato, agorà di confronto tra dottrina e giurisprudenza”. La funzione critica della Rivista, a parere di Rordorf, risulta ancora più importante se consideriamo il diritto vivente, cioè il rapporto tra i testi giuridici che riportano la regola di diritto positivo, con il momento soggettivo della interpretazione di questi testi: “questo rapporto è da sempre un campo di tensione, un terreno il cui valore ontologico è paragonabile alla lettura di un testo musicale: le note che appaiono scritte sulla carta, possono diventare suono solo dove siano interpretate e messe in esecuzione dal musicista. Così la norma giuridica disvela a pieno la sua valenza semantica solo nel momento in cui entra in contatto con la realtà viva grazie all’attività interpretativa del giudice o di altro operatore del diritto”.

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“Tra la fattispecie astratta e il fatto concreto”, ha continuato, “vi è sempre uno iato, uno spazio da colmare”;  pertanto l’interprete è chiamato a modellare la regola per consentirne un ampliamento di portata anche rispetto a quel determinato fatto non contemplato dal legislatore. Il problema è che oggi questo spazio si è ampliato, “fino a divenire quasi un baratro”: le esigenze economico-sociali sempre nuove, e il moltiplicarsi delle fonti del diritto, rendono meno agevole la riconducibilità del fatto alla regola astratta.

“Il rischio è quello di un’imprevedibilità del sistema” , che richiama la esigenza della funzione nomofilattica, da parte dell’interprete, da non intendere in via puramente statica, e cioè diretta alla sola conservazione della legge, ma piuttosto come capacità di dare ordine anche al movimento delle esigenze sociali, nella loro dinamicità spazio-temporale.

Senza arrivare ad un sistema di common-law, occorre dare maggiore rilevanza al precedente giurisprudenziale, a parere di Rordorf.foto23

In questo panorama la Rivista giuridica deve avere, quindi, “la funzione di discernere e segnalare quali siano le pronunce dotate di una significativa valenza nomofilattica per far si che essa operi realmente nella comunità dei giuristi. Occorre pertanto saper distinguere l’obiter dictum dalla coerenza sistematica che deve avere una pronuncia dotata di detta valenza nomofilattica”. In secondo luogo, occorre valorizzare quell’aspetto critico che colga le eventuali lacune delle pronunce e proponga un superamento delle stesse.

Da ultimo, occorre sottolineare che alla dottrina spetta il compito di allargare l’obiettivo di studio per cercare di cogliere le ricadute sistematiche che quella pronuncia può avere nella realtà giuridica. Nell’esprimere apprezzamento per la nascita della nuova Rivista, Rordorf ha concluso ricordando che attraverso il continuo dialogo con la dottrina, la giurisprudenza si è potuta evolvere, permettendo all’ordinamento di adeguarsi alle mutate esigenze sociali.

I lavori sono proseguiti con l’intervento del Professore Emerito Pietro Rescigno, Direttore di Riviste che hanno segnato la storia della scienza giuridica, quali  Rivista Diritto Civile, Giurisprudenza Italiana, Rivista di Diritto Commerciale.   pr

Il Professor Rescigno ha evidenziato che “cultura delle riviste giuridiche significa collegarsi almeno idealmente alle più note riviste storiche”, sottolineando l’importanza di trarre ispirazione dalla tradizione culturale giuridica e da riviste ormai esaurite, tra cui il Professore ha ricordato la Rivista di Diritto Privato. La Rivista, secondo l’opinione di Rescigno, nel non rinnegare il passato, deve anche essere foriera di un elemento di novità, “come suggerisce il titolo ambizioso: Nuovo diritto civile”, attraverso la selezione accurata di una redazione folta e variegata. Il Professor Rescigno ha concluso affermando che “la Rivista Nuovo Diritto Civile” vuole continuare il dialogo tra legislatore ed interprete, vuole essere strumento di scambio di esperienze tra giuristi” e ha augurato a tutti buono studio e buon lavoro.

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La parola è passata al Magistrato Franca Mangano, Presidente della prima Sezione Civile del Tribunale di Roma, che ha evidenziato l’importanza della  presenza nella nuova Rivista giuridica di una sezione dedicata al diritto di famiglia, “materia che maggiormente soffre la “rottura” della positività del diritto, perché il giudice di diritto di famiglia è continuamente sollecitato, dai mutamenti di costume, ad intervenire in maniera creativa e colmare lo spazio tra la norma e il fatto”. In questo campo, infatti, le pronunce giurisprudenziali hanno una particolare funzione mediatrice tra la evoluzione culturale della realtà concreta e gli interventi del legislatore.

Basti pensare – ha ricordato – alla riforma del 2012 in materia di filiazione, con cui il legislatore, eliminando gli aggettivi “legittimo” e “naturale”, ha equiparato tutti i figli, siano essi nati nel matrimonio o meno, recependo gli orientamenti giurisprudenziali prodotti nel tempo e specchio dell’evoluzione culturale.

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Anche con la recente legge Cirinnà, in materia di unioni civili e convivenza di fatto, il legislatore ha messo mano rispetto ad una materia che fino a quel momento era stata affrontata solo dalle pronunce dei Giudici che, ispirate ai principi di solidarietà familiare, avevano riconosciuto tutele particolari anche al di fuori del vincolo matrimoniale. Proprio quest’ultima riforma, ha sottolineato la Presidente Mangano, mostra le  evidenti lacune legislative che possono essere colmate solo con un’attività interpretativa dei Giudici, chiamati ad un ruolo molto complesso.

Ed in questa attività di ricostruzione di coerenza di un intervento legislativo, è indispensabile quel “pensiero lento” di cui  nell’introduzione alla “Rivista Nuovo Diritto Civile”, “per dare risposte che leggano in profondità i problemi”, ha concluso la Presidente.

È intervenuta, quindi, la Professoressa Rosalba Alessi, ordinaria di Istituzioni di diritto privato presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’università degli studi di Palermo,  la quale ci ha ricordato che “fondare una Rivista è sempre un atto di fede”: implica capacità di assicurare un prodotto che assicuri la continuità e la qualità del progetto, rispetto ai tempi che cambiano.

“Le riviste giuridiche sono lo specchio fedele delle stagioni che la scienza giuridica attraversa”, ha affermato, citando il Professor Francesco Galgano; ed allora occorre porsi la seguente questione: “quale progetto è sotteso rispetto alla Rivista di Nuovo diritto civile? Un contenitore innocuo, un laboratorio sperimentale o un progetto in azione?”

“La risposta risiede nella passione comune, da cui sono animati i promotori della Rivista, di realizzare l’obiettivo di costruire lo spazio del “pensiero lento”, che svolga un’umile ricerca della coerenza sistematica”.

Ma c’è dell’altro; come deduciamo dal titolo della Rivista “Nuovo Diritto Civile”, è evidente che non si possano ignorare i dati contemporanei che pongono nuovi e diversi problemi tra cui, primo fra tutti, la pluralità e la varietà delle fonti normative: “il dialogo deve essere tra teorici delle norme e teorici dei casi”, secondo l’analisi della Professoressa.

Le Riviste che vedono la luce negli anni contemporanei – ha concluso la Presidente Alessi – devono tornare ad essere strumento di costruzione di indagine approfondita con l’auspicio che una rivista cartacea possa vincere la scommessa che vede gli strumenti tradizionali non più in grado di stare al passo con la velocità dei tempi in cui viviamo.

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L’intervento del Professor Carlo Granelli, ordinario di Istituzioni di diritto privato presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Pavia, ha preso le mosse da un quesito: da dove nasce l’esigenza di fondare una nuova rivista di diritto civile?

Ripercorrendo la storia delle principali riviste giuridiche italiane, il Professore ha ricordato che, Autori come Sacco, Falzea, Nicolò, nei loro scritti dialogavano prevalentemente con il legislatore e con la dottrina; scarsissimi erano i riferimenti giurisprudenziali. “Il diritto era il diritto dei dottori e i giudici si limitavano ad applicare nella loro attività pratica quanto appreso dai dottori”.

Guardando ai tempi contemporanei, osserviamo che la dottrina stenta a ritrovare una propria identità. “La scienza privatistica ha perduto le sue certezze”, sostiene il Professore, citando il giurista Carlo Castronovo.

Contemporaneamente, il panorama giurisprudenziale ha fatto un salto di qualità nel suo ruolo creativo del diritto, oggi esaltato. “La giurisprudenza si fa dottrina, tanto da parlare di dottrina delle Corti”.

Rispetto a questo panorama, la dottrina dei dottori appare oggi accondiscendente o  addirittura remissiva,  secondo le parole del Professore, al punto che continua a serpeggiare un interrogativo inquietante: i  tre signori del diritto (Legislatore, Magistratura e  Accademia) sono rimasti in due (Legislatore e Magistratura)?!

Il Professor Granelli ha concluso affermando che “in un contesto in cui i dottori sono alla ricerca di una nuova legittimazione, percorrendo percorsi intellettuali preclusi agli altri operatori del diritto, assume una rilevanza tutta nuova la Rivista scientifica di Nuovo diritto civile, che si pone come obiettivo di ricostruire la frattura tra teoria e pratica”.

Il leitmotiv della dicotomia tra dottrina e giurisprudenza, costituisce il fulcro dell’intervento del Professore Giuseppe Vettori, ordinario di Istituzioni di diritto privato presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Firenze.

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In particolare, il Professore ha mostrato le visioni opposte che sono state esposte da dottrina e giurisprudenza rispetto ad un tema centrale in materia di diritto civile: la disciplina della validità del contratto ed i profili della responsabilità.

L’antagonismo di oggi tra la dottrina e la giurisprudenza, che la Rivista “Nuovo Diritto Civile” mette bene in luce, secondo il Professore, vede come possibile soluzione il “pensiero lento” che attraversi i testi e sappia tessere una coerenza sistematica.

“La scienza giuridica, la dogmatica, ha assunto un ruolo tecnico decisivo e non necessariamente ideologico per un motivo chiaro: la legge deve essere posta, ma per essere efficace ha bisogno di essere applicata e, prima ancora, di essere compresa”. Ragionare per principi non è un’opzione ma una necessità, ha sottolineato

Occorre solo interrogarsi sul modo in cui ragionare per principi e, a riguardo, il Professore ha citato un passo della “Critica della ragione pura” di Immanuel Kant: “La conoscenza dei principi consente di leggere il particolare alla luce di ampi concetti generali”.

In questo contesto di antagonismi, diventa ancora più difficile porre le basi di un sistema coerente e in questo obiettivo la nostra rivista ci darà un contributo fondamentale, ha concluso il Professore.

A conclusione dell’incontro, Rordorf ha chiamato ad intervenire il Professor Mauro Orlandi, condirettore della Rivista “Nuovo Diritto Civile”, assieme ai Professori Roberto Carleo e Alberto Gambino.

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Orlandi ha evidenziato la crisi dei tempi in cui viviamo; crisi dovuta, nel campo del diritto, anche ad una frattura tra dottrina e giurisprudenza. “Le pagine della rivista vorrebbero ricomporre questa frattura nel segno di un metodo; una dichiarazione franca, senza tentennamenti. Un metodo analitico che muova dalla centralità del linguaggio. Il diritto è parola” – ha chiarito – ricordando che “la lingua è il grande portone attraverso la quale il diritto entra nella coscienza dell’uomo”.

Dinanzi ai nostri occhi si amplia a dismisura il panorama dei testi giuridici di riferimento (leggi, sentenze, manuali), e la riparazione della frattura deve essere recuperata attraverso un linguaggio rigoroso e attento al significato.

Sul punto, Orlandi ha spiegato che la Rivista si propone di “superare il dualismo promuovendo una comune sensibilità scientifica per il linguaggio del diritto”.

La Rivista organizza questo compito in cinque aree:

  • Le rassegne, che offrono al lettore un sguardo sinottico sullo stato della giurisprudenza;
  • Gli orientamenti critici;
  • I casi notevoli;
  • Le antologie, che offrono un approfondimento per materia più completo;
  • I saggi su singoli temi, in un dialogo aperto tra giuristi del linguaggio.

foto16Questo il metodo proposto dalla Rivista “Nuovo Diritto Civile” che “vuole dare il tempo di riflettere in maniera approfondita, secondo un pensiero lento”.Da questo punto di vista, esercitare il rigore delle parole e ricercare la coerenza sistematica, secondo le intenzioni dei promotori della Rivista, significa dar vita ad un progetto neo-sistematico e neo-dogmatico.

Il Professore Orlandi nelle conclusioni, ha ringraziato gli interventori attenti che si sono cimentati in questo progetto, gli amici, i colleghi e gli studenti.

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All’evento hanno partecipato, tra gli altri, alcuni tra i maestri della civilistica italiana, come Natalino Irti, Adolfo di Majo, Antonino Cataudella, Giuseppe Benedetti, Biagio Grasso, Salvatore Mazzamuto, Cesare Salvi, numerosi magistrati di Cassazione, professori di diritto, avvocati, dottorandi ed anche qualche studente delle Università romane e dell’Università Cattolica di Milano.

 

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