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“Principi e clausole generali, argomentazione e fonti dell’ordinamento”. La tre giorni di confronto a Trani

Da mercoledì 12 luglio, per tre giorni, nella sede di Trani dell’Università LUM Jean Monnet si è parlato di «Principi e clausole generali, argomentazione e fonti dell’ordinamento».

L’evento è il punto di arrivo di una ricerca con il medesimo titolo coordinata dal Prof. Francesco Ricci e finanziata dall’Ateneo barese, che si è svolta nel 2016 e nel 2017 ed ha avuto diverse occasioni d’incontro e riflessione (già tre alla LUM e due alla LUISS Guido Carli d Roma, alle quali si aggiungeranno ancora due incontri nel mese di settembre, uno ancora presso la Luiss Guido Carli e l’altro nell’Università di Firenze).

Alla ricerca prende parte una rete di circa trenta studiosi afferenti a circa quindici istituzioni italiane e straniere, e in particolare quattro atenei romani (l’Università Europea, la LUISS Guido Carli, la Sapienza e Roma TRE); tre atenei toscani (L’Università di Firenze, l’Università di Pisa e la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa); tre atenei pugliesi (oltre all’Università LUM Jean Monnet, che ha promosso e finanziato la ricerca, anche l’Università del Salento e l’Università degli Studi del Sannio); e ancora l’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’Università degli Studi di Milano e l’Università di Deusto di Bilbao.

La ricerca prende le mosse dalla constatazione che in una società sempre più complessa, nel mondo globalizzato, in una fase di rimescolamento dei valori e dei punti di riferimento, anche a livello istituzionale, è sempre più difficile per gli operatori prevedere come un certo conflitto d’interessi è destinato ad essere risolto dalle competenti istanze.

La crisi di autorità del legislatore nazionale, la forte attenzione alle specificità dei casi concreti sviluppata dalla giurisprudenza, la moltiplicazione delle leggi e delle autorità giudicanti sono alcuni dei fattori che rendono sempre più raro l’utilizzo di precisi precetti normativi e sempre più frequente la costruzione di decisioni basate su argomentazioni sviluppate appositamente per la soluzione dei casi concreti e fondate su clausole e principi generali.

Se da una parte può salutarsi positivamente il dinamismo e le capacità di adattamento alle novità che l’ordinamento acquisisce con tale approccio, dall’altra il costo sempre più evidente di tale situazione è la crescente imprevedibilità delle soluzioni giuridiche e il conseguente disorientamento degli operatori di fronte alla scelta se intraprendere o meno iniziative atte a realizzare interessi confliggenti con quelli altrui: a tali condizioni, infatti, è sempre più difficile prevedere quale sarà il livello di meritevolezza che sarà riconosciuto dall’ordinamento agli interessi ad alle iniziative intraprese per realizzarli.

Ciò naturalmente ha come riflesso anche un notevole aumento della conflittualità, favorita dall’incertezza sulle soluzioni che saranno adottate.

A fronte di ciò, l’obiettivo della ricerca è individuare soluzioni che appaiano ragionevoli e convincenti alla comunità degli operatori e degli esperti, rigettando sia gli eccessi di un malinteso rigore formale della legge scritta, sia quelli di un inefficiente riguardo a ciascun caso concreto come un caso a sé.

Il tutto alla luce del paradigma emergente della c.d. ragione comune o sociale, che altro non è se non una ragione dialogata, una ragione che cerca e trova dialetticamente un punto di convergenza condiviso, provvisoriamente stabile, sufficientemente generalizzabile, tanto da potersi considerare suscettibile di adattamenti modificativi solo in casi eccezionali e solo per la sussistenza di imprescindibili specificità di casi o sopravvenienze impreviste e imprevedibili.

L’evento di Trani ha avuto il patrocinio dell’Associazione dei civilisti Italiani e si è articolato in quattro sessioni: una introduttiva, presieduta dal Prof. Aurelio Gentili (Università Roma TRE, Presidente dell’Associazione dei civilisti Italiani); una di inquadramento nei sistemi, presieduta dal Prof. Roberto Martino (Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università LUM Jean Monnet); nonché due sessioni sul principio e sulla clausola generale della buona fede, presiedute rispettivamente dal Prof. Mario Libertini (Università la Sapienza di Roma) e dal Prof. Michele Tamponi (Università LUISS Guido Carli di Roma).

Nelle quattro sessioni si è parlato di principi e clausole generali, in generale, e buona fede, in particolare, in relazione a:

  • i rapporti telematici (Prof. Alberto Gambino, Università Europea di Roma) e ambiente digitale (Prof.ssa Dianora Poletti, Università degli Studi di Pisa);
  • il processo civile e penale (rispettivamente, Prof. Andrea Panzarola e Prof. Francesco Vergine, entrambi Università LUM Jean Monnet);
  • il settore bancario (Prof. Ernesto Capobianco, Università del Salento, Coordinatore regionale della SISDiC Puglia; Notaio Alfredo Belisario e Avv. Leopolodo Lopez Mañez, Console cileno nella Comunità di Valencia);
  • il diritto amministrativo (Prof. Antonio Barone, Università LUM Jean Monnet);
  • il tempo (Prof. David Fernandez de Retana Gorostizagoiza, Università di Deusto, Bilbao; Prof. Francesco Longobucco, Roma TRE).

Di temi e problemi connessi con il principio e la clausola generale della buona fede hanno parlato anche la Prof.ssa Inmaculada Herbosa Martìnez (Università di Deusto di Bilbao); il Prof. Nicola Cipriani (Università degli Studi del Sannio); il Prof Giampero Dinacci (Università LUM Jean Monnet) e il Notaio Serena Graziadio.

Le conclusioni sono state affidate al Prof. Antonio Punzi (filosofo del diritto dell’Università LUISS Guido Carli di Roma), che ha fatto da pendant alle considerazioni di apertura svolte dal Prof. Vito Velluzzi (filosofo del diritto dell’Università di Milano) ed all’inquadramento storico svolto dal Prof. Marco Sabbioneti dell’Università di Firenze.

 

 

 

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