Edoardo Giardino è avvocato e professore associato nonché abilitato alle funzioni di professore ordinario di…
Riconoscimento facciale, l’Europa frena e valuta bando per 5 anni
Prima valutare gli impatti, poi usare le tecnologie. Come si vocifera dallo scorso agosto, la Commissione europea sembra pronta ad adottare questo inedito approccio per il riconoscimento facciale. Secondo un documento sull’Intelligenza artificiale (anticipato da Politico, Euractive e Reuters) che a fine febbraio si aprirà ai pareri degli esperti, l’idea è quella di bandire la scansione dei volti nei luoghi pubblici per un periodo compreso fra i 3-5 anni.
L’obiettivo? Valutare i rischi e le implicazioni per la privacy e per il rispetto dei diritti delle persone e arrivare alla definizione di un quadro normativo ad hoc. La norma di partenza è il Gdpr, secondo cui i cittadini europei devono potersi sottrarre alla raccolta di dati sensibili.
Nonostante la super commissaria europea Margrethe Vestager si stia muovendo in modo tempestivo (quantomeno a livello di intenti), sia in termini di sviluppo sia in termini di adozione il riconoscimento facciale è già realtà. In agosto una scuola svedese è stata multata per averlo utilizzato per monitorare l’andirivieni degli studenti e ha fatto discutere la presenza di telecamere equipaggiate con la tecnologia nella stazione londinese di King’s Cross.
In Italia sta per iniziare una sperimentazione all’aeroporto di Linate, a Milano, e si parla sempre più frequentemente del riconoscimento dei volti dei tifosi negli stadi (l’ultima volta ieri, per bocca del presidente della Figc Gabriele Gravina) per ragioni di sicurezza. Ue permettendo, a questo punto. Negli Usa, San Francisco e altre città hanno già optato per il divieto.