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Rifiuto di accesso ad Android Auto: possibile violazione del diritto della concorrenza da parte di Google, secondo l’avvocata generale Medina
L’avvocata generale Laila Medina ha espresso il suo parere in merito alla causa relativa al rifiuto di Google di concedere l’accesso alla sua piattaforma Android Auto all’applicazione JuicePass, sviluppata da Enel X per la ricarica dei veicoli elettrici. Secondo Medina, tale rifiuto potrebbe costituire una violazione del diritto della concorrenza.
Contesto del caso
Google, sviluppatrice del sistema operativo Android e dell’applicazione Android Auto, ha negato l’accesso a JuicePass, affermando che, in assenza di un modello di software specifico, solo le applicazioni di media e di messaggistica di terzi erano compatibili con Android Auto. Enel X aveva chiesto, nel settembre 2018, la compatibilità di JuicePass con Android Auto, richiesta che Google ha rifiutato citando motivi di sicurezza e la necessità di allocare in modo razionale le risorse per lo sviluppo di un nuovo template.
L’Autorità italiana garante della Concorrenza ha concluso che il comportamento di Google violava il diritto della concorrenza dell’Unione europea, sostenendo che l’ostacolo posto da Google alla pubblicazione di JuicePass su Android Auto rappresentasse un abuso di posizione dominante. Google ha impugnato la decisione davanti al Consiglio di Stato italiano, che ha sottoposto la questione alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
Conclusioni dell’avvocata generale
L’avvocata generale Medina ha esaminato se il caso rientrasse nella giurisprudenza tradizionale applicabile al rifiuto di un’impresa dominante di concedere l’accesso a una piattaforma, valutando le condizioni definite nella sentenza Bronner. Medina ha concluso che tali condizioni non si applicano quando la piattaforma in questione, come Android Auto, è stata progettata per essere alimentata da applicazioni di sviluppatori terzi, e non per l’uso esclusivo dell’impresa dominante.
Medina ha inoltre affermato che un’impresa abusa della sua posizione dominante se adotta un comportamento volto a escludere, ostacolare o ritardare l’accesso di un’applicazione sviluppata da un operatore terzo alla propria piattaforma, a condizione che tale comportamento produca effetti anticoncorrenziali dannosi per i consumatori e non sia giustificato oggettivamente.
Possibili giustificazioni per il rifiuto di accesso
Secondo Medina, il rifiuto di concedere l’accesso a una piattaforma come Android Auto può essere giustificato solo se tale accesso è tecnicamente impossibile o se potrebbe compromettere le prestazioni tecniche della piattaforma, il suo modello economico, o la sua finalità economica. Tuttavia, la necessità di sviluppare un modello software specifico per concedere l’accesso non può di per sé giustificare un rifiuto, a condizione che sia previsto un tempo adeguato per lo sviluppo e che venga offerto un compenso adeguato all’impresa dominante.
Infine, Medina ha dichiarato che il diritto della concorrenza dell’Unione non impone un obbligo di definire criteri oggettivi per esaminare le richieste di accesso a una piattaforma, salvo nei casi in cui l’assenza di tali criteri possa portare a ritardi ingiustificati o a trattamenti discriminatori tra richieste contemporanee.
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