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Sanzione di 290 milioni di euro a Uber dall’Autorità di Vigilanza dei dati personali olandese

L’Autorità di Vigilanza dei dati personali olandese (SA) ha imposto una sanzione di 290 milioni di euro a Uber a seguito di un’indagine avviata dopo che più di 170 conducenti francesi di Uber avevano presentato reclami al gruppo francese per i diritti umani Ligue des droits de l’Homme (LDH). I reclami sono stati successivamente trasmessi all’Autorità francese di Vigilanza, che li ha inoltrati all’Autorità olandese, responsabile principale per Uber.

L’indagine ha rilevato che Uber aveva raccolto informazioni sensibili sui conducenti europei e le aveva conservate su server negli Stati Uniti. Tra i dati raccolti vi erano dettagli degli account, licenze taxi, dati di localizzazione, foto, informazioni di pagamento, documenti di identità, e in alcuni casi, dati medici e giudiziari dei conducenti. Per oltre due anni, Uber ha trasferito questi dati alla sede centrale negli Stati Uniti senza utilizzare strumenti adeguati per il trasferimento, compromettendo la protezione dei dati personali.

Nel 2020, la Corte di Giustizia dell’UE ha invalidato il Privacy Shield, stabilendo che le Clausole Contrattuali Standard potevano fornire una base valida per il trasferimento dei dati solo se fosse garantito un livello di protezione equivalente. Tuttavia, Uber ha smesso di utilizzare le Clausole Contrattuali Standard dall’agosto 2021, determinando, secondo l’Autorità olandese, una protezione insufficiente dei dati dei conducenti dell’UE. Dalla fine dell’anno scorso, Uber utilizza il successore del Privacy Shield.

L’Autorità di Vigilanza olandese ha deciso di sanzionare Uber con una multa di 290 milioni di euro per le violazioni rilevate.

 

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