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Sentenza sul caso del David di Michelangelo: passo avanti del diritto all’immagine sui beni culturali o moralismo applicato al naturale sviluppo artistico?

Una sentenza che potrebbe creare un importante precedente sulla tutela dei beni culturali italiani, per la prima volta i diritti dell’uomo passano dalla persona all’opera d’arte.

Si parla della sentenza emanata pochi giorni fa dal Tribunale di Firenze in merito a una causa, avviata tre anni fa, che vedeva coinvolti la Galleria dell’Accademia e l’editore Condé Nast. Un caso nato dalla copertina di luglio 2020 della rivista GQ Italia che mostrava, grazie alla stampa lenticolare, l’immagine del David di Michelangelo che migrava a quella del modello Pietro Boselli. Il Ministero della Cultura e la Galleria dell’Accademia avevano contestato la riproduzione non autorizzata e il Tribunale ha confermato questa contestazione dando ragione allo Stato poichè la copertina andava a produrre un’alterazione dell’immagine del David di Michelangelo. Ma quanto effettivamente può essere valutata questa sentenza come una questione di morale e di rispetto dell’immagine e quanto di buon gusto? Di fatto ogni opera d’arte nella storia umana è stata rimasticata e rivisitata in molte nuove dimensioni visive le quali hanno permesso, ognuna di esse potenzialmente, alla creazione di nuove espressioni artistiche.

L’Italia forse si sta posizionando in controtendenza rispetto al filone dei molti paesi del mondo che stanno rendendo open access i contenuti letterari e artistici, rimanendo indietro rispetto ai nuovi modelli di divulgazione dell’arte e della letteratura. La stessa immagine del presente articolo potrebbe potenzialmente, dopo il precedente del Tribunale di Firenze, non essere reputata decorosa e classificata come amorale.

 

di Valeria Montani

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